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Editoriali

Il presidente della Serbia parla di pulizia etnica in Kosovo. Un copione già visto

Redazione

Vucic non condanna l'attacco di un gruppo di serbi al monastero di Banjska e addossa ogni responsabilità ai kosovari. Una trama da leggere con attenzione per prevenire una guerra nei Balcani, che assomiglia molto alla propaganda del Cremlino per giustificare l'invasione dell'Ucraina
 

Durante la notte tra domenica e lunedì, attorno al monastero di Banjska, un gruppo di circa trenta uomini si è scontrato con la polizia e le violenze hanno causato quattro morti, uno era un poliziotto. Il gruppo di uomini aveva con sé armi, aveva piazzato due camion senza targa sul ponte da cui è possibile arrivare al monastero e quando la polizia si è avvicinata ha iniziato a lanciare bombe a mano. E’ l’episodio più grave degli ultimi tempi nella nazione in cui gli atti di violenza tra l’etnia serba e albanese sono in aumento. I leader della Serbia e del Kosovo finora non sono stati in grado di trovare soluzioni, gli incontri mediati anche da Bruxelles sono finiti sempre senza un risultato, un compromesso, una promessa, piuttosto con la sensazione pericolosa che quello che accade dentro al Kosovo venga utilizzato come argomento elettorale profittevole dalle due parti.

I violenti che hanno attaccato il monastero erano serbi, e lo stesso presidente della Serbia, Aleksandar Vucic, lo ha detto, specificando poi che non rappresentavano le intenzioni di Belgrado, ma che ogni responsabilità è comunque del primo ministro del Kosovo Albin Kurti. Ha preso distanze minime, senza condannare, ha aggiunto altra tensione. Anche gli americani sono impegnati nel trovare una soluzione in Kosovo, dimostrando più volte a Vucic di non avere alcuna intenzione di isolarlo nonostante consideri la Russia il suo alleato più prezioso e rimproverando anzi a Kurti di non essersi impegnato a sufficienza per il rispetto dei serbi sul suo territorio.

Dopo gli scontri di domenica, una delle prime persone che Vucic ha incontrato è stato l’ambasciatore russo in Serbia, Alexander Botsan-Kharchenko, per parlare del rischio di pulizia etnica a danno dei serbi in Kosovo, con parole che molto ricordano quelle utilizzate dal Cremlino per giustificare l’invasione dell’Ucraina: allora Vladimir Putin parlava di una pulizia etnica perpetrata dagli ucraini nel Donbas contro i russi e della necessità di intervenire. Bisogna osservare bene il copione, che spesso si ripete, per prevenire i danni.

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