Putin parla alla nazione, dei terroristi gli importa poco, preferisce accusare Kyiv

Micol Flammini

Lo Stato islamico non sta con né con l'Ucraina né con la Russia, ma contro tutte e due, e ha dichiarato guerra ai russi da anni. Il legame che il Cremlino vuole creare tra le autorità ucraine e i jihadisti non ha fondamento e la fuga in macchina descritta dall'Fsb è rocambolesca

Vladimir Putin ha parlato ai russi nel primo pomeriggio, quando erano trascorse già diciannove ore dall’attentato all’auditorium Crocus e i morti erano arrivati a centoquarantatré. Neppure dopo la marcia della Wagner iniziata da Evgeni Prigozhin a inizio a luglio dello scorso anno aveva impiegato tanto tempo per prendere la parola. Putin ha ripetuto quanto i servizi di sicurezza dell’Fsb aveva già iniziato a mettere in giro. Ha detto che gli attentatori sono stati arrestati e che stavano fuggendo verso l’Ucraina dove sapevano come attraversare il confine. La distanza da Mosca al confine dell’Ucraina è di circa cinquecento chilometri, i terroristi sarebbero riusciti a lasciare la città che era stata blindata e a dirigersi verso occidente senza incontrare ostacoli né soldati e con l'ambizione di attraversare indenni un territorio minato. Anche soltanto dal punto di vista logistico questa fuga che il Cremlino lascia intendere sia stata concordata con Kyiv sembra rocambolesca e poco praticabile. L’Fsb aveva parlato di contatti tra gli attentatori e gli ucraini, Kyiv ha smentito e anche gli Stati Uniti, ancora prima che parlasse Putin, aveva menzionato la mancanza di prove di un coinvolgimento ucraino con l’attentato all’auditorium Crocus. Il Cremlino ha impiegato del tempo prima di scegliere le parole da usare con la nazione, a inizio marzo Putin era stato avvisato della possibilità di un attentato da parte dello  Stato islamico, ma aveva chiamato gli avvertimenti “ricatto”, ieri ha parlato come se lo Stato islamico fosse soltanto una minaccia sullo sfondo e ha rimesso gli occhi stravolti dei russi sull’Ucraina. Ha detto: “Terroristi, assassini e non umani affronteranno il destino poco invidiabile della punizione e dell'oblio". Il ministero degli Esteri russo, pochi istanti dopo, si è legato alle parole dell’Fsb e di Putin sostenendo che, negli ultimi dieci anni, l’Ucraina è diventata il centro della diffusione del terrorismo in mani occidentali. 

 

La Russia prepara le prossime fasi della guerra contro Kyiv e vuole addossare le responsabilità dell’attentato di ieri contro l’Ucraina per giustificare nuovi attacchi, forse una futura mobilitazione, per falcidiare il dissenso interno di tutti coloro che nelle ore del funerale di Navalny a fine febbraio e la settimana scorsa durante le elezioni hanno gridato “net vojne”, no alla guerra. L’assenza di fondamento del legame tra lo Stato islamico e il suo braccio afghano chiamato Isis K o Is K, e l’Ucraina sta nella natura stessa dell’organizzazione di terroristi e nei suoi rapporti con la Russia. 

 

Oggi l’agenzia di stampa tramite la quale era stato rivendicato l’attentato, Amaq, ha pubblicato la foto dei terroristi e un nuovo messaggio in cui si legge che gli uomini che sono entrati nell’auditorium erano quattro, tre hanno sparato e il quarto ha appiccato il fuoco e l’azione faceva parte della guerra dello Stato islamico contro i paesi che attaccano l’islam. La Russia è tra questi e Abu Bakr al Baghdadi, il leader ucciso nel 2019 e che più ha segnato la storia dell’organizzazione, aveva minacciato direttamente Mosca: “Russia, aspettaci”, aveva detto. Il Cremlino è molto presente in medio oriente, le sue bombe sono cadute contro lo Stato islamico in Siria, la guerra in Cecenia era stata presentata da Putin con i tratti di una guerra religiosa e anche per il grande ammazzamento di musulmani che fu il conflitto, i miliziani detestano la Russia. Proprio dalla Russia partirono molti uomini desiderosi di unirsi allo Stato islamico, attentati in giro per il mondo sono stati compiuti da ceceni:  anche l’assassino che decapitò il professore francese, Samuel Paty, era ceceno e prima di compiere il suo attacco aveva rilasciato un messaggio in russo. Poi c’è la lunga guerra sovietica in Afghanistan, che  rende i russi colpevoli e meritevoli di punizione agli occhi dei jihadisti. 

 

Lo Stato islamico ha già comunicato la sua posizione sulla guerra della Russia contro l’Ucraina. Non sta né con Mosca né con Kyiv, è contro tutti e due e vede il conflitto come un’ottima occasione di vedere i cristiani che si uccidono a vicenda.

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.