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A Bruxelles

“Abbiamo vinto in Olanda, Meloni ci rifletta”, dice Marco Zanni (Lega)

Pietro Guastamacchia

“Ora la presidente del Consiglio lasci perdere il Pse, l’alleanza è con noi della Lega e Wilders”. Parla l'eurodeputato leghista e capogruppo di Identità e Democrazia

Dall’Olanda una cartolina a Giorgia Meloni. Foto di rito con mulino a vento e il messaggio “lascia perdere le grandi coalizioni europee con i popolari e i socialisti, gli elettori europei vogliono la destra sovranista”. Il mittente è Marco Zanni, eurodeputato leghista e capogruppo di Identità e Democrazia, la famiglia europea di Salvini, di Le Pen, dell’AfD e dell’uomo del giorno, l’olandese Geert Wilders, leader del Partito per la libertà (Pvv). Per gli strateghi sovranisti l’exploit della destra olandese rappresenterebbe dunque una doccia fredda per il progetto dei Popolari di Manfred Weber di “normalizzare” la destra meloniana e magari traghettarla verso il Ppe. È la fine delle grandi coalizioni “contro natura” in Europa, spiega al Foglio Zanni, che sottolinea come la lezione olandese “rilanci invece la necessità di lavorare a una coalizione Ue tutta a destra”. Esportare a Bruxelles il modello italiano dunque. Certo è strano che chi la grande coalizione l’ha fatta a Roma spieghi a chi invece non c’era di non farla a Bruxelles, ma dall’Aia è arrivato un risultato che ha sorpreso tutti, Zanni incluso e quindi è tempo di rivedere  le strategie.


Quella di Wilders è una vittoria che, stando al leader leghista, affonda le radici su due motivi principali. Il primo sarebbe legato alla scelta delle sinistre di candidare Frans Timmermans, ovvero il Green Deal fatto persona. Gli elettori olandesi infatti “hanno sfiduciato non solo Timmermans ma anche il progetto politico” rappresentato dall’ex commissario olandese, autore e promotore dell’ambizosa riforma ambientalista europea, commenta Zanni. Battaglia quella contro il Green Deal che ha caratterizzato la campagna elettorale olandese e che promette di imporsi anche sulle europee, con relativo campionario di attacchi contro le “eurofollie ambientaliste”. Dietro il boom del Pvv però ci sarebbero anche i recenti eventi in medio oriente, o meglio i loro effetti sulle strade europee. “Le proteste pro Palestina, le tensioni nelle piazze olandesi, le bandiere di Hamas: tutto questo ha fatto uscire i moderati dal loro torpore e li ha spinti a scegliere di votare un partito identitario che è stato tra i primi a sollevare il tema del pericolo dell’islamizzazione in Europa”, spiega il capogruppo di Id. Ma con il Pvv non ci sono solo convergenze ma anche qualche problemino. Infatti dopo i complimenti di Salvini a Wilders via social, ha fatto il giro del web la vecchia foto del leader olandese che mostra il cartello “neanche un centesimo all’Italia”. “Mica credete che Rutte la pensasse diversamente?” taglia secco Zanni e in ogni caso “sono cose del passato”. Tutto archiviato dunque, come una maglietta putiniana qualunque. 

Con Marine Le Pen al 25 per cento in Francia, l’AfD al 22 in Germania e Wilders che vola oltre il 30, intanto il gruppo Identità e Democrazia può iniziare a sperare in una delegazione di rilievo nella prossima legislatura Ue, e forse anche di rompere il tabù di non aver mai avuto un primo ministro che li rappresenti al Consiglio Ue, se Wilders dovesse assumere la guida del governo olandese. Ma se gli alleati di Salvini viaggiano a doppia cifra la Lega è ferma sotto al 10 per cento  cosa che potrebbe incidere nel loro ruolo nella famiglia sovranista europea e sul ruolo di Zanni stesso. “Al momento non c’è discussione su presidenze o ruoli e io rimango motivato. È chiaro che l’asset futuro del gruppo dovrà rappresentare gli equilibri postelettorali”, mette le mani avanti Zanni che però aggiunge “non sottovalutiamo che la Lega è al governo in un paese importante come l’Italia”. “Al centro del nostro progetto infatti c’è sempre stata l’idea di radunare partiti forti in paesi importanti, non come altri” punge Zanni con quella che è evidentemente una stoccata alla scelta meloniana di costruire un gruppo europeo che, spagnoli di Vox a parte, ha il suo baricentro piantato nell’est Europa. Tra i leader sovranisti intanto c’è più che un’alleanza, “tra Matteo, Marine e Geert c’è una solida amicizia, sono tutti sul campo ormai da molto tempo”, spiega Zanni “è chiaro che con questi numeri dobbiamo pensare lavorare e a migliorare la struttura del gruppo e la cooperazione”. E parlando di cooperazione interna al gruppo Zanni chiude smentendo le voci che lo vorrebbero candidato alle europee in Francia nelle liste del Rassemblement national, che, a differenza della Lega, destinata a lasciare a casa qualcuno, avrebbe molti posti ancora da riempire. “Solo voci, non avrebbe senso candidare in Francia un cittadino italiano, non è nel nostro stile ma in quello di altri”, frecciata questa volta rivolta al liberale Sandro Gozi. Niente liste transnazionali in salsa sovranista dunque: amici sì ma pur sempre patrioti.