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Perché lo Stato islamico colpisce in Russia

Micol Flammini

L'attentato nel Crocus City Hall è stato rivendicato. Le informazioni di un possibile attacco c'erano da novembre dello scorso anno, ma l'allerta si era intensificata dopo l'arresto di due miliziani che pianificavano un attentato contro una sinagoga. Gli avvertimenti ignorati, la fuga dei terroristi e la notizia dell'arresto

[Aggiornamento ore 14] Sale a 143 il bilancio provvisorio dell'attentato di ieri sera all’auditorium Crocus City Hall, una sala concerti di Mosca, mentre un centinaio sono i ricoverati. In un discorso tv alla nazione il presidente russo Vladimir Putin ha detto: "Identificheremo tutti coloro che sono dietro a questo atto terroristico e pagheranno per questo". Ha poi aggiunto che i quattro responsabili dell'attacco al Crocus City Hall sono stati arrestati e che ci sono indicazioni che stavano cercando di entrare in Ucraina, dove, sostiene il Cremlino, era stata creata "una finestra" per permettere ai quattro attentatori di attraversare il confine. Il presidente russo ha annunciato "ulteriori misure antiterrorismo e antisabotaggio a Mosca e nella regione". 

Kiyv nega ogni accusa: "Ci aspettavamo la versione dei funzionari russi sulla 'traccia ucraina' nell'attacco terroristico al Crocus City Hall", ha scritto su X il consigliere presidenziale ucraino Mikaylo Podolyak. "Primitivismo e prevedibilità sono le caratteristiche dei servizi di sicurezza russi: qualsiasi tentativo di collegare l'Ucraina all'attacco terroristico è assolutamente insostenibile. L'Ucraina non ha il minimo legame con questo attacco. La versione dei servizi russi è assurda".

Il direttore dei servizi di sicurezza russi, l'Fsb, ha riferito in mattinata a Putin l'arresto di 11 persone, tra cui quattro terroristi coinvolti nell'attentato. In precedenza il capo della commissione per la politica dell'informazione della Duma, Alexander Khinshtein, aveva dichiarato che erano stati sequestrati armi e passaporti tagiki.


 

Lo Stato islamico ha rivendicato l’attentato a Mosca, all’auditorium Crocus City Hall, ha rilasciando una dichiarazione attraverso l’agenzia di stampa Amaq, su Telgram. Gli Stati Uniti seguivano da novembre il flusso di informazioni che portavano a un possibile attacco in Russia da parte dell'organizzazione, ne avevano parlato con Mosca, nonostante i rapporti tra le due nazioni siano gelidi e complicati. L’allerta più grande c’era stata a inizio marzo, dopo che i servizi di sicurezza russi, l’Fsb, avevano ucciso due attentatori che stavano pianificando un attentato contro una sinagoga nell’oblast di Kaluga: erano di origine kazaka e facevano parte del braccio afghano dello Stato islamico, l’Isis K o Isk (K sta per Khorasan). Nei giorni seguenti, con un comunicato, l’ambasciata americana a Mosca aveva avvisato i suoi cittadini di evitare luoghi affollati, per possibili attentati nelle “prossime quarantotto ore”. Di ore ne sono trascorse più di quarantotto, ma i funzionari russi non hanno raccolto gli avvertimenti e anzi, dopo le elezioni del 17 marzo, il presidente russo, Vladimir Putin, aveva detto che si trattava di un ricatto per intimidire la società russa.

 

Al Crocus sono state uccise più di cento persone, qualcuno è morto per i colpi di arma da fuoco, qualcuno per l’incendio che è stato appiccato dai terroristi che hanno fatto irruzione nella sala concerti in cui ieri sera doveva andare in scena il concerto dei Piknik, una band rock creata negli anni Settanta e ancora celebre: l’auditorium era quasi al completo. 

 

Il comunicato dello Stato islamico è scarno: “I combattenti hanno attaccato un grande raduno di cristiani …nella periferia della capitale russa, Mosca, uccidendo e ferendo centinaia di persone e causando distruzione nel luogo, poi si sono ritirati nelle loro basi sani e salvi”. Non è stato un attentato suicida, come altri che sono stati compiuti in Russia nel passato e l’irruzione delle Forze speciali nell’auditorium avvolto dalle fiamme non è riuscita a fermare la fuga degli attentatori a bordo di una macchina bianca. Secondo un canale telegram vicino alla polizia russa, l’auto sarebbe stata fermata questa mattina con dentro sei uomini del Tagikistan. Un altro canale, invece, dice che gli attentatori vengono dall’Inguscezia. Il capo dell'Fsb, Alxander Bortnikov, ha detto che in relazione all'attacco sono state arrestate undici persone, quattro sono gli attentatori. Si tratta di uomini ben organizzati e armati, le immagini che arrivavano ieri dall’auditorium mostravano un commando addestrato, carico di munizioni e che sapeva bene come comportarsi durante un assalto. 

 

Non si tratta del primo attacco islamista in Russia, la lista anzi è lunga, e probabilmente non ha nulla a che fare con la guerra in Ucraina. Alcuni funzionari russi hanno cercato di addossare la colpa su Kyiv, ma le accuse non sono andate avanti per lungo tempo davanti alle evidenze. Le minacce dello Stato islamico contro la Russia non sono nuove e l’organizzazione può contare su molti suoi affiliati di origine russa, che parlano russo, che possono entrare e uscire dal paese con facilità. A gennaio, lo Stato islamico aveva colpito in Iran, a Kerman, nel cimitero in cui si celebrava l’anniversario della morte del generale iraniano Qassem Suleimani. Anche quell’attacco, che fece più di cento morti, non aveva nulla a che fare con la guerra in medio oriente.

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.