Angurie libere a Kherson: l'ultimo passo della controffensiva

Cecilia Sala

Mentre il Cremlino ammette di non sapere neanche quali siano i confini della Russia, Kyiv sottrae altri chilometri all’occupazione di Mosca nella direzione più difficile: il sud 

Oggi il Cremlino ha fatto un’ammissione surreale: ha detto di non conoscere i confini della Federazione russa. La situazione è questa perché a Mosca Vladimir Putin ha firmato due decreti e poi ha brindato all’annessione senza neanche sapere con precisione quali pezzi di Ucraina riguardasse, in almeno due province delle quattro “i confini non sono stati determinati, li decideremo dopo delle consultazioni con i residenti”, ha detto Dmitri Peskov, il portavoce di Putin. Mentre al Cremlino provano a sciogliere i grovigli di un’operazione che oltre a essere illegittima sembra sempre più grottesca, Kyiv parla con i fatti e la controffensiva libera altri chilometri quadrati di territorio in Donbas ma soprattutto nella direzione più difficile, quella sud. I profili social ucraini si riempiono di emoticon con le angurie, nuovo simbolo dell’avanzata per riprendere la città di Kherson. 


La superstrada T0403 costeggia il fiume Dnipro sul suo fianco occidentale: Kherson è l’unica città capoluogo che i russi abbiano conquistato ed è l’unico territorio occupato a ovest del fiume che taglia in verticale il paese. Sulla superstrada, all’altezza del piccolo villaggio di Osokorivka, c’è una gigantesca statua colorata a forma di anguria, il frutto simbolo del territorio più fertile dell’Ucraina: da domenica è  tornata a sventolarci sopra una bandiera gialla e azzurra. 


Da Osokorivka i soldati di Kyiv sono scesi verso sud e hanno sfondato le linee di difesa russe a Zolota Balka, che è un altro villaggio sulla sponda del fiume, mentre i loro colleghi liberavano l’entroterra fino a Myroliubivka, 30 chilometri a nord ovest del Dnipro. E’ stato Volodymyr Zelensky a rivendicare le riconquiste: è raro che le autorità e soprattutto il presidente parlino di liberazioni nel sud, perché lì – al contrario di ciò che abbiamo visto nella regione di Kharkiv e a Lyman, in Donbas –  di solito i movimenti sono di pochi chilometri e i villaggi sulla linea del fronte passano di mano continuamente. Per questo non ci si espone quasi mai. 


Dalla statua dell’anguria gli ucraini  avrebbero continuato ad avanzare di quasi 20 chilometri, adesso sarebbero vicini a Dudchny (è sempre sulla stessa superstrada che costeggia il Dnipro), oggi il ponte nel villaggio è saltato e probabilmente sono i russi che provano a fermare i progressi ucraini. Quello che arriva alle porte di Dudchny sarebbe uno sfondamento profondo in lunghezza ma sottile: i soldati di Kyiv devono stare attenti alle imboscate che potrebbero tagliarli ai fianchi lasciando le prime linee accerchiate e in trappola. Fin dal 29 agosto la politica sul sud è stata: niente fretta e massima prudenza. I russi in quella zona sono quasi 30mila e gli ucraini a ogni passo in avanti perdono circa cinque uomini per ogni nemico ucciso. Forse, se oggi Zelensky rivendica e i soldati si spingono più in profondità nelle linee nemiche è perché Kyiv pensa di aver creato le condizioni favorevoli a cui lavora da mesi anche nell’oblast di Kherson.  

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