L’emissario cinese decorato da Vladimir Putin e inviato da Xi Jinping a Kyiv, poi nelle capitali europee e infine arrivato ieri a Mosca, ha viaggiato per oltre due settimane con una missione: convincere gli europei a rompere con gli americani e sposare l’idea cinese, e anche russa, di un cessate il fuoco immediato in Ucraina. Era partito, o almeno così ucraini, americani ed europei auspicavano, per trovare una mediazione, ma Li Hui, questo è il nome del rappresentante di Pechino, non cercava mediazioni, semmai nuove fratture. Secondo un’esclusiva del Wall Street Journal, Hui ha sollecitato l’Ue ad affermare la sua autonomia rispetto a Washington e ad aderire alla proposta di Pechino di lasciare a Mosca le zone dell’Ucraina che ha già occupato. Nel piano in dodici punti che la Cina aveva pubblicato lo scorso febbraio per far capire la sua posizione sulla guerra, si invitavano i paesi a rispettare “la sovranità nazionale”, lasciando lacunosa e irrisolta la definizione di sovranità dell’Ucraina: ieri sono sparite le ambiguità, per Pechino è legittimo lasciare alla Russia i territori presi con la violenza. Xi ha mandato il suo emissario più che a cercare la pace, a cercare le fratture, eppure a questo tour di Li Hui avevano provato a dare fiducia tutti, gli ucraini per primi.
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