Le frecce tricolore, dopo la firma del Trattato del Quirinale (Ansa)

prospettive

Il trattato del Quirinale prevede un confronto stabile con Parigi. Facciamolo

Jean-Pierre Darnis

L'accordo metteva in programma vertici frequenti e la partecipazione incrociata ai rispettivi consigli dei ministri. Con il governo Meloni la pratica è stata archiviata, ma come dimostra l'ennesima crisi dei migranti sarebbe importante riprenderla. Sia per l'Italia che per la Francia

La crisi dei migranti e le sue conseguenze sulle relazioni fra Roma e Parigi presentano non pochi paradossi. La visita del ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin, non è stata particolarmente proficua. Dopo la telefonata fra Emmanuel Macron e Giorgia Meloni, che aveva l’obiettivo di mostrare la solidarietà francese, il ministro Darmanin ha ribadito a Roma questo concetto senza proporre niente di concreto, se non il sostengo al rafforzamento dell’agenda europea in materia già espresso dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.

 

Dopo mesi di isolamento, bisogna comunque rilevare che l’Italia è tornata nel gioco diplomatico europeo. Si tratta di un passo certamente rilevante ma fondamentalmente eterodiretto: le opinioni pubbliche europee sono mosse dalla larga copertura mediatica degli sbarchi di Lampedusa e i vari governi devono rispondere a questo richiamo di solidarietà. Quindi l’ondata di partecipazione aiuta anche il governo italiano, che in qualche modo riesce così a superare l’etichetta di “estrema destra” che lo caratterizza nel dibattito europeo  e che costituisce una barriera per quei governi, come quello francese, che a vario titolo vedono in questo estremismo il loro nemico politico interno. 

Il relativo sdoganamento del governo italiano tuttavia non crea per il momento margini di manovra rilevanti. La situazione odierna ricorda quella dell’estate del 2017. All’epoca Emmanuel Macron era stato eletto presidente sotto la bandiera europea e voleva dimostrare la sua capacità di influire sulle priorità del continente. Con il governo italiano di centrosinistra, presieduto da Paolo Gentiloni, i contatti personali furono buoni ma ci fu subito una  incomprensione: lo stop alla ripresa di Stx da parte di Fincantieri. La gestione autonoma del dossier diplomatico libico e la  crisi migratoria avevano velocemente guastato i rapporti. Nel luglio del 2017 ci furono numerose visite di ministri francesi a Roma che volevano rassicurare l’Italia senza però cambiare i termini dei problemi a livello bilaterale. In qualche modo la  diplomazia degli ultimi giorni potrebbe portare a quello stesso punto:  una solidarietà politica e umana che però non si traduce in passi concreti, frutto di compromessi.

 

Oggi come ieri abbiamo capito che la questione “migranti” è un ordigno politico di delicata manutenzione: negli scenari politici interni italiani, francesi o tedeschi viene usata per camuffare altre rivendicazioni che rimandano alla fragilità dei modelli europei alle prese con l’integrazione di migranti provenienti da ondate precedenti, che siano lontane come nel caso francese o più recenti come nei casi italiano o tedesco. Da questo punto di vista, le dinamiche sono  paragonabili e questo spiega anche quanto sia difficile raggiungere un compromesso talmente è grande la portata simbolica del “rifiuto” dei migranti. 

Il riferimento al 2017 ci dimostra anche la natura duratura di queste problematiche. La crisi di allora aveva portato all’idea di un trattato bilaterale: era parso importante creare dei meccanismi di confronto e di dialogo permanente che potessero servire da camera di compensazione, con incontri ministeriali stabili dove poter definire l’interesse comune, senza dover rincorrere l’attualità. Questi meccanismi esistono perché è stato adottato il Trattato del Quirinale. Soltanto che poi la parte politica, i vertici frequenti e la partecipazione incrociata ai rispettivi consigli dei ministri, è stata archiviata dall’entrata in funzione del governo Meloni. Oggi sarebbe opportuno restaurarla e stabilire una pratica di confronto permanete, preludio necessario alla costruzione di misure concrete. Per l’Italia è evidentemente importante, ma offrirebbe anche alla Francia una sponda di dialogo diversa da quella tedesca, ultimamente assai complicata.
 

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