"senza Gary non si fa nulla”

La Bbc ostaggio di una finta imparzialità si rimangia la cacciata della star Lineker

Cristina Marconi

L'ex calciatore, oggi presentatore di uno dei più seguiti programmi sul calcio, è stato sospeso per aver criticato il governo. Dopo le proteste e le polemiche è arrivata la retromarcia: tornerà in studio. Ma restano i problemi e i dolori della tv pubblica inglese

 Strana tempesta, l’affare Lineker: qualcuno ne è uscito meglio di come è entrato. A partire dall’ex calciatore e presentatore di “Match of the Day”, che ha dimostrato che il calcio televisivo senza di lui semplicemente non esiste, fino al governo inglese di Rishi Sunak, che potrebbe aver trovato nelle polemiche una non disprezzabile distrazione rispetto a una legge sull’immigrazione illegale piena di difetti e punti oscuri.

 

L’unica figura ammaccata è quella del direttore generale della Bbc, Tim Davie, che non ha saputo parare la palla quando si è presentata e dopo un weekend in cui al posto dei popolarissimi programmi di calcio è toccato scongelare roba su antiquariato e giardinaggio, ha fatto retromarcia e si è ripreso la sua superstar Gary Lineker, che gli ha anche concesso un tweet pieno di fair play in cui riconosce il suo “lavoro pressoché impossibile per cercare di accontentare tutti, in particolare nella sfera dell’imparzialità”. Perché la vera questione non è se il governo sia nazista (come la preside di Firenze, anche Lineker era in vena di paragoni storici) o se l’ex calciatore sia autorizzato a dire quello che vuole – l’ha già fatto in passato, sulla Brexit e sull’ex leader laburista Jeremy Corbyn, due cose che non vedeva affatto di buon occhio – ma se la Bbc possa continuare a chiedere ai britannici possessori di uno schermo di pagare un canone da 159 sterline l’anno qualora smetta di offrire il bene più raro del mondo: l’imparzialità, quel servizio al di sopra delle parti per cui è celebrato, quell’approccio per cui, come ricorda Stephen Bush sul Financial Times, ci sono giornalisti che non votano perché non vogliono prendere posizione neppure nel segreto dell’urna. 

 

Le regole della Bbc sono chiare e dicono che l’imparzialità è un principio guida, “fondamentale per la nostra reputazione, per i nostri valori e per la fiducia del pubblico”, che deve mettere mano al portafoglio sebbene l’offerta sia ormai sterminata. Questa imparzialità deve essere “adeguata e proporzionata” e ovviamente il potere deve essere tenuto d’occhio, gli argomenti vanno approfonditi, anche perché imparziali non è sinonimo di filogovernativi e la Bbc non è la Pravda. Ma c’è il problema dei social media, che si possono usare facendo ben attenzione alla veste in cui si parla, soprattutto se si è dipendenti. 

 

Il caso di Gary Lineker è diverso: lui ha una collaborazione da 1,5 milioni l’anno e procede a contratti di due anni, l’ultimo dei quali è stato fatto prima dell’arrivo di Davie alla direzione generale. Da gente come lui la Beeb spera che “evitino di prendere posizione sulle questioni di partiti politici e di stare attenti quando parlano di questioni di politiche pubbliche”, ma capita sempre che qualcuno su Twitter dica cose non imparziali, anche perché i post legnosi ucciderebbero sia le video che le radio stars con danni per tutti. Di solito nei casi minori la Bbc suggerisce di distinguere quello che viene detto durante i programmi e quello che appare sui social media. In questo caso il direttore generale Davie, consigliato male dal panico o, come sostengono molti, dal sussiego nei confronti di un governo a cui è molto vicino, ha deciso di non lasciar correre ma di gestire la faccenda con pugno incerto. L’ex calciatore ha un account Twitter in cui non si menziona la Bbc, la sua fama è ancora legata ai 48 gol segnati in nazionale, e soprattutto non è un giornalista: si occupa di sport, una posizione che lo esonera dal rispettare le regole secondo quanto sottolineato anche dal polemista Piers Morgan, uno che di solito le madonnine infilzate del politicamente corretto se le mangia a colazione. E che invece qui è andato in difesa del presentatore, che proprio nel suo essere una celebrity sportiva, con 8,8 milioni di follower, ha una force de frappe ben maggiore rispetto a un giornalista. 

 

Il tweet incriminato era un po’ di grana grossa – quella del governo “è una politica smodatamente crudele rivolta alla gente più vulnerabile in un linguaggio non dissimile da quello usato dalla Germania negli anni Trenta” – e la ministra dell’Interno Suella Braverman, che ha un marito ebreo con i genitori morti in un campo di concentramento, ha avuto gioco facile nel dire che il tweet “sminuisce l’inenarrabile tragedia” della Shoah, definendo quello con la Germania nazista un “paragone pigro e inutile” (anche se ultimamente la stessa accusa gliela aveva mossa pure un sopravvissuto all’Olocausto). Così come altri Tory, che si sono preoccupati più di Lineker che del fatto che la legge in questione vìola le regole internazionali sul diritto d’asilo. Ma va detto che questo governo è particolarmente avverso all’emittente pubblica e alla sua posizione protetta e che il presidente della Bbc, Richard Sharp, è quanto di più lontano dall’imparzialità si possa immaginare: è sotto indagine per i suoi legami con i Tory, non ha esperienza di media e il leader laburista Keir Starmer ne ha chiesto le dimissioni. Inoltre il lavoro di smantellamento del public broadcaster iniziato da Boris Johnson è sempre attuale. 

 

Dopo il tweet del 7 marzo, Davie ha chiesto a Lineker di fare un “passo indietro” rispetto al programma “Match of the Day”, che presenta dal 1999, non per sempre ma in attesa di una revisione delle linee guida sulle opinioni. Il presentatore ha tenuto la barra dritta dopo la sospensione, annunciata venerdì scorso. Poi sabato hanno iniziato a esserci i problemi: nessuno l’ha voluto sostituire, gli ospiti si sono ritirati, i calciatori non si sono fatti intervistare, insomma, tutto il gioioso circo mediatico del calcio del fine settimana si è fermato, “senza Gary non si fa nulla”. E quindi quello che era stato fatto è stato disfatto, la Bbc si è scusata e Lineker ha twittato lieto che dopo “un paio di giorni surreali” si è trovato un modo per “navigare attraverso” questa situazione che, per quanto difficile, “non è lontanamente paragonabile al fatto di dover fuggire da casa tua per le persecuzioni”. Come per tutti i problemi, ora ci sarà una “independent review” sulle regole sui social media, affidata a un bel comitato di saggi. 
 

 

Di più su questi argomenti: