Foto Epa, via Ansa

a londra

Sunak di fronte ai rischi del nuovo rimpasto. Torna David Cameron

Cristina Marconi

Suella Braverman è stata rimossa dal premier, che si affida all'ex primo ministro agli Esteri. I Tories hanno cambiato cinque premier in 13 anni, ministri di spicco sono andati via e le spaccature del partito hanno avuto conseguenze enormi sulla gestione del paese, dalla Brexit in poi

Esce Suella Braverman, entra David Cameron. Tempi di spettacolare cambio della guardia nel governo britannico. Rishi Sunak ha mandato via Braverman, ministra dell’Interno la cui tendenza all’insubordinazione e al linguaggio incendiario le era già costata la cacciata dal governo-lampo di Liz Truss dell’anno scorso, e l’ha sostituita con James Cleverly, incolore ministro degli Esteri che ha lasciato il posto a una superstar: Cameron.

Volto di spicco dell’ala destra dei conservatori, portavoce di una risposta radicale alle culture wars dei nostri tempi, Braverman ha sfidato l’autorità del premier, più che la sua linea politica, scrivendo un articolo sul Times di critica ai doppi standard della polizia durante le manifestazioni, denunciando il “bias” a favore dei filo-palestinesi in vista di un fine settimana di cortei e celebrazioni per il Remembrance Day. Troppo per Sunak, che pur essendosi mostrato lui stesso inflessibile sulla questione, non può accettare le critiche (continue e crescenti) di un membro del suo governo deciso a “rubare l’agenda”. E quindi ha avviato un rimpasto di governo, aprendo le porte di Downing Street a una serie di visite tra cui quella, inaspettata, dell’ex premier David Cameron. 

Il rimpasto è un grosso rischio per Sunak, visto che per i Tories l’accusa di instabilità è una delle più pesanti in vista delle elezioni: hanno cambiato cinque premier in 13 anni, ministri di spicco sono andati via e le spaccature del partito hanno avuto conseguenze enormi sulla gestione del paese, dalla Brexit in poi. Tra due giorni ci sarà la sentenza della Corte Suprema sulla legittimità della politica sull’immigrazione – targata Suella – che consiste nel mandare in Ruanda i richiedenti asilo, una soluzione che l’ex ministra non ha esitato a definire “un sogno” per chi arriva nel Regno Unito in una delle sue tante uscite che hanno fatto arrabbiare i moderati del partito. In realtà l’idea del Ruanda era stata di Priti Patel, titolare dell’Home Office prima di Braverman e straordinariamente mite al confronto, ma è stata quest’ultima ad ammantare la proposta di una retorica politica molto forte, parlando di “invasione” di immigrati. La sensazione è che Sunak abbia voluto evitare che il tema diventasse una piattaforma per Braverman, anche se ora che non è più nel governo è libera di proporre la sua visione politica e puntare dritta alla leadership. “È stato il grande privilegio della mia vita essere ministro dell’Interno”, ha detto, aggiungendo un po’ minacciosa: “Avrò altre cose da dire a tempo debito”. 

Mentre si sono dimessi i ministri per la Salute e per l’istruzione, a Downing Street è stato visto entrare di prima mattina James Cleverley, a riprova che qualcosa di grosso stava per succedere. Trapela che Cameron avrebbe manifestato interesse proprio per il Foreign Office già da un po’, anche perché a differenza di altri ex premier ha fatto un po’ di fatica a ricollocarsi. Resta anche da capire come il Labour risponderà a questa mossa, visto che Keir Starmer sta subendo moltissimo la situazione in Medio Oriente e visto anche il danno reputazionale dovuto alla notizia che il libro di Rachel Reeves, sua cancelliera ombra, contiene passi copiati da Wikipedia e altre fonti. 

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