Allagare Hamas

Israele non ha una soluzione per i tunnel di Gaza mentre la pressione di Biden aumenta

Cecilia Sala

Le operazioni per allagare con l’acqua salata del Mar Mediterraneo un numero non precisato di tunnel sono appena agli inizi e richiederanno tempi lunghi. La città sotterranea di Hamas funziona ancora bene

C’è un buco nelle informazioni militari che ci arrivano da Gaza e riguarda i tunnel di Hamas. L’esercito israeliano controlla poco meno della metà della Striscia, le informazioni sui movimenti dei militari in superficie vengono confermate dal ministero della Difesa in ritardo ma gli analisti riescono  a mapparli  anche guardando le foto satellitari e geolocalizzando le immagini girate da soldati  e civili  in cui spunta il fianco di un carro armato o una pattuglia a piedi. Nessuno di questi strumenti funziona per provare a monitorare la guerra sotto terra. L’Amministrazione Biden si aspetta che i bombardamenti  continuino per settimane, non per mesi, ma secondo gli  ufficiali americani che hanno parlato al Wall Street Journal: le operazioni per allagare con l’acqua salata del Mar Mediterraneo un numero non precisato di tunnel sono appena agli inizi e richiederanno tempi lunghi. 

Quello che succede da due mesi lungo le decine di chilometri di tunnel costruiti da Hamas in sedici anni è un segreto militare ben custodito. Non ci sono   immagini di combattimenti all’interno dei cunicoli e sono pochissimi i video di soldati israeliani che trapanano i bordi delle gallerie per far precipitare all’interno i frammenti di mattoni e bloccare l’uscita e il passaggio di ossigeno. E in questi casi l’inquadratura è molto stretta per non far capire in quale zona della Striscia siano state fatte le riprese. 

Dopo quasi settanta giorni di guerra a Gaza, Hamas è ancora in grado di estrarre i razzi che custodisce nel sottosuolo e portarli sui tetti delle palazzine per spararli contro Israele. Alcuni degli ostaggi israeliani liberati nello scambio con i prigionieri palestinesi hanno raccontato di aver dormito vicino a cataste di missili. 

Una settimana fa era già circolata la notizia che Israele avesse cominciato a pompare acqua salata dentro i tunnel, all’epoca non era vera ma era stata sufficiente a preoccupare i famigliari di quegli ostaggi che sono ancora nelle mani del gruppo terroristico. In una registrazione audio trapelata alla stampa, i parenti dei rapiti inveivano contro il primo ministro Benjamin Netanyahu e dicevano di temere che l’allagamento dei tunnel avrebbe fatto annegare anche i loro figli. E’ Ronen Bar, il capo dello Shin Bet, ad avere il compito di localizzare gli ostaggi e provare a impedire che le misure prese contro i miliziani di Hamas colpiscano anche loro.  

Alla fine le operazioni per l’allagamento sono cominciate martedì, dopo che Tsahal ha posizionato altre due pompe agli imbocchi del reticolo aggiungendole alle cinque installate il mese scorso. Secondo i funzionari americani  sono già cominciati i primi test, ma per riempire davvero i cunicoli di acqua probabilmente “ci vorranno diverse settimane”. E neppure gli israeliani sarebbero ancora del tutto sicuri dell’utilità di una mossa così, perché  i tunnel hanno molte uscite e sono pensati a scompartimenti separati da porte blindate  spesse, quelle del tipo capace di  resistere alle esplosioni. 

Per le poche informazioni disponibili, gli analisti militari dicono che Tsahal non avrebbe ancora cominciato la guerra sotterranea per i tunnel di Hamas mentre ormai il mondo, e soprattutto l’Amministrazione Biden, gli chiedono di concludere in fretta questa fase più cruenta della guerra. Sotto terra i soldati israeliani perderebbero il vantaggio che hanno in superficie in termini di tecnologia e di potenza, e incontrerebbero molte trappole. Ma le altre tecniche usate fin qui, come i liquidi esplosivi e i droni, secondo gli esperti non avrebbero funzionato per portare Israele vicino a uno degli obiettivi cruciali: cancellare le capacità offensive di Hamas togliendogli la sua città sotterranea.

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