Il giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich, accusato in Russia di spionaggio, scortato da ufficiali russi (Foto LaPresse) 

editoriali

L'ambasciata russa prende male l'appello pro Gershkovich. La nostra risposta

Redazione

La lettera con cui sei giornali italiani hanno manifestato la loro preoccupazione per l’arresto del giornalista americano è un'ingerenza, dice l'ambasciatore Alexei Paramonov. Brevi lezioni sulla libertà

E’ stato recapitato alla nostra redazione il “commento” dell’ambasciata russa in Italia alla lettera-appello che sei testate italiane (tra cui la nostra) hanno scritto all’ambasciatore designato Alexei Paramonov per manifestare la loro preoccupazione per l’arresto del giornalista americano Evan Gershkovich, accusato di spionaggio, e chiederne la liberazione. L’ambasciata russa considera tale appello un’ingerenza “sulla procedura dell’amministrazione della giustizia” in Russia e sostiene che il reporter è stato “colto in flagrante mentre cercava di ottenere informazioni segrete su una delle imprese del complesso militar-industriale russo”. Siamo uno stato di diritto, dice il diplomatico russo, e abbiamo il dovere di fare giustizia, e  tale preoccupata pressione, denuncia, non si è sentita per altri casi.

I leader dell’opinione pubblica, secondo l’ambasciata, non hanno “il diritto etico” di fare questi appelli “moralizzanti”. Mentre leggevamo il comunicato, alla Camera era in corso la presentazione di una proposta di legge per difendere e proteggere i cittadini russi in Italia che sono perseguitati in Russia. E’ stata presentata da Lia Quartapelle, deputata del Pd e vicepresidente della commissione Esteri alla Camera, assieme ad Andrea Gullotta, presidente dell’organizzazione Memorial Italia, che rappresenta nel nostro paese l’associazione fondata da Sakharov e da altri dissidenti russi nel 1989 per documentare l’orrore dei gulag, che è stata chiusa  da un tribunale russo nel 2021 e che l’anno scorso ha ricevuto il Nobel per la Pace. Alla Camera erano presenti anche lo slavista Mikhail Velizhev e la docente universitaria Ekaterina Lapina-Kratasyuk, costretta a lasciare la Russia per aver protestato contro la guerra. 

Mentre il nostro Parlamento si muove per tutelare i diritti e la sicurezza dei cittadini russi perseguitati da Mosca, Mosca arresta cittadini stranieri, in carcere non li lascia visitare da funzionari stranieri e aspetta il momento migliore per trasformarli in merce di scambio. Noi continueremo a documentare, come facciamo ogni giorno, la brutalità del regime russo.

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