(foto EPA)

editoriali

Nel Mar Rosso gli ultimatum non bastano più

Redazione

Gli houthi si fanno beffe delle “linee rosse” americane. E’ ora di decidere che fare

Col passare dei giorni, le “metastasi” della guerra di Gaza – come le ha definite il segretario di stato americano Antony Blinken domenica scorsa – si vanno ingrandendo nel Mar Rosso. La settimana scorsa, la coalizione navale internazionale guidata dagli Stati Uniti ha diffuso un ultimatum perentorio, ribadito lunedì da Blinken durante il suo tour nel medio oriente: se gli attacchi contro le navi cargo continueranno, gli uomini di Ansar Allah ne pagheranno le conseguenze. Ma a ben vedere, se davvero c’è stata una conseguenza dal 7 ottobre a oggi è che l’arma della deterrenza americana ha sempre meno forza. Non è bastato plasmare una nuova missione internazionale, la Prosperity Guardian, che al momento della conta ha visto tra i suoi ranghi solamente navi americane e britanniche e con meri scopi difensivi. Non è bastato il contributo italiano, che ha inviato due fregate, la Virginio Fasan e la Federico Martinengo, seppur non inquadrate sotto la missione americana. Non è bastato annunciare nuove operazioni offensive contro le basi degli houthi nell’entroterrra dello Yemen. Facendosi beffe delle nuove “linee rosse” della comunità internazionale, martedì sera Ansar Allah ha lanciato l’attacco più violento degli ultimi tempi: 18 droni, due missili anti nave e un altro missile balistico. Ci sono volute ben cinque navi militari di Stati Uniti e Regno Unito per impedire che i cargo commerciali in transito fossero colpiti.

Da novembre a oggi, il Pentagono ha contato ben 26 attacchi, a riprova che la rotta chiave della supply chain resta in pericolo e che solo una fase di contrazione economica globale ha fatto sì che, finora, i prezzi di gas e petrolio rimanessero sostanzialmente invariati. Se Arabia Saudita e Qatar ripetono che non vogliono una guerra aperta ai loro confini, d’altra parte per Washington non è pensabile restare a guardare. Si avvicina il momento di fare una scelta: continuare a puntare i propri missili contro i droni già in volo e solo a scopi difensivi o se invece mirare verso terra, in modo preventivo contro chi li lancia. Gli ultimatum sono già scaduti.

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