editoriali
Il tedesco Lindner minaccia un'intesa sulla riforma del Patto di stabilità
Il ministro delle Finanze di Berlino, in calo nelle urne e nei sondaggi, ha deciso di usare l’ostruzionismo e la critica dell’Ue per fermare l’emorragia di voti. E ora l’inaffidabilità della Germania inizia ad allarmare
I ministri delle Finanze dell’Unione europea ieri hanno trovato un’intesa sui princìpi della riforma del Patto di stabilità e crescita. All’Ecofin sono state registrate convergenze sull’impianto che era stato proposto dalla Commissione: piani fiscali pluriennali negoziati tra le capitali e Bruxelles con più tempo per ridurre il debito in modo realistico; ancora più tempo per i paesi che fanno riforme e investimenti nei settori strategici dell’Ue della doppia transizione verde e digitale e della difesa; sanzioni meno pesanti ma più automatiche. Il diavolo sta nei dettagli, che saranno negoziati dopo che la Commissione avrà presentato le proposte legislative (presumibilmente ad aprile). L’Ecofin ha detto di voler terminare la riforma del Patto entro il 2023 per poter applicare le nuore regole nel prossimo anno. Non sarà facile. Il tema resta controverso con due visioni contrapposte tra il nord e il sud. Il Parlamento europeo dovrà dare il suo assenso. Tuttavia l’ostacolo principale rischia di essere la politica in Germania.
Il ministro delle Finanze, Christian Lindner, il cui partito liberale Fdp è in caduta libera nelle urne e nei sondaggi, ha deciso di usare l’ostruzionismo e la critica dell’Ue per fermare l’emorragia di voti. Lindner aveva minacciato di mettere il veto all’accordo all’Ecofin per ottenere un emendamento simbolico: la Commissione dovrà consultare di nuovo i governi prima di presentare le proposte legislative. Lindner ha anche criticato pesantemente gli orientamenti fiscali per il 2024.
Un altro ministro tedesco dell’Fdp, quello dei Trasporti Volker Wissing, ha bloccato l’accordo tra governi e Parlamento sulle auto elettriche, rinnegando la precedente posizione della Germania. A Bruxelles ogni volta si trova una soluzione su misura delle esigenze tedesche. Ma il problema dell’inaffidabilità della Germania inizia ad allarmare. La grande domanda è quando il cancelliere Olaf Scholz si deciderà a fare finalmente il capo della sua coalizione.
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