Lancio di missili balistici sotterranei da parte della Guardia rivoluzionaria iraniana nello Stretto di Hormuz, Iran, 29 luglio 2020 (Ansa) 

editoriali

L'Iran dà a Putin anche i missili. Una ragione in più per proteggere Kyiv

Redazione

I missili balistici spediti da Teheran a Mosca possono viaggiare per 700 chilometri. All’Unione europea e agli Stati Uniti non mancavano le ragioni per sbloccare in fretta gli aiuti militari all’Ucraina, ma da oggi ce n’è una in più

La Repubblica islamica dell’Iran ha già spedito a Vladimir Putin “un gran numero” di missili balistici da usare contro le città ucraine. L’agenzia Reuters ha parlato con sei fonti, di cui tre iraniane, e ieri sera ha pubblicato la notizia in esclusiva. Dall’inizio dell’invasione totale quasi due anni fa Teheran aveva spedito a Mosca migliaia di droni suicidi ma non aveva mai venduto alla Russia dei missili. Per l’esercito di Kyiv la comparsa dei droni iraniani e dei proiettili d’artiglieria nordcoreani (Kim Yong Un ne ha mandati a Putin un milione) sul campo erano già una notizia orrenda, che ha trasformato il campo di battaglia e ha contribuito alla conquista russa della città di Avdiivka, nel Donbas, di sabato. Soprattutto perché negli ultimi mesi l’aiuto degli alleati europei e americani a Kyiv non è stato speculare al sostegno materiale che gli alleati della Russia hanno voluto dare a Putin, nonostante le risorse economiche dei due schieramenti siano imparagonabili. 


Le spedizioni iraniane sono cominciate a gennaio e ormai l’aviazione dei pasdaran avrebbe consegnato – secondo la Reuters – circa quattrocento missili, compresi quelli a corto raggio della famiglia Fateh-110. Sono missili capaci di viaggiare per una distanza che può arrivare anche a settecento chilometri, significa che posizionando le basi di lancio abbastanza vicino al confine si hanno nel raggio d’azione grandi città ucraine come Dnipro o Zaporizhzhia. 
Secondo le fonti della Reuters a Teheran, almeno una parte dei missili è arrivata in Russia sulle navi che attraversano il Mar Caspio e sono previste altre consegne simili nelle prossime settimane. All’Unione europea e agli Stati Uniti non mancavano le ragioni per sbloccare in fretta gli aiuti militari all’Ucraina, ma da oggi ce n’è una in più.

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