aiuti da Teheran
Come ha funzionato finora la rete che porta i soldi dell'Iran a Gaza: 222 milioni a Hamas
L’esclusiva del Times con le lettere e le tabelle dei finanziamenti iraniani ai terroristi palestinesi dal 2014 al 2020. Dalle divisioni interne ai rapporti successivamente rinsaldati. Gli "incoraggiamenti" da parte di Teheran
Milano. “In allegato c’è la tabella dei pagamenti ricevuti dall’Iran tra il 2014 e il 2020”, scrive Marwan Issa, chief of staff di Hamas (si firma Abu al Baraa), a un uomo chiamato Abu Ibrahim, che tutti quanti conosciamo come Yahya Sinwar, il capo di Hamas a Gaza. E’ la prima delle due lettere che il Times di Londra ha pubblicato in esclusiva: le ha visionate Anshel Pfeffer, autore di una famosa biografia del premier israeliano Benjamin Netanyahu, e giornalista in medio oriente dal 1996. In tutto ci sono i dettagli di almeno 222 milioni di dollari che l’Iran ha dato ad Hamas.
La prima lettera risale al 2020 e mostra i pagamenti che la Repubblica islamica d’Iran ha fatto al gruppo terroristico palestinese a partire dal luglio 2014: in totale 154 milioni di dollari in sei anni. Tra i commenti si vede che i fondi sono stati consegnati in contanti a Sinwar e in un caso a un uomo chiamato Abu al Abed, che si pensa sia Ismail Haniyeh, uno dei leader di Hamas che vive in Qatar, definito capo dell’ufficio “politico” di Hamas. La seconda lettera è scritta a mano, risale al novembre del 2021 e fornisce il dettaglio dei fondi arrivati in seguito al conflitto contro Israele di quell’anno: 58 milioni di dollari, la singola somma più alta di tutte.
Ci sono anche i dettagli di come i fondi sono stati allocati all’“apparato”, che è l’ala militare di Hamas, all’ala politica e 2 milioni di dollari che sono andati direttamente a Sinwar. Secondo la ricostruzione, i fondi erano arrivati dall’Iran a Beirut portati da alcuni Guardiani della rivoluzione e dati ai loro contatti di Hamas. Saeed Izadi, che nelle lettere è chiamato Haj Ramadan, è uno dei corrieri, il capo della divisione palestinese dentro alle forze al Quds iraniane, che coordina i finanziamenti delle operazioni con Hamas, il Jihad islamico e altri gruppi palestinesi. Fino alla fine di marzo, il capo di Haj Ramadan era Mohammad Reza Zahedi, comandante di al Quds in Siria e in Libano, ucciso da uno strike israeliano a Damasco il primo aprile – era il comandante più alto in grado dei sette che sono stati uccisi, ed è la vendetta di questo attacco che le intelligence internazionali considerano “imminente”. Secondo i servizi israeliani, Zahedi passava il denaro a Saleh al Arouri, leader militare di Hamas a Beirut, ucciso in un altro strike di Tsahal a gennaio nel quartiere Dahya, roccaforte di Hezbollah nella capitale libanese. Da Beirut il denaro arrivava a Gaza attraverso una rete di cambiavalute, che usavano sia conti in criptovalute sia un sistema di crediti per i commercianti a Gaza: il ricevente finale era Issa. Uno dei più importanti cambiavalute libanesi, Mohammad Surur, è stato trovato morto con molti colpi alle gambe questa settimana, in un paesino vicino a Beirut. Surur, che aveva uno stretto legame con Hezbollah, compariva nelle liste del dipartimento del Tesoro americano tra i finanziatori del terrorismo.
Prima del 2014 c’erano state parecchie divisioni dentro Hamas sulla relazione con l’Iran ma, scrive Pfeffer, queste lettere dimostrano che in quell’anno – in cui c’era stata una guerra tra Hamas e Israele durata sette settimane, d’estate – i rapporti si erano rinsaldati: i pagamenti sono considerati “un incoraggiamento” da parte di Teheran perché il gruppo palestinese continuasse ad attaccare Israele. Tra il 2017 e il 2018 non ci sono stati pagamenti “su nostra richiesta”, scrive Issa. Questo, secondo il giornalista, può essere spiegato con due motivi: in quel periodo Hamas si era dedicato più a ricostruire le proprie basi a Gaza che ad attaccare direttamente Israele e probabilmente continuavano a esserci delle divisioni dentro il gruppo palestinese sul rapporto da tenere con l’Iran. Dopo la guerra di dodici giorni del 2021 tra Hamas e Israele, i pagamenti aumentano di colpo e di molto: anche qui, le cifre sembrano dimostrare l’apprezzamento e l’incoraggiamento iraniano ai terroristi di Gaza. Secondo l’intelligence israeliana, il finanziamento è continuato almeno fino al 7 ottobre ed è servito a costruire l’arsenale di missili e di armi utilizzato durante l’attacco a Israele di quel giorno.