opportunità e pericoli

Il Labour inglese ha cambiato classe dirigente e ambizioni. Ora è alle prese con le idee per governare

Paola Peduzzi

Nuovi aspiranti leader, basta col corbynismo. Il partito di Keir Starmer sta attraversando un momento di grande vivacità di idee e di persone: è iniziata la fase propositiva

La sterlina crolla e non si ferma, va giù rispetto al dollaro ma pure rispetto al rublo, il governo britannico non commenta, dice che i mercati si devono assestare, non ci si spaventa al primo urlo. La causa del crollo è l’annuncio thatcheriano dell’esecutivo della premier Liz Truss, in particolare del suo cancelliere dello Scacchiere Kwasi Kwarteng, chiacchieratissimo, criticatissimo. Il Labour gli carica sulle spalle tutto il peso che può ed è molto perché il principale partito d’opposizione del Regno Unito non era mai stato tanto in forma da quando non è più al governo, cioè dal 2010. Si è rifatto la classe dirigente e le idee, e per la prima volta non vuole vivere soltanto degli errori dei Tory. Si è aperta la conferenza di partito a Liverpool, s’è iniziato con l’inno e con il terrore dei fischi dell’anima antimonarchica che ora non considera più intoccabile la Casa reale visto che Elisabetta non c’è più, ma è andato tutto bene: compostezza e unità, una novità per il Labour attraversato da faide interne radicate ed esplosive.

 

Il leader Keir Starmer, arrivato a capo del partito a pandemia appena iniziata e costretto da allora a pubblico contingentato e a troppi interventi da remoto, è riuscito a ristrutturare la sinistra inglese e si trova ora, in questo processo di trasformazione, un passo avanti rispetto a certe sinistre continentali, quella italiana ma anche quella francese.  Non è stato semplice e anzi il Labour di Starmer ha perso dal suo arrivo 200 mila iscritti, ma ora ci sono elementi per sentirsi quasi arrivati, e non soltanto per il sondaggio uscito, come di consueto, all’apertura della conferenza, che dà il partito dodici punti percentuali avanti rispetto ai Tory (le elezioni sono lontane). Che cosa si può trarre allora come lezione dal viaggio verso il centro del laburismo britannico?

 

Il movimentismo interno legato al predecessore di Starmer, Jeremy Corbyn, sconfitto malamente alle elezioni del 2019, è stato estromesso  sul radicalismo e ridimensionato nella presenza dei suoi esponenti. Corbyn partecipa alla conferenza di Liverpool (in un incontro, lui che è filoputiniano, ha detto: in guerra “stanno morendo anche i russi”), ma Momentum, il grande gruppo che aveva accompagnato la sua ascesa e aveva selezionato la classe dirigente di quella fase, ora non riesce a far passare più nemmeno una mozione e si interroga sul proprio futuro e pure, scrive il Guardian, sulla stessa fedeltà a Corbyn. L’estromissione è stata faticosa e a volte brutale (alla conferenza di un anno fa era ancora in corso), ma è andata di pari passo con l’esclusione di alcune idee estreme, compreso l’antisemitismo. Starmer, che pure non è considerato un leader carismatico e visionario, non soltanto ha reso quasi innocua la corrente radicale, ma ha anche favorito e promosso una nuova classe dirigente.

Nel fine settimana, il Sunday Times ha pubblicato un lungo ritratto di Wes Streeting, oggi ministro ombra della Salute, descritto come “un erede naturale di Tony Blair” con grandi chance di diventare il leader del Labour. Il giornale conservatore cita anche Peter Mandelson, architetto del New Labour blairiano, che dice che Starmer è uno che non ha paura delle ambizioni degli altri, anzi, le incoraggia. Eleni Courea di Politico Eu, che è a Liverpool, segnala che forse tanto entusiasmo è esagerato: Starmer ha confinato l’intervento di Streeting e quello di Bridget Phillipson, un’altra star dell’ala centrista del partito, a domani mattina, quando buona parte del pubblico se ne sarà andato visto che lo stesso Starmer parla oggi pomeriggio.

 

A ogni retroscena bisogna togliere l’eccessivo entusiasmo ma tutti concordano nel dire che il Labour sta attraversando un momento di grande vivacità di idee e di persone e che l’opposizione ai Tory non si limita più, come è stato per anni, alle critiche: è iniziata la fase propositiva. Ed è qui naturalmente che sono presenti opportunità e pericoli, perché il Labour deve dimostrare non soltanto di essere di nuovo un’alternativa credibile ma anche di avere una visione adatta alla crisi economico-sociale del Regno (oltre la Brexit). Ieri la cancelliera dello Scacchiere ombra, Rachel Reeves, ex economista della Banca d’Inghilterra, ha puntato sulla “responsabilità” nei conti e negli investimenti, prendendo alcune delle misure pro crescita annunciate dal governo Truss ma declinandole in modo meno aggressivo. Il ministro dei Trasporti ombra nel frattempo ha annunciato la costruzione di nuove linee ferroviarie e la loro nazionalizzazione, gelando gli animi di chi vuole vedere la gestione Starmer come una versione liberale e meno esagitata delle formule dei Tory. Ma come dopo tutte le ristrutturazioni interne, ora che si deve parlare di idee e di soluzioni concrete, inizia la parte più controversa.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi