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Una Meloni ultrasovranista danneggia più l'Italia che l'Unione Europea

David Carretta

I media europei già pronti a grandi titoli sul “terremoto” a Roma che rischia di travolgere l’Europa, ma negli ultimi anni l’Ue ha imparato a contenere le forze populiste, nazionaliste o estremiste, anche quando sono al governo, sviluppando un sistema immunitario che rende la minaccia più innocua.

Un governo di destra guidato da Giorgia Meloni farà più male all’Unione europea oppure alla posizione dell’Italia nell’Ue? Se i sondaggi saranno confermati dalle urne domenica, i media europei sono già pronti a grandi titoli sul “terremoto” a Roma che rischia di travolgere l’Europa. Le premesse per l’allarmismo ci sono tutte: le radici neofasciste di Fratelli d’Italia; le vecchie posizioni no euro di Meloni; la presenza nella coalizione di Matteo Salvini alleato con i partiti più eurofobi del continente e ammiratore di Vladimir Putin; il ritorno di Silvio Berlusconi, amico personale di Putin, che l’Ue sperava fosse un ricordo del passato dopo il drammatico autunno del 2011 con l’Italia sull’orlo del default.

 

Alcuni responsabili europei hanno rotto la regola (non scritta) della non ingerenza nelle campagne nazionali per esprimere preoccupazione. Il vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, ha detto che l’agenda sociale della destra fa “paura”. Il presidente del gruppo Renew al Parlamento europeo, Stéhane Séjourné, ha evocato il pericolo di un “autunno bruno” per l’Europa. Il probabile arrivo al potere in Svezia di un governo di centrodestra, con una forte influenza dei Democratici svedesi, alimenta la narrazione dell’ondata di estrema destra che si abbatte sull’Ue. Eppure negli ultimi anni l’Ue ha imparato a contenere le forze populiste, nazionaliste o estremiste (di destra e di sinistra), anche quando sono al governo, sviluppando un sistema immunitario che rende la minaccia più innocua.

 

I governi che hanno adottato un approccio antisistemico con l’Ue finora sono stati sempre costretti a marce indietro. L'ultimo è l’ungherese Viktor Orbán, che deve fare concessioni sullo stato di diritto se non vuole perdere miliardi di euro di fondi dell’Ue. Nel 2018 il governo giallo-verde di Giuseppe Conte aveva promesso la rottura con Bruxelles per fare il 2,6 per cento di deficit, salvo accettare il 2,06 per cento chiesto dalla Commissione per timore di una procedura e dei mercati. Nel 2015 era stato Alexis Tsipras (con Yanis Varoufakis) a sfidare l’Ue fino alla porta d’uscita dell’euro, prima di convertirsi all’europeismo per evitare il baratro della Grexit. Se Meloni dovesse adottare una linea ultra sovranista danneggerebbe più l’Italia dell’Ue. Ma non è ciò che si aspetta Bruxelles. In parte, la sua campagna per rassicurare ha funzionato. Anche se rimangono forti sospetti per le posizioni passate di Meloni (dall’euro alla primazia del diritto nazionale su quello comunitario), l’Ue è pronta al beneficio del dubbio.

 

I test non mancano. Il Pnrr può essere modificato in minima parte con il rischio di perdere tempo e investimenti, ma ci potrebbe essere la possibilità di un nuovo capitolo sull'energia grazie all’iniziativa RepowerEu. L’Italia deve ancora ratificare il trattato di riforma del Mes, contro il quale Meloni ha condotto una campagna durissima. I ventisette stanno negoziando il nuovo Patto su migrazione e asilo, che permetterebbe di alleviare un minimo di pressione sull’Italia, ma è incompatibile con il blocco navale. A dicembre Meloni potrebbe essere costretta a scegliere tra Orbán e il resto dell’Ue sulla sospensione dei fondi per lo stato di diritto. La prossima legge di bilancio sarà il banco di prova della promessa di responsabilità fiscale. Luca Scazzieri, ricercatore del Centre for European Reform, ritiene che con Meloni ci sarà “qualche turbolenza tra Roma e Bruxelles”, ma “l’Italia non diventerà una nuova Polonia o Ungheria”. Tuttavia anche le turbolenze possono danneggiare l’influenza di un paese nell'Ue. 

 

Battere i pugni sul tavolo o minacciare veti, anziché cercare soluzioni comuni costruttive, è spesso controproducente. “Con Mario Draghi l’Italia ha avuto un peso inedito nell’Ue”, spiega al Foglio un diplomatico europeo: “Oltre alla sua autorevolezza, Draghi costruisce alleanze e convince gli scettici sulle sue proposte”. E’ accaduto sulle restrizioni alle esportazioni dei vaccini, la richiesta di adesione dell’Ucraina o il price cap per il gas russo. A volte Draghi si è scontrato a resistenze iniziali di Francia o Germania, ma ha saputo aspettare e negoziare soluzioni europee nell’interesse italiano. I sovranisti, invece, tendono sempre a considerare gli interessi europei contrari a quelli nazionali e a considerare l’Ue come un gioco a somma zero. Secondo Scazzieri, per un governo Meloni sarà “molto più difficile” essere “al centro dei dibatti dell’Ue ed essere ascoltato, soprattutto se cercherà costantemente di dimostrare di essere assertiva nella difesa degli interessi dell’Italia”.