Foto Ansa e LaPresse elaborate dal Foglio

il ponte diplomatico

Le alleanze variabili dell'olandese Rutte e i ponti con Meloni

David Carretta

Cosa può unire la presidente del Consiglio e il premier liberale olandese, atteso presto in Italia

Bruxelles. Prima del prossimo Consiglio europeo del 23 e 24 marzo, il premier olandese, Mark Rutte, dovrebbe compiere una visita a Roma per incontrare la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. La data non è ancora ufficializzata, ma quel che conta è la volontà di compiere il viaggio in vista di un vertice in cui i leader dell’Ue discuteranno di revisione del Patto di stabilità e crescita, risposta all’Inflation reduction act e politiche migratorie. Difficile immaginare un asse Italia-Paesi Bassi su temi su cui i due paesi sono spesso su sponde opposte. Secondo una regola non scritta della Farnesina, quando un diplomatico italiano a Bruxelles non riceve istruzioni da Roma la cosa migliore che può fare è l’opposto del suo collega olandese. Rutte vuole convincere Meloni a rompere questa tradizione. Lo aveva già fatto con Mario Draghi nell’aprile del 2022, offrendo all’allora presidente del Consiglio collaborazione e aperture su dossier potenzialmente controversi come il Patto di stabilità. 

Rutte è un “pragmatico” e vuole “costruire ponti”, spiega al Foglio un diplomatico. Anche con Meloni. I primi contatti tra Rutte e Meloni sono considerati positivi dall’Aia. Durante il Consiglio europeo di febbraio, il premier olandese e la  presidente del Consiglio italiano si sono incontrati a lungo per un caffè. Non un bilaterale di convenevoli di pochi minuti, ma quasi un’ora di riunione  faccia a faccia senza consiglieri. I due non potrebbero sembrare più distanti politicamente: lui liberale europeista, lei nazionalista con un passato no euro. Ma già a febbraio Rutte e Meloni hanno trovato convergenze. Paesi Bassi e Italia sono contrari al piano di Francia e Germania di aprire i rubinetti degli aiuti di stato per rispondere all’Inflation reducation act (Ira) dell’Amministrazione Biden. Sulle migrazioni Rutte è rimasto sorpreso dalla determinazione di Meloni di trovare soluzioni pragmatiche. Il premier olandese guarda alla presidente del Consiglio italiano come a un “populista di tipo diverso” rispetto ai Salvini, Le Pen o perfino Viktor Orbán, dice il diplomatico. Rutte è anche convinto che Meloni resterà a lungo a Palazzo Chigi. Questo non vuol dire che le posizioni siano identiche. Sulla risposta all’Ira, “l’Italia sarebbe favorevole a sussidi pubblici se finanziati da un fondo europeo. I Paesi Bassi, invece, puntano  sul mercato e la competitività”, spiega un’altra fonte. Sulle politiche migratorie, gli olandesi chiedono “responsabilità” sui movimenti secondari, gli italiani vogliono “solidarietà” con la redistribuzione dei migranti. Ma su entrambe le questioni esiste un terreno di discussione comune.

Le ragioni che spingono Rutte a cercare un dialogo con l’Italia sono diverse. Il pragmatismo del premier olandese gli ha permesso di guidare quattro governi di colori diversi, di cui il primo con l’appoggio esterno dell’antieuropeo Geert Wilders. L’esecutivo Rutte IV è più europeista del III grazie al buon risultato alle ultime elezioni dei liberali di sinistra D66. L’attuale ministro delle Finanze, Sigrid Kaag, non è dogmatica come il suo omologo tedesco, Christian Lindner: anche se perseguono lo stesso obiettivo di risanamento dei conti pubblici, l’olandese non si limita a dire “no”, perché è consapevole che senza modifica del Patto di stabilità le regole non saranno rispettate. Ci sono ragioni europee che spingono Rutte a costruire ponti. Con il Regno Unito fuori per la Brexit, nell’Ue gli olandesi si sono ritrovati in prima fila e un po’ più soli a difendere un’economia liberale e aperta. A Bruxelles si vocifera di ambizioni di Rutte di diventare presidente del Consiglio europeo o della Commissione. 

Da tempo Rutte tesse alleanze variabili, che vanno al di fuori degli schemi tradizionali. Premier dal 2010, è uno dei decani tra i capi di stato e di governo e dialoga alla pari con Emmanuel Macron e Olaf Schoz. Ha creato la Lega Anseatica (una decina di paesi del nord e dell’est) per difendere il mercato unico dalle offensive dirigiste franco-tedesche. Ma anche il sud è importante. Nel 2021 ha firmato con il premier socialista spagnolo, Pedro Sánchez, un “non paper” sull’autonomia strategica dell’Ue. Nell’aprile del 2022 Paesi Bassi e Spagna hanno presentato un documento comune sul nuovo Patto di stabilità. Rutte avrebbe voluto fare qualcosa di simile con Draghi. E con Meloni? Non ancora, ma non è escluso. 
 

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