la stupidità del male

Facce ed esempi della brutalità incompetente al servizio del Cremlino

Micol Flammini

Il pilota "idiota", i rimpatri improvvisati e l'uomo che per quasi vent'anni ha costruito i brogli elettoriali del putinismo, Vladimir Churov

Gli Stati Uniti hanno cercato in ogni modo di far apparire le manovre azzardate nei cieli sopra il Mar Nero di un jet russo come un maldestro incidente. Un  Su-27 la scorsa settimana è volato a ridosso di un drone americano, talmente a ridosso da rompergli un’elica e costringere gli Stati Uniti ad abbatterlo. Le prime reazioni a Washington erano state di incredula preoccupazione per l’idea insana e poco professionale del pilota russo. La parola incidente veniva ripetuta e calcata in modo che fosse chiaro a tutti che l’atto, per quanto incauto, non era stato preso come una provocazione deliberata da parte di Mosca. Tutto era finito con una dimostrazione di preoccupazione e con un avvertimento dovuto,  e infine di nuovo era stata ripetuta la parola “incidente”.  Questa settimana il ministero della Difesa di Mosca ha premiato il pilota    come sberleffo agli americani, una strizzata d’occhio per l’aviatore che a Washington era stato garbatamente definito “poco professionale”. Il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale americano, John Kirby, ha detto: “Non ho idea del motivo per cui avrebbero assegnato un premio a un pilota che, nel peggiore dei casi, stava mettendo maliziosamente se stesso e la proprietà degli Stati Uniti a grande rischio e, nel migliore dei casi, è solo un idiota”.   

 

Molte delle decisioni di Mosca sono sembrate, soprattutto nell’ultimo anno, prive di senso e di senno e per questo ancora più pericolose. Anche le sceneggiate posticce: dopo il mandato d’arresto della Corte penale contro Vladimir Putin e la Commissaria per i diritti dell’infanzia Marija Lvova Belova, alcuni  bambini ucraini che erano stati deportati in Russia stanno tornando in Ucraina. Mosca aveva detto di aver offerto loro rifugio perché non avevano più i genitori, di averli messi al riparo e ora non fornisce più spiegazioni per questo improvviso e giusto ritorno. Il castello di scuse e propaganda si sgretola con facilità e per farlo stare in piedi c’è bisogno di ancora più scuse, anche sceme, c’è bisogno di gente per ristrutturarlo, anche scema, anche poco qualificata e non per questo meno pericolosa. Mentendo, e mentendo anche male,  la Russia ha ucciso, bombardato, torturato, deportato, avvalendosi sempre di collaboratori maestri nel tenere su il putinismo. 

 

C’era un uomo a San Pietroburgo, che, in gran segreto, dopo il collasso dell’Unione sovietica si definiva un monarchico. Amava le lettere, non aveva alcuna istruzione in fatto di giurisprudenza o ordinamento dello stato, né nessuna passione specifica per queste materie, ma decise di darsi alla politica e si ritrovò a lavorare per il consiglio comunale della sua San Pietroburgo, dove, alla fine degli anni Novanta si trovavano personaggi assai famosi. Si chiamava Vladimir Churov e in quell’occasione conobbe Putin, del quale conservò un ritratto nell’ufficio anche quando il futuro presidente smise di lavorare a San Pietroburgo. Si sarebbero incontrati ancora e ancora, fino a quando l’ormai capo del Cremlino non gli offrì di diventare il capo della Commissione elettorale centrale, carica di solito detenuta da persone con una buona preparazione legale. Quel che contava non era l’istruzione, ma la fedeltà, infatti Churov non deluse mai Putin e anzi, costruirono insieme il sistema perfetto per rimanere al potere. Lo costruì Churov, in realtà, che da monarchico aveva trovato il suo monarca. Un’elezione alla volta, dopo aver  reso sgangherato e penetrabile il sistema elettorale russo, lo manomise  in modo tale che Putin diventasse eterno, finché non si fosse stancato. Rese le frodi talmente   sfacciate e poco caute che  erano così semplici da documentare che i giornalisti potevano trovare le schede già compilate a favore del presidente o del suo partito addirittura nei bagni dei seggi. Churov veniva chiamato il mago per questi suoi trucchi, organizzava le elezioni con zelo e poca competenza e  nelle manifestazioni contro i brogli  elettorali compariva sempre la sua immagine: lui vestito da mago con la barba bianca che facilitava i paragoni.  Era il notaio, poco competente, poco preparato, molto sfrontato, del putinismo. Forse, se fosse stato un pilota, avrebbe cercato di speronare un drone. 

 

Churov, che ricevette anche l’onorificenza pregiata dell’ordine di Aleksandr Nevsky, venne sostituito nel 2016 da  Ella Pamfilova, che ha continuato il suo mandato. Lui ricevette il grado di ambasciatore straordinario e plenipotenziario presso il ministero degli Esteri, neppure per questa mansione aveva una preparazione.  E’ morto mercoledì e cinque giorni prima aveva rilasciato un’intervista alla Komsomolskaya Pravda, asserendo che la cosa più importante nella vita è l’uniforme. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.