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il caso diplomatico

Perché dopo il terremoto il Marocco non vuole gli aiuti della Francia

Mauro Zanon

Tra accuse e calcoli errati si sta sgretolando l’influenza francese dal Sahara al Sahel. La crisi tra Macron e il re Mohamed VI e i motivi che spiegano il rifiuto di Rabat a Parigi

Parigi. Da quando è scoppiato l’affaire Pegasus, dal nome del software sviluppato dalla società di sicurezza israeliana Nso, attraverso il quale i servizi segreti marocchini avevano intercettato uno dei telefoni del presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron, i rapporti tra la Francia e il Marocco di re Mohamed VI si sono deteriorati. L’ultima conferma è arrivata dopo il terremoto che ha colpito la regione a sud-ovest di Marrakech e che ha provocato, per ora, più di 2.500 morti: Rabat ha rifiutato l’aiuto umanitario di Parigi. “A livello tecnico, sono stati stabiliti tutti i contatti bilaterali. Le autorità marocchine sanno esattamente ciò che possiamo fornire, il tipo di assistenza e le tempistiche. Ora spetta a loro decidere”, ha dichiarato Macron a margine del G20 in India. 

Il ministero dell’Interno del Marocco ha giustificato la decisione di accogliere soltanto gli aiuti dei “paesi amici Spagna, Qatar, Regno Unito ed Emirati Arabi Uniti” con la “valutazione precisa” dei bisogni e “tenendo conto che la mancanza di coordinamento in tali situazioni potrebbe essere controproducente”. 

L’insofferenza del Marocco riguarda in particolare il Sahara occidentale, ex colonia spagnola contesa tra il Marocco e gli indipendentisti sahrawi del Fronte Polisario sostenuti dalla “nemica” Algeria. Rabat rivendica la piena sovranità dell’area, considera la questione una priorità da quando gli Stati Uniti hanno riconosciuto tale sovranità il 10 dicembre 2020, in cambio della normalizzazione dei rapporti tra il regno marocchino e Israele, e accusa Parigi di cerchiobottismo. L’Eliseo si affida all’Onu per trovare una soluzione e intanto cerca di mantenere relazioni cordiali con l’Algeria, sostenitrice del Fronte Polisario, per ragioni strategiche ed economiche. Per molto tempo favorevole alle tesi degli indipendentisti sahrawi, la Spagna si è schierata negli ultimi tempi a favore della posizione marocchina, il che spiega la priorità data al governo spagnolo negli aiuti umanitari rispetto al partner storico francese.

Alle divergenze sul Sahara occidentale vanno aggiunti gli attriti legati al mancato rispetto degli accordi di rimpatrio dei migranti clandestini da parte del Marocco, e il richiamo in patria dell’ambasciatore marocchino a Parigi lo scorso febbraio. Il motivo? Il voto di una risoluzione del Parlamento europeo, lo scorso gennaio, che denunciava la sorte riservata ai giornalisti detenuti in Marocco, invitando Rabat a rispettare la libertà di espressione e la libertà dei media. Una risoluzione figlia di una campagna anti marocchina a Bruxelles “orchestrata” dalla Francia, secondo la classe politica e alcuni media del paese nordafricano. E pensare che, al momento della prima scossa, Mohammed VI, “M6” come viene chiamato a Parigi, si trovava in Francia “per motivi di salute” (soffrirebbe di sarcoidosi, una malattia autoimmune), nel suo palazzo parigino di avenue Emile-Deschanel. La stampa francese parla di un “re assente” più a suo agio a Parigi tra le star che a Rabat in mezzo al suo popolo. 

Allargando la prospettiva, le ruggini con il Marocco contribuiscono ad aggravare la perdita di influenza di Parigi in aree storicamente strategiche, dal Sahara al Sahel.

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