Cosa succede se Mosca è ancora in grado di fare pressioni

Micol Flammini

L'Onu non indaga sui droni iraniani e la Russia riesce a proteggere il suo alleato mentre pianifica la guerra lunga

Roma. La risoluzione 2231 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite stabilisce che i paesi legati all’accordo sul nucleare non sono autorizzati, fino a ottobre del 2023, a trasferire o ricevere dall’Iran missili balistici e droni con una portata superiore a trecento chilometri e una carica esplosiva superiore a cinquecento chilogrammi. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu è al lavoro su un rapporto per stabilire quanto Teheran stia agendo in modo conforme all’accordo sul nucleare del 2015 e il giornalista israeliano Barak Ravid di Axios ha potuto visionarlo prima della pubblicazione rilevando le pressioni di Mosca sull’organizzazione. L’Iran rifornisce la Russia di droni da utilizzare contro l’Ucraina e secondo Stati Uniti, Germania, Francia, Regno Unito e Ucraina, è in violazione della risoluzione 2231. Hanno sollecitato il segretario generale António Guterres a ordinare un’indagine per raccogliere prove sulla fornitura di armi e tenerne conto nel rapporto.

 

La Russia sostiene che il segretario generale non abbia l’autorità per autorizzare l’indagine senza una decisione del Consiglio di sicurezza, a cui Mosca potrebbe porre il veto. Il risultato è che l’Onu non ha disposto indagini, nel rapporto cita le lettere ricevute dall’una e dall’altra parte, ma non tiene conto della fornitura di droni nel valutare l’operato di Teheran:  l’enorme pressione della Russia, per il momento, ha funzionato e Mosca ha dimostrato di  avere gli strumenti per  proteggere il suo alleato iraniano. Una delle minacce utilizzate da Mosca con Guterres è la sospensione  della cooperazione sul corridoio del grano, grazie al quale le navi partono dai porti ucraini evitando una futura crisi alimentare. I diplomatici  tengono a far sapere che  la mancanza di una decisione sui droni non significa che le Nazioni Unite non si occuperanno delle violazioni alla risoluzione 2231.  Nel frattempo però la vicenda mostra un punto importante nella strategia di guerra contro la Russia: finché il Cremlino avrà degli spazi in cui esercitare pressione – siano diplomatici, mediatici o economici – sarà difficile perseguire la fine della guerra e portarlo ad abbandonare i suoi progetti.

 

Ieri il presidente Vladimir Putin ha tenuto una riunione con i suoi collaboratori, in parte è stata trasmessa in streaming, e ha detto che la Russia economicamente rimane più solida dell’occidente e che la sicurezza energetica le concede un vantaggio. Nel frattempo stanno aumentando le armi e i mezzi militari ammassati in Bielorussia e il ministro della Difesa Sergei Shoigu sarebbe andato a verificare la prontezza delle truppe di Minsk. Un intervento bielorusso non cambierebbe le sorti della guerra, ma indica che la Russia è intenzionata ad andare avanti. Il ministero degli Esteri russo ha segnalato che per l’inizio del 2023 sarà pronto il nuovo concetto di politica estera, il documento delinea l’orientamento internazionale di Mosca, le sue priorità e mostrerà quali sono le intenzioni  per i prossimi anni. Putin non ha ottenuto la guerra lampo e vuole  renderla lunga il più possibile.  Mosca starebbe tentando di modificare i droni iraniani per renderli resistenti al freddo. Le immagini delle armi di Teheran usate contro Kyiv mostrano spesso delle scritte in russo, ieri, qualcuno aveva fatto girare la foto di uno Shahed-136 neutralizzato dall’esercito ucraino vicino al quale era stata apposta la scritta “ne brat’cja” (non toccare). Qualcuno si era divertito a togliere una lettere, la c, così che la scritta diventasse “ne brat’ja”, non siamo fratelli. 

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.