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La testimonianza

Tre eurodeputati ci raccontano come il Ppe è diventato il partito di Kyiv

Pietro Guastamacchia

Andrius Kubilius, Rasa Juknevicienė, Andrzej Halicki spiegano come hanno reso i popolari il partito europeo più vicino alle istanze ucraine. E perché dopo l'Ue bisogna insistere per l'ingresso nella Nato

Strasburgo. Ci chiamavano ‘radicali’, ma oggi la linea dei Popolari europei sull’Ucraina è “un copia e incolla dei nostri tweet all’indomani dell’invasione russa”. A raccontarlo è l’eurodeputato lituano Andrius Kubilius, che insieme alla collega Rasa Juknevicienė, vicepresidente del gruppo, e al polacco Andrzej Halicki guida un’avanguardia di eurodeputati popolari dell’est Europa che nell’anno passato ha spazzato via le prudenze tedesche e le stranezze berlusconiane dalla linea politica del Ppe e l’ha portata all’avanguardia del sostegno a Kyiv. Dopo le sanzioni, l’invio di armi e la concessione dello status di paese candidato all’ingresso nell’Ue, il pacchetto di mischia dell’est, sostenuto dalla visita di Stoltenberg ieri a Kyiv, è pronto a una nuova spinta per far sì che il partito sostenga l’ingresso pressoché immediato dell’Ucraina nella Nato.

 

Il loro network interparlamentare, varato all’indomani del conflitto, si chiama “United for Ukraine”, e una delegazione sarà la settimana prossima a Roma per portare avanti il loro lavoro e incontrare la commissione Affari esteri della Camera e, se possibile, anche “il nostro ex collega Tajani”, raccontano al Foglio gli eurodeputati.

“Da quando è scoppiato il conflitto, è apparso evidente che il partito avesse bisogno di una linea chiara nei confronti della Russia e noi ne abbiamo una, molto chiara, da oltre trent’anni”, spiega Jukneviciene. “Per la prima volta i discorsi che facciamo da sempre sul fatto che le zone grigie, gli stati cuscinetto, non fanno altro che aumentare l’appetito di Putin, vengono finalmente ascoltati”, prosegue l’eurodeputata che sottolinea la scaltrezza della leadership tedesca di Manfred Weber, “ha fiutato il vento di Kyiv e ha capito che era il momento delle nostre parole”. La metamorfosi del gruppo e lo scatto in avanti atlantista realizzato grazie alle capacità di leadership dei suoi deputati dell’est infatti rappresenta l’altra grande sfida parallela del leader bavarese, poco considerata in Italia dove le attenzioni sono focalizzate sulle grandi manovre di alleanza con Meloni sui migranti. 

Da febbraio 2022, i tre eurodeputati, col benestare del presidente del gruppo, lottano mozione su mozione, parola per parola, per spostare l’asticella della linea del Ppe sempre più verso Kyiv. “Prima della guerra, era chiaro che esisteva una divisione anche politica e culturale tra Europa dell’est e Europa occidentale. Le nostre proposte venivano registrate in modo diverso. Oggi questa linea non esiste più”, spiega Kubilius.
“Le resistenze c’erano su passaggi che oggi ci sembrano elementari, sulla fornitura di armi per l’esercito ucraino, sulle sanzioni commerciali, sulle misure sul gas e sul petrolio. Tutti avevano paura di danneggiare i loro paesi e i loro elettorati, ma lentamente abbiamo convinto tutti”, aggiunge il lituano.

Egemonizzata la linea del Ppe sull’ingresso di Kyiv in Ue ora gli eurodeputati spingono per far si che i popolari si schierino a favore dell’ingresso “in tempi stretti” dell’Ucraina nella Nato, per far sì che al prossimo vertice dell’Alleanza, che si terrà proprio a Vilnius, arrivi un invito ufficiale. In cantiere c’è infatti un testo che dovrà essere discusso alla prossima riunione di gruppo che mette la richiesta nero su bianco, testo su cui i tre sperano di trovare il consenso delle delegazioni nazionali dei popolari già la  settimana prossima. Sull’accordo registrano passi in avanti anche dai colleghi italiani “che hanno presentato un emendamento molto coraggioso di cui siamo estremamente contenti”, spiega Kubilius.

“Ricordo i negoziati per il nostro ingresso nella Nato”, racconta infine Jukneviciene “ci veniva detto che così si provoca Putin, che era meglio lasciare una zona cuscinetto e via dicendo. Ora invece è chiaro che l’unico confine che Putin prende sul serio e quello con la Nato”, e il network creato dagli eurodeputati popolari ha un obiettivo chiaro: spostarlo ancora più a est.

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