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Altro che laboratorio delle destre. In Spagna è la sinistra a tessere coalizioni

Redazione

Il colpo di Sánchez dimostra che il centrosinistra spagnolo è in vantaggio per la sua capacità di accordarsi con le formazioni territoriali. E che il banco di prova per l'alleanza Pp-Vox è fallito

L’elezione della socialista Francina Armengol alla presidenza della Camera in Spagna dimostra la capacità di Pedro Sánchez, premier uscente che aveva deciso di anticipare le elezioni per impedire che l’accordo tra le formazioni di centro e di destra si consolidasse, di manovrare con efficacia. Decisivo è stato il voto del partito catalano di Carles Puigdemont (accusato dalla procura per aver proclamato l’indipendenza della Catalogna, ora esule a Waterloo), il che rende comunque fragile la maggioranza che non è  certo che possa essere replicata per la nomina del premier. Puigdemont ha ripetuto che “non è cambiato nulla” e continua a rivendicare un’amnistia e il diritto alla secessione. Il Partido popular (Pp) non ha ottenuto l’appoggio di Vox per la sua candidata.

 

Il centrosinistra spagnolo, meno forte elettoralmente del centrodestra, è però in vantaggio per la sua capacità di accordarsi con le formazioni territoriali, comprese quelle secessioniste. Dire, come Matteo Salvini, che il centrodestra perde perché non è unito è un po’ semplificatorio. Il sistema politico spagnolo era basato sulla competizione tra due partiti nazionali, ma ora sono apparse nuove formazioni, una alla sinistra del Psoe e una a destra del Pp, il che crea l’esigenza di costruire coalizioni e mette in gioco le formazioni localistiche. La differenza è che in Spagna è la sinistra a dialogare con le formazioni territoriali, mentre il centrodestra italiano è nato dalla convergenza con la Lega.

Comunque il primo tempo della partita è stato vinto da Sánchez, ora comincia quello decisivo e bisognerà vedere se le aperture al catalanismo saranno abbastanza ampie da convincere Puigdemont o se prevarrà il desiderio di dimostrare che la Spagna è ingovernabile finché non accetta la secessione catalana. Nell’attesa, un dato è certo ed è un messaggio anche all’Italia: se Madrid doveva essere il laboratorio delle alleanze a destra, un banco di prova per un futuro patto tra Ppe (dove siede il Pp) ed Ecr (dove siede Vox con Fratelli d’Italia), l’esperimento non ha funzionato.

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