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Dopo il 7 ottobre

Alain Finkielkraut demolisce il nuovo antisemitismo: "È immacolato, umanitario e antirazzista”

Giulio Meotti

“Questa sinistra si rifiuta di chiamare il terrorismo con il suo nome. Il nuovo antisemitismo è woke e penbensante. Niente lo ferma perchè niente lo fa sentire in colpa", scrive l'intellettuale ebreo più famoso e controverso di Francia

Una granata nel giardino dell’ambasciata israeliana a Stoccolma. In Olanda, un’università che cancella (e poi reintroduce) un corso sulla Shoah per placare gli attivisti filopalestinesi. Il centro anti stupro di Toronto nella bufera per via della sua posizione anti israeliana. Uno dei più famosi studiosi di islam in Francia, Francois Burgat, che porta il suo “infinito rispetto” ai dirigenti di Hamas. Cos’è questo delirio occidentale? “Per l’intellighenzia progressista, gli ebrei di oggi sono gli arabi o, più precisamente, i musulmani e l’islamofobia sta prendendo il posto dell’antisemitismo”. Così Alain Finkielkraut nel suo nuovo libro per Gallimard, Pêcheurs de perles. Tra una decina di citazioni che ha scelto dai suoi quaderni e che costituiscono l’inizio di altrettanti capitoli, Finkielkraut riflette sull’amore, sulla morte, sull’Europa, sull’umorismo, sulla politica e sugli ebrei. Mettendosi sotto il patronato di Arendt, Kundera, Levinas, Tocqueville e molti altri, l’intellettuale ebreo più famoso e controverso di Francia, il repubblicano che ha abbracciato il conservatorismo per nostalgia di quello che l’occidente ha perso, demolisce il nuovo antisemitismo di ritorno. 


“Ho indossato la stella gialla nella mia immaginazione per molto tempo. Ora eccomi arruolato nell’esercito della Stella di Davide. Davide, vale a dire, in questo caso, Golia: la supremazia militare, la voglia di conquistare, l’arroganza della forza. Non solo, infatti, contribuisco, con la mia critica all’islam, alle discriminazioni del nostro tempo, ma sostengo incondizionatamente uno stato persecutore”. Israele. “Gli ebrei di ieri sono ora dominanti, potenti, forti, bianchi e persino, poiché costituiscono l’avamposto dell’imperialismo occidentale, suprematisti bianchi. Se la scrittrice irlandese Sally Rooney rifiuta di farsi tradurre in ebraico è perché sposa la causa dei richiedenti asilo. Annie Ernaux, ultimo Premio Nobel per la letteratura, ha presentato una petizione in favore di Houria Bouteldja, la fondatrice degli Indigènes de la République, che, dopo il massacro davanti alla scuola ebraica di Ozar Hatorah, ha proclamato con orgoglio: ‘Mohammed Merah, sono io’”. 


Apartheid: la parola non è neutra. “Rende il sionismo l’ultimo mostro a emergere dal grembo sempre fertile”, scrive Finkielkraut. “Non importa che Israele si sia ritirato da Gaza nel 2005 e che, alla fine dell’occupazione, Hamas abbia deliberatamente sacrificato il benessere dei suoi cittadini nell’instancabile perseguimento della jihad”. L’amore per l’odio verso Israele è più forte della ragione. “Questa sinistra si rifiuta di chiamare il terrorismo con il suo nome e quando un imam viene colpito da un ordine di espulsione per propaganda antisemita, grida allo scandalo, poiché le parole incriminate non hanno affatto lo stesso significato sulla bocca di un predicatore della religione dei deboli”. 


Questo è l’antisemitismo del XXI secolo, scrive Finkielkraut. “Woke, immacolato, benpensante, umanitario, idealista e opportunista, antirazzista e clientelista, compassionevole e calcolatore – niente lo ferma, perché niente lo fa sentire in colpa”. Oggi il nuovo antisemitismo fa sentire tanto democratici e antirazzisti. Domani per essere considerati dei sinceri democratici e antirazzisti bisognerà mostrare le credenziali antisemite.
 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.