Sberle all'Italia sul Mes

David Carretta

Giorgetti non prende impegni con l’Eurogruppo e viene sgridato. E a forza di nicchiare, è più debole sul Patto. Una crisi a puntate

Bruxelles. L’Eurogruppo ieri è tornato a fare pressioni sul governo di Giorgia Meloni affinché proceda alla ratifica del nuovo trattato del Meccanismo europeo di stabilità entro la fine dell’anno. Seppur con un linguaggio diplomatico, il suo presidente, Paschal Donohoe, ha voluto mandare un avvertimento più forte del solito sui rischi che sta correndo l’Italia e quelli che fa correre agli altri paesi della zona euro. “Questo non è solo un dibattito su una rete di sicurezza in tempi di incertezza per l’Italia, ma anche sugli altri diciannove stati membri e sul fatto che negli anni recenti abbiamo visto quanto rapidamente le condizioni economiche possono cambiare”, ha detto il presidente dell’Eurogruppo. Con la crescita che rallenta e i tassi di interesse che salgono, aumentano anche i pericoli di una recessione. Il direttore del Mes, Pierre Gramegna, ha ricordato che “rimangono rischi per la stabilità finanziaria”, perché “l’impatto effettivo dell’aumento dei tassi e dell’indebolimento dell’economia deve ancora essere visto”. Non si possono escludere fallimenti bancari, dopo quelli visti all’inizio dell’anno negli Stati Uniti e in Svizzera.

   
Per l’Italia, con il suo debito oltre il 140 per cento del pil, il futuro potrebbe essere un ritorno alla crisi del debito sovrano. Ma il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, non ha voluto assumere impegni, nascondendosi per l’ennesima volta dietro all’opposizione al Mes delle forze politiche che sostengono il governo, a cominciare dalla sua Lega. Durante il dibattito con i suoi colleghi, Giorgetti avrebbe spiegato che nel Parlamento italiano, a oggi, non c’è maggioranza per procedere alla ratifica.

 

La riforma del Mes, adottata nel gennaio del 2021, serve a fornire una “rete di sicurezza” al Fondo unico di risoluzione delle banche in crisi. L’Italia è l’unico paese della zona euro a non aver ratificato. La ratifica deve avvenire entro la fine dell’anno, perché dal 2024 non ci saranno più le linee di credito bilaterali fornite dagli stati membri. La “rete di sicurezza” del Mes permetterebbe di raddoppiare le risorse per le risoluzioni bancarie (1 per cento dei depositi coperti, con un tetto massimo di 68 miliardi di euro), garantendone l’immediata disponibilità. Gramegna ha spiegato che tutto è pronto. Dopo il via libera del Parlamento italiano, basterebbero pochi giorni o settimane per attivare la “rete di sicurezza” per il Fondo di risoluzione unico. Il nuovo trattato è parte del completamento dell’Unione bancaria. L’obiettivo è quello di evitare che i governi siano costretti a salvare le banche in fallimento con soldi pubblici, entrando nella spirale della crisi bancaria-crisi del debito sovrano. I fallimenti delle banche regionali americane e del Credit Suisse, dovuti all’aumento dei tassi di interessi delle banche centrali, hanno ravvivato le paure per gli istituti di credito anche nella zona euro. Che sia richiesta o meno, la “rete di sicurezza” permette di rassicurare i mercati sulla capacità della zona euro di tutelare il settore bancario da contagi. Lo stesso vale per il rischio di insolvenza di uno stato membro: con le sue linee di credito e i programmi di assistenza, a cui è legata la possibilità di attivare lo scudo antispread della Bce, il Mes fornisce protezione ai paesi altamente indebitati su cui i mercati hanno dubbi. “La cosa importante è che il Mes possa sostenere e realizzare il mandato per cui è stato creato: assicurare la stabilità finanziaria nell’area euro”, ha ricordato Gramegna.

 

L’Eurogruppo sperava che la calendarizzazione in Parlamento potesse portare a una svolta sulla ratifica. Il lavoro dovrebbe riprendere a novembre e, secondo il resoconto di Donohoe, Giorgetti avrebbe rassicurato sui “suoi sforzi”. “Giorgetti è ben cosciente della dimensione europea” della ratifica del Mes, ha spiegato Donohoe, insistendo sulle “aspettative” degli altri ministri. Ma il fatto che Giorgetti abbia ammesso di non avere la maggioranza per procedere alla ratifica appare come una rinuncia a voler convincere Lega e Fratelli d’Italia e getta un’ombra sulla credibilità del governo Meloni, indebolendone la posizione su altri tavoli negoziali come la revisione del Patto di stabilità e crescita. Giorgetti avrebbe accantonato la richiesta di Meloni di fare del Mes e della riforma del Patto un “pacchetto” unico per ottenere in cambio uno sconto sulle regole di debito e deficit per gli investimenti. All’Ecofin di oggi il ministro italiano dovrebbe fare richieste al ribasso rispetto a quelle che aveva fatto circolare negli scorsi mesi: un trattamento privilegiato per i fondi del Pnrr e per le spese aggiuntive per la difesa (limitatamente all’Ucraina). Messo alle strette sul Mes, durante l’Eurogruppo Giorgetti ha anche evitato di prendere la parola per criticare la decisione della Bce di alzare i tassi.
 

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