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la fiaccolata del foglio per israele

Sull'arco di Tito, la Stella di Davide è ancora lucente. In piazza, in solidarietà di Israele

Per la libertà, per la democrazia, per il riscatto dello stato ebraico aggredito dal terrorismo. Voci e volti della manifestazione del Foglio a Roma

La lunga fila silenziosa inizia davanti al Colosseo, risale lenta lungo il viale lastricato. L’eterna memoria di Roma, eterna come quella di Israele. Venti secoli di storia, e noi qui. “In un luogo che non è affatto casuale”, dice Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma. Sul frontone dell’arco di Tito, illuminato di bianco e d’azzurro, campeggia la stella di David. “Se noi siamo qua, è anche per capire che il popolo ebraico ha passato nella sua storia delle sciagure terrificanti. Ma da queste sciagure si è sempre ripreso”. Nel lutto, c’è la volontà del riscatto. “Noi resistiamo, e ci salveremo”.

C’è un silenzio grave, come d’attesa. C’è chi ha portato con sé dei cartelli: “Hamas uguale Isis”; “La libertà dell’occidente si difende alle mura di Gerusalemme”. Su alcuni di quei cartelli ci sono le foto delle vittime dell’ultimo criminale attacco islamista. Numeri, altissimi, che qui però hanno un volto, una storia, un nome e un cognome. “Ogni ora ci arrivano sul cellulare le immagini con notizie terribili, perché Israele è piccolo e ci conosciamo tutti. E’ uno strazio infinito”, spiega Noemi Di Segni, presidente delle Comunità ebraiche italiane. “Mai nella storia recente di Israele abbiamo visto una tale barbarie”, conferma l’ambasciatore di Tel Aviv a Roma, Alon Bar. “E faremo tutto, tutto, tutto ciò che sarà necessario fare perché non avvenga più”. Sfilano anche le delegazioni dei tanti partiti che hanno aderito al presidio fogliante: tutti insieme, uniti nella volontà di portare qui la loro testimonianza.


Qui potete rivedere la manifestazione del Foglio all'Arco di Tito


“Era importante esserci. Mai come in questo momento, evitare ogni ambiguità, essere netti, significa difendere ciò che Israele rappresenta: libertà, democrazia, una certa idea di mondo in cui noi crediamo profondamente”, esordisce il direttore Claudio Cerasa. E a questi valori, Carlo Nordio, il primo ministro a prendere la parola, ne aggiunge un altro. E non a caso. “La giustizia”, dice il Guardasigilli. “La giustizia è leitmotif dell’Antico Testamento. Oggi Israele ha tanti titoli di legittimazione a resistere: la storia, la geografia, il diritto internazionale. Golda Meier, dopo l’attentato a Monaco del 1972, disse che la giustizia di Israele ha il braccio lungo. E noi qui ci sentiamo di pronunciare lo stesso giuramento che professano i militari israeliani: non ci sarà una seconda Masada”. Giustizia, dunque. Ma anche verità. “Cosa fa l’Italia di fronte a certe immagini? Si capisce cosa c’è dietro, davvero? Chi è stato ucciso e chi è l’assassino. Chi è stato torturato e chi è il torturatore. La si vorrà riconoscere, questa differenza, o si farà finta che non ci sono torti e ragioni chiari”, spiega Noemi Di Segni. “Vogliamo cercarla, e affermarla, la verità?”.

E la verità è anche quella che Pigi Battista ricorda con tono stentoreo. “Non c’entra niente la questione palestinese. Questi terroristi non gridano ‘Palestina libera’: ce l’hanno con la democrazia, con la libertà, coi nostri valori. Quella di Israele è la frontiera morale di tutto l’occidente”.

Giustizia e verità, dunque. “E la forza”, dice Antonio Tajani. “La forza che vale più della violenza. E Israele ha dalla sua la forza del diritto. Il Parlamento italiano oggi ha condannato senza esitazione la vile aggressione contro cittadini inermi, contro ebrei inermi. Hamas, unico responsabile di questa strage, non vuole la pace. Vuole la guerra, perché è nella guerra che è convinta di poter prosperare”.

