editoriali

La Cina ospita e fa dialogare iraniani e sauditi per ridisegnare il medio oriente

Non c'erano solo Macron e von der Leyen alla corte di Xi. ma anche i capi della diplomazia di Teheran e Riad. Pechino è al centro di un’alleanza pericolosa per gli Stati Uniti e Israele

C’era un gran traffico ieri al Zhongnanhai, il cosiddetto Cremlino cinese, il complesso degli edifici del potere di Pechino. Oltre al presidente francese Emmanuel Macron e alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen alla corte di Xi Jinping, nel palazzo del ministero degli Esteri, ospiti del ministro Qin Gang, c’erano il capo della diplomazia iraniana Hossein Amir-Abdollahian e il suo omologo saudita, il principe Faisal bin Farhan al Saud.

  

Nemmeno un mese fa, a sorpresa, Iran e Arabia Saudita hanno annunciato di aver riaperto le relazioni diplomatiche dopo sei anni di tensioni, e tutto grazie alla “mediazione cinese”. Secondo l’agenzia di stampa iraniana Irna, i due ministri ieri, accolti da Qin Gang e accompagnati, molto sorridenti, in una stanza per il dialogo bilaterale, avrebbero discusso della riapertura delle rispettive ambasciate e consolati. Riad si sta allontanando sempre di più dall’alleanza con l’America, scriveva ieri il New York Times: Mohammed bin Salman preferisce chi non fa critiche sui diritti umani.

  

Già la scorsa estate l’Arabia Saudita aveva dimostrato di non essere interessata ad ascoltare gli Stati Uniti, quando il presidente americano Joe Biden era arrivato in visita con l’obiettivo di chiedere a Bin Salman di aumentare la produzione di petrolio. Riad si è goduta l’arrivo dell’ospite ma non lo ha accontentato. Un altro degli scopi del viaggio era parlare della normalizzazione dei rapporti con Israele. Non ha ottenuto neppure questo e anzi l’Arabia Saudita ha ripreso le relazioni con l’Iran dietro la mediazione della Cina e a breve potrebbe esserci una visita del presidente iraniano Ebrahim Raisi a Riad. Questa normalizzazione potrebbe crearne di nuove a catena e tutte vanno nella direzione opposta rispetto a quella su cui Stati Uniti e Israele stavano lavorando da anni. 

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