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Pure i sigari vanno in fumo. Il disastro di Cuba continua

Maurizio Stefanini

L'incendio di Matanzas è diventato il simbolo del più generale disastro in cui versa il paese. Tra black-out sempre più frequenti e una repressione del dissenso diffusa da parte del regime

L’incendio di Matanzas, capitale dell’omonima provincia cubana, scoppiato il 5 agosto scorso, è stato domato ufficialmente solo l’altro ieri.  “E’ stato un giorno di vittoria contro il fuoco e vittoria genera vittoria”, ha celebrato il presidente Miguel Díaz-Canel. Intanto, dopo essere rimasta chiusa per due giorni non appena rientrata in funzione, è saltata nuovamente la Central Termoeléctrica Antonio Guiteras, una delle più grandi dell’isola. Il disastro di Cuba, in tutti i sensi. E’ un disastro il fulmine che ha dato fuoco a un deposito di combustibile a Matanzas, novanta chilometri a est dell’Avana. Era il più grande dell’isola, e a giugno vi era stato immagazzinato il contenuto di 700.000 barili arrivati dalla Russia. Dopo il primo serbatoio di venerdì sabato è esploso un secondo, domenica un terzo, e martedì un quarto: la metà di un totale di otto depositi. Un addetto alla sicurezza è morto, 14 vigili del fuoco sono dispersi, 125 persone sono ferite, cinquemila residenti nella zona sono stati costretti all’evacuazione. Alimentato da un forte vento il fuoco ha divampato per sei giorni, malgrado l’arrivo di soccorsi da Messico e Venezuela. Anche l’America ha offerto aiuto, e un po’ a sorpresa via Twitter il viceministro degli Esteri Carlos Fernández de Cossio ha reso noto che Cuba ha accettato, ringrazia e i due governi si mantengono in “frequente contatto” sull’emergenza. Avanzando di cento chilometri, il fumo è arrivato fino alla capitale, e sono iniziate le piogge tossiche. 

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E’ il più grave disastro provocato da fulmini in tutta la storia di Cuba, ha detto lo storico della meteorologia Luis Enrique Ramos Guadalupe al Granma, giornale ufficiale del Comitato centrale del Partito comunista di Cuba. Ma si tratta di una tragedia che tutti gli osservatori attribuiscono al sempre più drammatico deterioramento delle infrastrutture anti-incendio e di sicurezza, più generale riflesso del drammatico deterioramento di tutte le infrastrutture del paese. Per esempio, solo tre elicotteri erano disponibili per le operazioni di spegnimento. Domenica scorsa avevano fatto 60 lanci di acqua di mare, da 2.500 litri l’uno. Riducendo drammaticamente le riserve di combustibile, il rogo è destinato ad aumentare il numero dei black-out, che stanno portando a un aumento delle proteste popolari, e quindi a un aumento della repressione, mentre ha raggiunto un minimo record la produzione di zucchero e tabacco, i due prodotti simbolo della identità cubana.   

 

Insomma, il disastro di Matanzas è il simbolo del più generale disastro cubano. “Senza zucchero non c’è Paese”, è un modo di dire tradizionale a Cuba. Ma nel 2022 la produzione è stata di sole 460.000 tonnellate, contro i 7,2 milioni del 1952, l’1,1 del 2010, le 800.000 del 2021. Poiché il consumo interno richiede da solo mezzo milione di tonnellate e un accordo ne destina 400 mila alla Cina, vuol dire che il paese già primo esportatore di zucchero del mondo lo dovrà importare. “¿Qué pasa con los cigarros en Cuba?”, ha titolato Granma il 2 agosto scorso: “Che sta succedendo ai sigari a Cuba?”. Il giornale ufficiale ammette che la mancanza di materiali ha paralizzato le fabbriche. Ma, a parte ciò, esattamente come per lo zucchero, l’impresa di stato è riuscita a produrre meno della metà del raccolto preventivato. 

Vero che ormai zucchero e tabacco non sono da tempo le principali fonti di valuta dell’isola, sostituite da rimesse, turismo ed export di medici. Ma a Matanzas si trova la spiaggia di Varadero, cioè il principale polo di un turismo che stava cercando di riprendersi dal periodo pandemico. Altra conseguenza del disastro: lunedì la capacità di produzione di elettricità di Cuba è scesa al 60 per cento del fabbisogno nazionale, in un contesto in cui già c’erano località dove l’energia non è disponibile più di una o due ore al giorno.   

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Proprio mentre arrivavano le notizie dell’incendio, la ong Prisoners Defenders rendeva noto che dal primo agosto del 2021 al luglio del 2022 a Cuba ci sono stati 1.251 detenuti politici, tra cui 32 minorenni maschi e 6 femmine. Tra i condannati anche il leader del Movimento San Isidro Otero Alcántara e il cantante Maykel Castillo, uno degli interpreti della canzone vincitrice del Grammy “Patria y Vida”. Il 24 giugno hanno ricevuto rispettivamente cinque e nove anni di reclusione.  Al 31 luglio 1.002 cubani avevano ricevuto condanne, o anche limitazioni di libertà senza condanna, tra cui 22 minorenni maschi e 4 femmine. Ma le persone che hanno sofferto per qualche forma di persecuzione sarebbero almeno 11.000. In tutto in paese  la repressione era iniziata contro le proteste sulla gestione della pandemia, ma poi erano continuate per una quantità di motivi, e da ultimo anche i blackout, che solo a luglio si sono registrati in 29 dei 31 giorni del mese. L’Observatorio Cubano de Conflictos ha contato 3.266 proteste a Cuba dall’11 luglio 2021 al 31 luglio 2022, 1.713 dal primo gennaio al 30 giugno, 263 a luglio.  Solo per i blackout ci sono state 28 proteste a maggio, 39 a giugno e 47 a luglio

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