Fulton Prison Blues. In uno scatto il grottesco destino di Giuliani, da sceriffo a teppista

Enrico Cicchetti

La foto segnaletica dell'ex sindaco di New York e avvocato di Trump è il triste ribaltamento di una vita spesa nella lotta al crimine

"When I was just a baby my mama told me: son / Always be a good boy, don’t ever play with guns". A differenza del galeotto della ballata di Johnny Cash, "Folsom prison blues", il protagonista di questa storia non ha giocato con le pistole e grazie al cielo non ha accoppato nessun poveraccio a Reno. Ma anche a Fulton il tempo può scorrere lento e la tristezza farsi sentire. Il "blues", o almeno una certa tensione, è immortalato in una fotografia che rimbalza tra etere e fibra. Lo si vede da piccoli segni: si aggrappa alle rughe della fronte e fa sparire la bocca in una linea contratta. Hai voglia a dire ai giornalisti che ti senti "molto, molto bene" all'idea di andare in Georgia per consegnarti alle autorità, e che è "come se stessi difendendo i diritti di tutti gli americani". L'obiettivo della fotocamera è sincero: mostra più rancore che onore.

    

       

Dalla contea di Fulton, ad Atlanta, hanno diffuso la foto segnaletica scattata all'ex avvocato personale di Donald Trump, Rudy Giuliani, che ieri si è costituito come imputato nel processo per aver tentato di sovvertire il voto in Georgia. E quello scatto concretizza il grottesco destino di Rudolph William Louis Giuliani, detto Rudy. Lo "Sceriffo", l'ex sindaco della "tolleranza zero", il procuratore che ha sgominato le Cinque potenti famiglie della mafia italoamericana di New York, usando quella legge anti racket che ora è accusato di aver violato. Per coincidenza toponomastica – chissà se ci ha pensato Rudy, mentre si consolava coi ricordi – proprio a Fulton Street, nella Grande Mela, negli anni Novanta sorgeva il Fulton Fish Market, il più grande mercato ittico al mondo dopo Tokyo, che allora era controllato da quei clan che Giuliani contribuì a smantellare.

 

Ora Giuliani è accusato di 13 capi di imputazione, dall'associazione a delinquere giù sino al falso. Immortalato come un teppista qualunque. "Una foto segnaletica per un uomo che probabilmente ha messo i peggiori criminali del ventesimo secolo in galera", risponde a chi gli sventola sotto il naso quell'immagine imbarazzante. Che intanto è già in vendita online, replicata milioni di volte su t-shirt e tazzone da caffè, idea di business pusillanime derivata forse dal facile gioco di parole sul termine inglese mugshot (la foto segnaletica), dove "mug" sta per "muso, ceffo". Ma ha anche il duplice significato di "tazza". E chissà se verrà scattata e subito diffusa anche la leggendaria mugshot di Trump. Dice Rolling Stone che alcuni suoi stretti collaboratori gli consigliano di trasformarla in carburante per una raccolta fondi, o usarla come nuovo potente simbolo sul merchandising della campagna 2024. "Sorrida, presidente. Cheese!".

  • Enrico Cicchetti
  • Nato nelle terre di Virgilio in un afoso settembre del 1987, cerca refrigerio in quelle di Enea. Al Foglio dal 2016. Su Twitter è @e_cicchetti