La strategia ucraina delle tre "d" applicata in Crimea

Micol Flammini

Nella penisola c'è stata una nuova esplosione, che Kyiv non ha rivendicato e Mosca ha definito "un atto di sabotaggio". Demoralizzazione, deframmentazione, depopolazione, la strada dell'Ucraina verso la controffensiva

Mykhailo Podolyak, uno dei consiglieri del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, a inizio agosto aveva detto che la strategia della controffensiva di Kyiv si basa  su tre d. Demoralizzazione: liquidazione di collaboratori  nei territori occupati. Deframmentazione: attacchi a depositi e basi. Depopolazione: perdita  di manodopera nemica. Ieri mattina, un deposito militare vicino al villaggio di Dzankoj, in Crimea, è esploso. Poche ore dopo  nella penisola si sarebbe verificato un altro incidente: l’aeroporto militare di Gvardeyskoe ha subìto un incendio. 

 

Soltanto una settimana fa la base aerea di Saki, dietro alle spiagge frequentate dai turisti, prendeva fuoco, causando vittime e distruggendo parti importanti della flotta aerea di Mosca. A Kyiv nessuno ha rivendicato gli attacchi in Crimea, ma un alto funzionario ucraino rimasto anonimo ha detto al New York Times che a portare a termine le esplosioni di ieri è stata un’unità militare d’élite che opera dietro alle linee nemiche. Il ministero della Difesa russo, che aveva negato che l’esplosione della scorsa settimana fosse stata la conseguenza di un attacco ucraino ma lo aveva definito un semplice incendio, ha invece parlato di un atto di sabotaggio, aggiungendo che le esplosioni hanno danneggiato anche infrastrutture civili, le  linee elettriche e parte della rete ferroviaria, che serve anche a trasportare mezzi militari. Non si hanno notizie certe sui metodi utilizzati o sulle armi adoperate, ma la situazione in Crimea sta diventando imprevedibile e sempre più  abitanti iniziano a considerare la possibilità di lasciare la penisola. In questi anni, dall’annessione illegittima del 2014 da parte della Russia, Mosca ha trasformato la penisola in un deposito di armi, l’ha riempita di basi militari, caratteristiche  che oggi la rendono un bersaglio naturale per gli ucraini che tentano di difendersi e di cacciare gli invasori. Gli attacchi in Crimea seguono la logica delle prime due d: deframmentazione e demoralizzazione. 

 

Nel fine settimana una base militare del gruppo di mercenari Wagner a Popasna, nell’oblast di Luhansk ormai occupata dai russi, è stata bombardata utilizzando i lanciarazzi Himars che l’Ucraina ha ottenuto dagli Stati Uniti e che sono strumenti preziosi ed efficaci per portare avanti la controffensiva. Non si hanno molte notizie sul numero di vittime, ma secondo l’Institute for the Study of War, l’entità dell’attacco potrebbe essere tale da indebolire le capacità dei mercenari nella zona. Gli ucraini sarebbero riusciti a localizzare la base della Wagner tramite una foto condivisa sui social da un giornalista filorusso. Quest’operazione condotta in modo preciso risponde alla terza d della strategia delineata da Podolyak: la depopolazione. 

 

In questi giorni in Russia si tiene un forum  dedicato all’esercito e alle innovazioni della tecnica militare russa. Lunedì il presidente russo, Vladimir Putin, si è trattenuto a lungo a guardare l’evento che però appariva piuttosto sguarnito visto che gran parte  dei mezzi militari è al fronte: la grande novità era un cagnolino robot lanciarazzi. Putin ha detto che gli Stati Uniti stanno usando gli ucraini come carne da cannone e che stanno cercando di espandere il conflitto mettendo nelle mani di Kyiv armi potenti. Al forum dedicato al suo esercito e alle tecniche di guerra, il presidente russo ha ammesso che le armi  americane sono superiori. 
 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.