La Polonia scende in piazza contro la "legge Tusk"

Micol Flammini

La Commissione che dovrebbe indagare le influenze russe nella politica polacca non piace all'Ue e nemmeno agli Stati Uniti. I cittadini puntano a una mobilitazione in stile israeliano per proteggere la democrazia e anche la centralità di Varsavia

Il 4 giugno l'opposizione polacca ha indetto una grande manifestazione contro la creazione della Commissione che dovrebbe indagare le influenze russe nella politica polacca, ma che è stata ribattezzata in modo molto esplicito “lex Tusk”, perché l'obiettivo è screditare i politici di opposizione proprio pochi mesi prima delle elezioni. L'intrusione della Russia nella vita del paese viene usata come pretesto per iniziare una campagna elettorale non equa e la creazione di una commissione con membri scelti dal PiS, il partito di governo, e boicottata dall'opposizione non dà garanzie di trasparenza. Il presidente polacco Andrzej Duda ha firmato la legge lunedì, ma ieri ha proposto alcuni emendamenti “a favore della trasparenza”. La manifestazione ci sarà comunque, i polacchi sono sempre scesi in piazza con dubbi e numerosi ogni volta che il governo metteva a rischio la democrazia. Adesso che il PiS vuole usare un argomento serio e sensibile come la Russia, i cittadini puntano a una mobilitazione in stile israeliano per convincere il governo a fare un passo indietro: in Israele i grandi scioperi contro la riforma della Giustizia hanno costretto il premier Bibi Netanyahu a fermarsi. La Commissione contro le influenze russe, diversa da quella francese, non piace all'Ue e nemmeno agli americani. in Israele i grandi scioperi contro la riforma della Giustizia hanno costretto il premier Bibi Netanyahu a fermarsi. La Commissione contro le influenze russe, diversa da quella francese, non piace all'Ue e nemmeno agli americani. in Israele i grandi scioperi contro la riforma della Giustizia hanno costretto il premier Bibi Netanyahu a fermarsi. La Commissione contro le influenze russe, diversa da quella francese, non piace all'Ue e neppure agli americani. Dopo mesi in cui le crisi con Bruxelles sono in parte rientrate e che gli Stati Uniti hanno iniziato a dare a Varsavia rilevanza, far cadere la fiducia non conviene al governo, blocca lo sviluppo della nazione e la priva della sua nuova centralità.

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  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.