l'attacco ucraino

I droni di Kyiv si schiantano in Tatarstan in cerca della fabbrica di Shahed

Micol Flammini

E' la prima volta che un attacco partito dal territorio ucraino riesce a percorrere milletrecento chilometri. L'importanza però non sta tutta nella distanza, anche nell'obiettivo

Questa mattina i droni ucraini sono arrivati fino alla repubblica del Tatarstan, percorrendo milletrecento chilometri e non era mai accaduto che entrassero tanto in profondità nel territorio russo. Gli attacchi di Kyiv contro raffinerie di petrolio o depositi di armi in Russia sono ormai un atto quotidiano della guerra iniziata dal Cremlino, ma l’ultima incursione è stata più audace del solito. Innanzitutto per la distanza percorsa dai droni, che si sono spinti più a oriente di Mosca senza essere intercettati, poi per gli obiettivi. I droni ucraini per Mosca sono un problema, sono difficili da intercettare per la difesa aerea e sta studiando come Kyiv è riuscita a ridurre i danni degli attacchi condotti dai droni iraniani. Il governatore del Tatarstan Rustam Minnikhanov ha detto che i droni hanno colpito Nizhnekamsk e Elabuga. A Nizhnekamsk erano diretti verso una raffineria di petrolio e almeno uno si sarebbe schiantato contro lo stabilimento Taneco, della compagnia Tatneft. A Elabuga invece i droni hanno colpito un dormitorio per studenti, sono state ferite tredici persone e il complesso ha subìto dei grossi danni. Probabilmente non era il dormitorio l’obiettivo dell’attacco, ma la fabbrica che si trova dall’altra parte della strada, dove dall’estate dello scorso anno vengono assemblati i droni Shahed, che Mosca non soltanto compra dall’Iran, ma ha ribattezzato Geran (geranio) e ha iniziato a costruire e sono proprio gli studenti dell’università “Alabuga politech” a farlo. Il sito Protokol e il canale YouTube Razvorot avevano raccontato mesi fa che nella zona economica speciale Alabuga l’assemblaggio dei droni era stato affidato a centinaia di studenti provenienti dalla Russia ma anche dall’Asia centrale e da alcuni paesi africani come Uganda, Etiopia e Tanzania. Le due testate avevano parlato di orario di lavoro massacrante e avevano raccolto le lamentele degli studenti che erano arrivati a Elabuga attratti dalla fama del suo politecnico, aperto nel 2021 con l’ambizione di essere un polo di eccellenza tecnologica. Il politecnico non aveva attratto tanto i russi, quanto gli studenti di paesi che vedono la Russia come un’occasione: per esempio in Tagikistan la campagna promozionale per il polo di Elabuga era stata promettente. Secondo Protokol e Razvorot nel complesso, a supervisionare il lavoro degli studenti, ci sono tecnici russi e iraniani, viene usato un linguaggio in codice e i lavoratori che arrivano attratti dalle pubblicità che parlano di “lavoro del futuro” guadagnano una cifra molto inferiore rispetto ai 70 mila rubli (settecento euro) al mese promessi. I ragazzi che entrano nel campus Alabuga vengono sottoposti a un contratto di segretezza, al suo interno si fa vita in comune, è un esperimento sociale che, coma ha raccontato uno studente ai giornalisti “spezza completamente una persona e la trasforma in ciò che la leadership vuole vedere”. Secondo il Washington Post, i piani di produzione del politecnico prevedono seimila droni entro il 2025. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.