Caos nel Regno Unito
Cosa vuol fare ora il neopremier scozzese con lo scandalo Sturgeon
Il caso dell’ex prima ministra arrestata e poi rilasciata nell’inchiesta sui fondi del suo partito mette in gravi difficoltà il nuovo leader Humza Yousaf. Lui dice di non voler sospendere il suo predecessore, ma rimane il nodo politico
Successor non porta pena, eppure qualcosa dovranno pur inventarsi Rishi Sunak e Humza Yousaf per garantire, dai due lati del Vallo d’Adriano, un futuro politico al partito che hanno ricevuto dalle mani di figure molto carismatiche cadute in gravissima disgrazia proprio in questi giorni. Solo che se quello di Boris Johnson è un crollo annunciato, che annienta l’ultima briciola di credibilità dell’inutile mutilazione storica della Brexit, il caso di Nicola Sturgeon, arrestata e rilasciata dopo un interrogatorio durato sette ore nell’ambito dell’inchiesta sull’utilizzo dei fondi raccolti dal partito Snp per organizzare un nuovo referendum sull’indipendenza, mette in grave difficoltà il nuovo leader scozzese. Perché Sturgeon era brava e appassionata e anche se il suo nome uscirà pulito dalle indagini, il colpo è stato immenso e lo slancio della causa indipendentista potrebbe arenarsi nonostante i sondaggi ancora buoni, trascinando con sé un partito che sulle capacità amministrative ha fondato buona parte dello straordinario successo degli ultimi anni.
Gli ultimi mesi sono stati tumultuosi: a febbraio Sturgeon ha annunciato le dimissioni da leader e tutti si sono inteneriti pensando che fosse stanca e sfibrata, anche se detto da lei – ruggente, scaltra, determinata – suonava veramente stridente. Poco dopo, ad aprile, è stato arrestato il marito, Peter Murrell, amministratore del partito dal 1999, interrogato e rilasciato subito dopo. Nelle settimane successive la stessa sorte era toccata al tesoriere del partito, sempre nell’ambito di un’indagine chiamata Operazione Branchform e aperta per far luce sull’accusa, mossa da alcuni donatori, secondo cui più di 666 mila sterline raccolte con l’obiettivo di un nuovo referendum sull’indipendenza nel 2017 e nel 2019 sarebbero state usate per altri scopi, nonostante gli appelli degli attivisti che volevano andare al voto. Ma il referendum, anche per via di elezioni andate meno bene del previsto e del barrage di Londra, non c’è stato, ma il conto in banca del partito non conterrebbe più che una minima parte della considerevole somma raccolta. Nelle perquisizioni a casa di Murrell e dei suoi famigliari sarebbe stato notato un camper di lusso di proprietà della di lui madre, in uno dei momenti più teatrali di una vicenda che sta cambiando la scena politica britannica e che potrebbe rappresentare una autentica manna dal cielo per il Labour, la cui eventuale vittoria alle prossime elezioni non dovrebbe più scontrarsi con la necessità di un’alleanza controversa con l’Snp, che al momento ha 48 dei 59 seggi scozzesi a Westminster.
Per questo ora tutti si aspettano di vedere cosa farà Yousaf, che da una parte ha promesso di migliorare la trasparenza e la governance interna al partito, dall’altra è stato eletto in continuità con Sturgeon, che, va ribadito, è stata una politica eccezionale, rispettata anche dagli avversari che la temevano per la sua efficacia e amata da una parte dell’Snp che si sente ancora legata alla sua figura. Per adesso lui ha detto che non intende sospendere Sturgeon dal partito, nonostante alcuni appelli di alto profilo, spiegando che “farò quello che ritengo sia giusto per i valori della giustizia naturale”. Di suo, Sturgeon si è detta “sicura di non aver commesso nessuna irregolarità”, ma ora bisognerà capire quanto la lealtà di Yousaf gli porterà fortuna: quella presente è anche una grande opportunità di liberarsi di una figura ingombrante.
Una situazione simile a quella che vive Sunak a livello nazionale: Boris, da ex premier, ha presentato una lista di persone da insignire di onorificenze e ben otto delle sue proposte sono state bloccate suscitando la sua ira, visto che si tratta di fedelissimi come la deputata Nadine Dorries. Sunak ha accusato Boris di avergli chiesto di aggirare il parere del comitato della Camera dei Lord incaricato di valutare le candidature e di dare il titolo di peer alle persone da lui indicate. “Una cosa che non ero disposto a fare”, ha spiegato il premier, che a questo punto sembra meglio avviato verso la strada dell’assassinio politico. Johnson nel frattempo si è dimesso ufficialmente dal suo posto da deputato di Uxbridge, dove ci saranno quindi elezioni suppletive, giocando d’anticipo rispetto al verdetto sulle sue famigerate feste durante il lockdown. Talmente tanti assist tutti insieme per Keir Starmer e il suo Labour che sarebbe imbarazzante non riuscire a farsene niente.
la sconfitta del dittatore