GettyImages

le parole contano

Le parole chiave della campagna elettorale americana

Maurizio Stefanini

Immigrazione, clima e transizione ecologica, educazione e inclusione... La politica è una guerra simbolica in cui le parole e il voto si sostituiscono alle armi, e quindi i linguisti possono dare chiavi altrettanto importanti che i politologi. Uno studio di Babbel

“Illegal aliens”/”illegals” vs. “undocumented immigrants”. “Invaders” vs. “non-citizens”. “Climate hoax” vs. “climate crisis”. “Job killers” vs. “Green Jobs”. “Educational indoctrination” vs. “inclusive education” / “comprehensive sex education”. “Parents Bill of Rights” vs. “Politics Over Parents Act”…. La politica è una guerra simbolica in cui le parole e il voto si sostituiscono alle armi, e quindi i linguisti possono dare chiavi altrettanto importanti che i politologi. Piattaforma online per l’apprendimento delle lingue, Babbel con i suoi esperti ha provato appunto a analizzare alcune parole chiave della campagna elettorale in corso negli Stati Uniti.

   

Innanzitutto, dunque, quella che in italiano corrisponderebbe alla dicotomia “clandestini” vs. “immigrati senza documenti”. Di “illegal aliens” parla ovviamente Trump. Una definizione che sottolinea la violazione della legalità che è stata compiuta. “Undocumented immigrants” è invece il termine in uso nei documenti ufficiali, e lo stesso Biden deplora il fatto di considerarli “illegali”. Secondo Babbel, il primo termine fa parte di una narrazione “che divide il mondo tra ‘noi’ e ‘loro’. Questa dicotomia rafforza una visione rigida della realtà, dipingendo gli immigrati sotto una luce negativa e contribuendo alla loro emarginazione e disumanizzazione”. Al contrario l’altro termine “preferito dai progressisti, mette in risalto l’aspetto umano dell'immigrazione, riconoscendo le complessità e le sfide affrontate dagli individui privi di status legale. Questa scelta lessicale mira ad umanizzare piuttosto che criminalizzare, promuovendo una comprensione più inclusiva ed empatica: riflette infatti un cambiamento verso il riconoscimento dei fattori socio-economici e delle circostanze personali che spingono le persone a migrare, sottolineando la necessità di una riforma globale dell'immigrazione che affronti tali questioni di fondo”.

  

Allo stesso tipo di dibattito appartiene la dicotomia tra “invasori” e “non cittadini”. “Sono invasori, non migranti”, dicono i consiglieri di Trump, Un termine che secondo i linguisti di Babbel “evoca l’immagine di un attacco alla sovranità e all'identità nazionale, inquadrando l'immigrazione come una battaglia da vincere. Proprio per questo nel dibattito sull'immigrazione, il termine ‘invasor’’ viene spesso utilizzato per mobilitare il sostegno a politiche migratorie più restrittive e per presentare l’immigrazione come qualcosa da combattere piuttosto che come un fenomeno di migrazione umana”. Al contrario, “non-cittadini” secondo Babbel “offre una definizione più neutra e precisa che prescinde da connotazioni disumanizzanti, promuovendo un dialogo meno polarizzato sulla politica e sui diritti legati all'immigrazione”. Espressione che riconosce lo status delle persone senza riferimenti a illegalità e valutazioni morali.

 

Non solo l’immigrazione, peraltro, divide. Trump, ad esempio, ne comizi mette in guardia dall’”imbroglio climatico” che “chiuderà le nostre attività, distruggerà economicamente l’America, renderà impossibile vivere nel nostro paese”. Secondo Babbel, di “climate hoax” parlano i conservatori “per sminuire l’urgenza e la veridicità del cambiamento climatico, inquadrandolo come un'esagerazione. Tale strategia intende mettere in dubbio il consenso scientifico e ridurre la percezione dell'impatto di tale fenomeno, spesso giustificando così l'opposizione a normative o iniziative ambientali. Al contrario, Biden parla della “climate crisis” come di una “minaccia esistenziale”. Un approccio che secondi Babbel “enfatizza la gravità della situazione, con l'obiettivo di sollecitare una risposta collettiva che superi le narrazioni divisive e promuova un senso di responsabilità comune; in questo senso, evidenzia una comprensione più inclusiva e meno semplicistica delle sfide sociali, appoggiando l'azione e la cooperazione a livello globale”.

  

La polemica sulle polemiche ambientali come “uccisori di lavoro” o creatori di “lavori verdi” è trattata anche nei rapporti di Goldman Sachs. Per la verità, Trump e i suoi sostenitori definiscono “job killers” anche gli immigrati e gli accordi di libero scambio. Mentre Biden promette che i Green Jobs potranno essere cn solo molti, ma anche ben pagati.

  

  Megan Varner/Getty Images
  

Altro terreno di scontro, l’educazione. Non solo Trump ma in generale tutta la dirigenza repubblicana denuncia come l’educazione sessuale e di genere si configura come “indottrinamento educativo”, come in questo discorso di Ron DeSantis. Sostengono dunque il il diritto al controllo genitoriale I democratici privilegiano invece termini quali “inclusive education” o "comprehensive sex education”, sostenendo un approccio educativo che riconosca la diversità e incoraggi il rispetto per tutte le identità e orientamenti sessuali.

  

Infine, il “Parents Bill of Rights” si riferisce ad un atto legislativo che, secondo il partito Repubblicano, introdurrebbe maggiore trasparenza e rendicontabilità nel sistema educativo. Questa denominazione si conforma ai valori conservatori, con l'obiettivo di salvaguardare le strutture familiari tradizionali e i principi morali, garantendo l’autorità dei genitori sull'esposizione dei propri figli a temi come l’educazione sessuale e di genere. Al contrario i critici, tra cui i democratici, definiscono queste misure come "Politics Over Parents Act”, argomentando che l’agenda conservatrice, mascherata da difesa dei diritti dei genitori, miri in realtà a marginalizzare gli studenti LGBTQIA+, a compiere un’operazione di “whitewashing” sulla storia degli Stati Uniti ed a sminuire l’istruzione pubblica, dando la precedenza a dispute ideologiche su eccellenza accademica e inclusione.

Di più su questi argomenti: