In Thailandia la normalità è impossibile

Redazione

Il leader progressista Pita non raggiunge la maggioranza. Negato l’esito del voto

Ieri il Parlamento thailandese si è riunito per nominare il primo ministro ma non è stata ottenuta la maggioranza. La seconda votazione, probabilmente ancora infruttuosa, è prevista per il 19 luglio. In Thailandia i tempi della politica sono monsonici. Si protraggono a lungo ma sono prevedibili. “Se la Thailandia fosse una democrazia normale Pita sarebbe già in carica”, scrive il Nikkei Asia: Pita Limjaroenrat, 42 anni, è il leader di Move Forward, il partito progressista che ha ottenuto una clamorosa vittoria con 14 milioni di voti, il 62 percento dell’elettorato, alle elezioni dello scorso 14 maggio. A Bangkok la normalità sembra quindi negata come l’esito del voto ed è più vaga del sayasat, il sovrannaturale. E’ evocata dalla generazione tradita di giovani contestatori, ed è opposta al sistema della repressione incarnato dai “dinosauri”, i militari, gli ultraconservatori, i rappresentanti dell’ammart, l’aristocrazia.

  

Secondo gli esperti il ritardo nella nomina del primo ministro ha offerto ai centri di potere la possibilità di trasformare il volere della nazione in un vantaggio per i loro interessi. La nuova costituzione thai, promulgata dalla giunta che ha preso il potere nel 2014, infatti, rende superflua qualsiasi analisi: dei 750 membri del parlamento solo 500 sono eletti. I 250 senatori sono nominati dal governo, a sua volta emanazione della giunta militare. Per ottenere la maggioranza utile alla nomina del primo ministro sono quindi necessari 376 voti, Pita ne ha ottenuti 324, segno di un certo risveglio di coscienze. In nome dei sacri valori, Pita e il suo partito sono stati accusati di “voler rovesciare il governo democratico con il re quale capo di stato”. In altre parole, del crimine di tentata repubblica. Se tale accusa fosse ritenuta vera il partito sarebbe disciolto e Pita potrebbe essere accusato di colpe ben più gravi di quella che già potrebbe impedirgli di diventare primo ministro, ossia di avere una minima partecipazione in un’emittente televisiva. “Essere normale” in Thailandia sembra proprio impossibile.

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