C’è poi il nodo dei finanziamenti alle associazioni internazionali che, dietro più o meno supposti fini umanitari, finiscono per foraggiare Hamas. E’ un nodo che evoca Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera che sale sul palco ai piedi dell’Arco di Tito insieme al suo collega del Senato, Massimiliano Romeo. “Neanche un euro ad associazioni internazionali che poi foraggiano Hamas”, continua Tajani. “Ma avete già cambiato idea!”, urla un contestatore. “Non noi, io non sono l’Alto rappresentante dell’Ue”, ribatte il vicepremier, riferendosi alla dialettica in corso a Bruxelles sul punto”.

Non sarà, questo l’unico momento di tensione tra il palco e la folla. Quando Roberto Gualtieri prende la parola, suggerendo “una ricorrenza terribile” (“Proprio mentre ci accingiamo a ricordare l’ottantesimo anniversario della retata al ghetto di Roma, altre immagini di deportazioni, di sevizie, di una caccia casa per casa a danno di ebrei innocenti”), c’è infatti, dal pubblico, chi abbozza una mezza protesta. “Sindaco, togli quella bandiera della pace dalla facciata del Campidoglio”. Lui nicchia. Ma Giuliano Ferrara, che interviene subito dopo, lo incalza di nuovo: “Sindaco, l’unica bandiera della pace da esporre è la Stella di Davide”. Insiste Ferrara: “Israele può fare di tutto, per difendere se stesso. Solo una cosa non può fare: rinunciare a sguarnire la frontiera che separa la sua civiltà, le sue città, il suo popolo, dalla barbarie di Hamas. Gaza è ostaggio di Hamas. Due milioni di persone assoggettate a una logica terribile di sangue e di morte. Bisogna liberare Gaza: anche con le bombe, anche con l’esercito, anche coi carri armati”.

E’ a questo tema che si lega il discorso di Matteo Renzi, tra i più applauditi. “Ferrara ha detto la cosa più giusta e più difficile. Nelle prossime ore il tema sarà quello di chiedere a Israele di accettare la disponibilità alla tregua offerta da Hamas. E a quel punto cosa succederà, quando Israele farà ciò che finora non ha mai avuto il coraggio di fare? Golda Meier disse: ‘Potremo forse perdonarvi per avere ucciso i nostri figli, ma non vi perdoneremo mai per averci costretto a uccidere i vostri figli’. Questo è il dramma di Israele, un paese che ha non solo il diritto, ma anche il dovere di esistere”. C’è di  mezzo la geopolitica, certo. “L’intervento di Hamas è chiaramente organizzato col sostegno dell’Iran, col preciso obiettivo di bloccare la finalizzazione dell’accordo tra Israele e Arabia Saudita”, dice l’ex premier. Ma c’è di mezzo anche l’umanità, il destino di intere famiglie. “Penso a quei genitori che vedono oggi i propri figli partire per andare a difendere in armi Israele”, dice Renzi. Ed è un tema, quello dei figli, che tocca da vicino anche Mara Carfagna. “Se sono qui, oggi, è anche per una bambina di tre anni che ha deciso di diventare ebrea. Quella bambina è mia figlia. E anche per lei sarò sempre contro qualsiasi forma di ambiguità”.

Concetto molto citato, l’ambiguità. Lo fa Alessandro Alfieri, del Pd. E lo fa Giovanni Donzelli, di FdI: “Oggi Camera e Senato hanno dato prova di unità nella condanna del terrorismo di Hamas. Ma non può bastare. La stessa condanna andrà applicata anche a ogni forma di ambiguità. E la stessa compattezza andrà dimostrata quando, tra qualche giorno, Israele dimostrerà la sua forza per riaffermare il suo diritto alla difesa”. Poi la proposta: “Facciamo un’altra iniziativa analoga, un’altra fiaccolata: la facciamo il giorno dopo a quello in cui Israele avrà vinto”.

Intanto per Victor Fadlun, presidente della Comunità ebraica di Roma, c’è da rinnovare un impegno. “Sarei qui anche se non fossi ebreo. Sono qui come difensore di una civiltà che è sancita anche nella nostra Costituzione. La nostra riconosce l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, senza distinzione di razza, etnia o religione. Quella di Hamas evoca la realizzazione di uno stato islamico senza alcuna presenza di persone ebraiche”.

Alle nove e mezza della sera, le fiaccole delle migliaia di persone che sono accorse rischiarano ancora le ombre che la sera di Roma allunga sulle rovine dei fori imperiali. Sull’arco di Tito, la Stella di Davide è ancora lucente.

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