Foto di Christophe Petit Tesson, via Ansa 

diplomazie europee

Il motore franco-tedesco è fermo, tranne che sulla risposta all'Ira di Biden

David Carretta

Tra Macron e Scholz l'intesa ancora non c'è. Le tensioni all'apice a ottobre si sono allentate sulla reazione all'Inflation reduction act americano. Ma appena si va oltre gli aiuti di stato, i problemi riaffiorano

Bruxelles. Domenica Emmanuel Macron e Olaf Scholz cercheranno di rimettere in moto il motore franco-tedesco, dopo mesi di divergenze che hanno portato a uno stallo nelle relazioni tra i due paesi con ripercussioni sul funzionamento dell’Unione europea. L’occasione è il sessantesimo anniversario del Trattato dell'Eliseo, firmato da Charles De Gaulle e da Konrad Adenauer per mettersi  alle spalle i conflitti tra Francia e Germania e avviare una stretta alleanza in settori come la sicurezza, la difesa e lo sviluppo. Nella dinamica dell’Ue i compromessi franco-tedeschi sono essenziali per far avanzare le cose rapidamente. Ma il motore si è inceppato da quando Angela Merkel ha lasciato la cancelleria.

 

Il brillante Macron non è riuscito a ritrovare la stessa intesa con il tecnocratico Scholz. La guerra della Russia contro l’Ucraina ha peggiorato le cose, anche se entrambi hanno praticato invano la diplomazia con Vladimir Putin. Macron vi ha visto un’occasione per rilanciare i progetti di “autonomia strategica” dell’Ue e “sovranità europea” sulla difesa. Scholz si è trovato a dover salvare il modello economico e industriale tedesco, fondato sul gas a basso prezzo dalla Russia e le esportazioni verso la Cina. Il primo pensava in grande, convinto di poter francesizzare l’Ue. Il secondo guardava l'ombelico, usando l’Ue per salvare la Germania.

 

Le tensioni tra Parigi e Berlino avevano raggiunto l’apice a ottobre, quando il tradizionale consiglio dei ministri franco-tedesco era stato annullato dopo l’annuncio del piano di Scholz da 200 miliardi per aiutare i tedeschi sulla crisi del prezzo dell’energia. Domenica si riprende da lì. Dopo le celebrazioni per il Trattato si riunirà un consiglio dei ministri congiunto. Poi Macron e Scholz si vedranno a cena. Questa volta c’è almeno un tema su cui sono d’accordo: allentare le regole sugli aiuti di stato dell’Ue per rispondere all’Inflation reduction act (Ira) degli Stati Uniti. È un punto di partenza. Ma il motore difficilmente tornerà a funzionare come prima.

 

La risposta dell’Ue all’Ira ha permesso di riallacciare i rapporti grazie a una convergenza tra l’ideologia francese e gli interessi tedeschi. Macron vede negli aiuti di stato un’occasione per finanziare la sua economia senza i lacci delle regole della concorrenza imposte da Bruxelles. Scholz vuole evitare la delocalizzazione di produzione e investimenti delle imprese tedesche, già in difficoltà per i prezzi dell’energia, verso gli Stati Uniti. Malgrado la rivolta degli altri stati membri perché la Germania ha uno spazio fiscale molto più grande di tutti gli altri, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, finora è stata al gioco franco-tedesco. Tuttavia, appena si va oltre gli aiuti di stato, le tensioni riemergono.

 

In vista del Consiglio europeo del 9 e 10 febbraio, domenica Macron spera di ottenere da Scholz impegni per finanziamenti aggiuntivi da parte dell’Ue per aiutare i paesi piccoli o indebitati. Finora il cancelliere si è mostrato scettico, sostenendo che prima bisogna esaurire le risorse del Next Generation Eu e di RePowerEu. C’è un altro tema europeo su cui il presidente francese vorrebbe strappare concessioni: la riforma del Patto di stabilità e crescita che sarà discussa dal Consiglio europeo di marzo. Ma anche in questo caso Scholz non è ancora pronto a fare passi avanti sostanziali. La discussione interna alla sua coalizione a Berlino non si è ancora conclusa. Domenica “non ci sarà un accordo franco-tedesco sul Patto di stabilità”, prevede un diplomatico.

 

Un altro esempio di divergenza strategica franco-tedesca è emersa sull’Ucraina. Le esitazioni di Scholz sulla fornitura di carri armati Leopard 2 sono state vissute con grande preoccupazione in Francia. La scelta del cancelliere tedesco di condizionare il via libera a una decisione dell’amministrazione Biden di fornire i carri armati Abrams “dimostra che la Germania continua a guardare più agli Stati Uniti che all’Ue sulla sicurezza e la difesa”, dice una fonte di Parigi. Lo scorso autunno Berlino aveva scelto un’alleanza con diversi paesi dell’est per uno scudo di difesa missilistica, snobbando Francia e Italia. Le frizioni si estendono a un altro tema strategico: l’energia. La Francia insiste per disaccoppiare il prezzo del gas da quello dell’elettricità, mentre la Germania è intenzionata a salvare il mercato europeo dell'energia. “Non c’è un problema franco-tedesco, ma un problema tedesco”, spiega la fonte a Parigi.