(foto Ansa)

Sospesa in Francia la pubblicazione del dizionario-satirico che ha una voce su Bolloré

Mauro Zanon

Il libro, scritto per spiegare il significato di alcune espressioni della lingua di Molierè, conteneva un passaggio sull'imprenditore bretone. Che guarda caso è anche l'azionista del gruppo editoriale incaricato di pubblicare l'opera

Parigi. L’uscita era prevista per il 29 settembre per le Éditions Le Robert, la casa editrice francese specializzata nei dizionari. Ma la pubblicazione di “Le Fin Mot de l’histoire de France en 200 expressions”, dizionario umoristico scritto dal giornalista di France Inter Guillame Meurice e la regista Nathalie Gendrot per spiegare il significato di alcune espressioni della lingua di Molière in chiave ironica, è stata improvvisamente sospesa. Il motivo? Sette passaggi del testo non hanno ottenuto il placet del servizio giuridico della casa editrice perché rischiano di provocare spiacevoli “contenziosi”, come spiegato dal presidente delle Éditions Le Robert Charles Bimbenet.

In che cosa consisterebbero questi passaggi scivolosi? Sei prendono di mira alcuni grandi marchi dell’industria francese, come l’azienda di calzature di lusso Louboutin; il settimo, quello, che avrebbe fatto annullare definitivamente l’uscita del libro, ha come bersaglio il patron di Vivendi e primo azionista di Tim Vincent Bolloré. Ecco il passaggio consacrato all’imprenditore bretone: “Faire long feu (non durare a lungo, ndr): espressione sostituita oggi con ‘rivelare su Canal Plus le malversazioni di Vincent Bolloré’”. Il riferimento degli autori è alla serie di licenziamenti ai danni di alcuni giornalisti e umoristi non allineati al Bolloré-pensiero, da quando l’uomo d’affari ha comprato il gruppo televisivo Canal Plus. 

 

Per caso non ha fatto ridere Vincent Bolloré, primo azionista di Vivendi, casa madre di Editis, il gruppo editoriale incaricato di pubblicare l’opera?”, si è chiesto il quotidiano Le Monde che per primo, martedì sera, ha dato la notizia della mancata uscita del dizionario umoristico. Le Éditions Le Robert fanno infatti parte del vasto portafoglio di Editis, secondo gruppo editoriale francese dopo Hachette Livre, e la maggior parte degli osservatori sostiene che la sospensione della pubblicazione sia frutto di una censura arrivata dai piani alti. “Ho l’impressione che Monsieur Bolloré non sia troppo Charlie”, ha reagito su Facebook Guillaume Meurice, dove per Charlie si intende Charlie Hebdo, il settimanale simbolo della libertà d’espressione. All’Afp, la direttrice della comunicazione di Editis, Pascale Launay, ha dichiarato che il gruppo aveva chiesto all’autore di modificare alcuni contenuti del dizionario per evitare di essere trascinati davanti al giudice. “Abbiamo detto a Guillaume Meurice che il libro non poteva uscire con quei testi. In casi del genere, quasi tutti gli autori accettano di cambiarli. Ma non abbiamo avuto nessuno risposta da parte sua. Rivendichiamo dunque di aver sospeso la pubblicazione dell’opera. Siamo obbligati a farlo, tenuto conto del rischio di processi”, ha affermato Pascale Launay. 

 

Secondo quanto riportato dal Monde, quando il direttore delle Éditions Le Robert, Charles Bimbenet, ha chiesto a Meurice di rivedere i passaggi su Bolloré e Louboutin avrebbe ricevuto questa risposta: “Nessuna censura, altrimenti faccio un video per dire ciò che bisogna attendersi quando si scrive un libro per le case editrici di Bolloré!”. Alle rivelazioni del Monde sul primo caso editoriale della rentrée letteraria, ha reagito anche la classe politica. Sandrine Rousseau dei Verdi ha manifestato il suo “sostegno” a Guillaume Meurice, dicendo che è in corso “una battaglia culturale, condotta dall’estrema destra, la cui entità è inquietante”. Clémentine Autain, deputata della France insoumise, il partito della sinistra radicale, ha twittato: “Censura. Ecco dove porta la concentrazione mediatica in versione Bolloré. La legge deve ostacolare questi monopoli che distruggono la creazione e il pensiero”. 

La mancata pubblicazione del dizionario si inserisce in un contesto molto delicato per il mondo dell’edizione francese. Il magnate bretone aveva provato quest’anno a fondere Editis e Hachette Livre in un unico grande mastodonte editoriale. Un progetto abbandonato soltanto dinanzi all’ondata di proteste degli addetti ai lavori.

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