Che cos'è l'Isis-Khorasan, il gruppo terrorista dell'attacco a Mosca

Francesca Marino

Si è ufficialmente formato nel 2017. Negli ultimi due anni il gruppo islamista è ossessionato dalla Russia e accusa il Cremlino di avere le mani sporche di sangue musulmano, facendo riferimento agli interventi di Mosca in Afghanistan, Cecenia e Siria

Il generale Michael E. Kurilla, capo del Comando centrale dell'esercito americano ha dichiarato di recente a una commissione parlamentare che l'Isis-K "mantiene la capacità e la volontà di attaccare gli Stati Uniti e gli interessi occidentali all'estero in soli sei mesi, senza alcun preavviso". E l'attacco di Mosca, come lo scorso gennaio era accaduto per il doppio attentato in Iran, viene rivendicato, dopo un momento di confusione, proprio dall'Isis-K. Organizzazione colpevole di alcune delle peggiori atrocità compiute in Afghanistan negli ultimi anni, dove ha preso di mira scuole femminili, ospedali e persino un reparto di maternità in cui sono state ammazzate a colpi di pistola donne incinte e infermiere. Negli anni, il gruppo ha colpito forze di sicurezza e politici afghani, i Taliban, le minoranze religiose, le forze statunitensi e della Nato e le agenzie internazionali, comprese le organizzazioni umanitarie.

 

  

Negli ultimi due anni il gruppo avrebbe però cambiato strategia passando da un target prevalentemente locale a uno più globale, con una campagna a mezzo media e social media condotta in diverse lingue e mirata, oltre che ai paesi confinanti, al Medio Oriente e alle superpotenze mondiali. Ma, soprattutto, con attacchi al di fuori della tradizionale area di interesse. Attacchi compiuti direttamente o attraverso gruppi locali affiliati. Negli ultimi tre anni, oltre agli attacchi in Iran dello scorso gennaio, l'Isis-K ha compiuto anche due attentati nelle Maldive.

    

Uno degli aspetti più sorprendenti delle reti operative esterne dell'Isis-K è il coinvolgimento di numerosissimi cittadini tagiki nei vari piani di attacco, finanziamento e reclutamento portati avanti, oltre che in Iran, in Turchia e perfino in Germania. Secondo Colin P. Clarke, analista di antiterrorismo presso il Soufan Group di New York: "L'Isis-Khorasan negli ultimi due anni è ossessionato dalla Russia e accusa il Cremlino di avere le mani sporche di sangue musulmano, facendo riferimento agli interventi di Mosca in Afghanistan, Cecenia e Siria”.

 

   

Khorasan è il nome storico di una regione che comprende parti dell'Iran, dell'Afghanistan, del Pakistan e dell'India. I primi opuscoli a firma Isis erano comparsi a Peshawar e nei campi di rifugiati afghani al confine tra Pakistan e Afghanistan. Gli opuscoli annunciavano la creazione dello Stato Islamico e chiamavano alla jihad i gruppi locali invocando l'unità di tutti i musulmani e la creazione di un califfato che parte dal Pakistan per arrivare in Siria e in Iraq. Scritte simili hanno cominciato poi a comparire sui muri di tutte le principali città pakistane. La cellula Khorasan nasce dunque dall'unione di combattenti dell'Isis vero e proprio più alcune fazioni di taliban e jihadi assortiti compreso il Jundullah, gruppo anti-sciita che opera principalmente contro l'Iran, e il Ttp, i cosiddetti Taliban pakistani che combattono contro Islamabad.

  

L'Iskp o Isis-K si è ufficialmente formato nel 2017 dalla scissione dell'Isis Levante, divisosi in due fazioni: una guidata da Ustad Moawya e un'altra guidata da Aslam Faroqqi. Gli uomini di Farooqi, a capo dell'Isis-K, erano principalmente pakistani e gestiti da remoto dall'Isi, i servizi segreti militari, che che forniva supporto finanziario e logistico finanziario dando rifugio ai combattenti nelle aree tribali del Pakistan. L'Isis-K avrebbe legami con la Lashkar-e-Toiba, con il Tehrik-e-Taliban Pakistan, con i Taliban e con la rete Haqqani. Il fior fiore della jihad pakistana, insomma, e anche un pezzo dell'attuale governo afghano.
  

Secondo molti analisti locali diversi attacchi importanti tra il 2019 e il 2021 sono frutto di una stretta collaborazione tra Isis-K, la rete Haqqani dei Taliban e altri gruppi terroristici con base in Pakistan. E fino a qualche mese dopo il ritorno a Kabul dei Taliban l'Isis-K sarebbe stato adoperato dai servizi pakistani per compiere il lavoro sporco per conto dei Taliban impegnati prima nei colloqui di pace di Doha e poi nel cercare di convincere l'occidente della necessità di armarsi per evitare che l'Afghanistan ridiventasse (rimanesse, più plausibilmente) il campo giochi preferito del jihad internazionale.

  

Adesso i Taliban, tramite la loro agenzia stampa al Mersaad, dichiarano che l'attacco di Mosca è riconducibile a "vicini dell'Afghanistan": una nemmeno troppo sottile allusione al Pakistan. E un messaggio audio interno che si presume provenga dagli stessi Taliban, trapelato e diffuso da canali pro-Isis-K, rivela la crescente apprensione del governo di Kabul (o, almeno, di un pezzo di questo) nei confronti del gruppo. Secondo i Taliban, le madrase salafite attive a Nangarhar, Kunar, Nuristan, Kabul e nel nord dell'Afghanistan sono altrettante basi per infiltrati dell'Isis-K, che viene adoperato principalmente dal Pakistan come strumento contro l'Emirato Islamico colpevole di non arrestare i membri del Ttp presenti in Afghanistan che combattono contro Islamabad. Nello stesso messaggio si dice che: “L'Emirato Islamico deve combattere l'Isis-K nei suoi rifugi sicuri in Pakistan, dispiegando attentatori suicidi e infiltrandosi nelle sue fila e che i centri di addestramento dell'Isis-K, sostenuti dall'intelligence pakistana, sono situati nell'Agenzia Orakzai, a Yakatoot a Peshawar, a Islamabad, a Krash Adda, a Quetta e ad Abbottabad. Il presidente Biden e i suoi generali hanno dichiarato che gli Stati Uniti sono pronti a effettuare attacchi da una base nel Golfo Persico contro i terroristi dell'Isis e di al Qaeda che minacciano gli Stati Uniti e i loro interessi all'estero. Resta da vedere se saranno finalmente disposti a mettere alle strette il Pakistan.