Che gran premio il Grammy all'inno della protesta cubana contro il regime

Maurizio Stefanini

“Patria y vida” e il colore bianco: lanciata a febbraio, è stata cantata nelle ultime manifestazioni

Mentre la repressione a Cuba si è di nuovo intensificata e dopo avere accumulato nove milioni di visualizzazioni su YouTube, giovedì l’inno della protesta cubana “Patria y vida” è stato insignito di due Grammy Latinos, la sezione “latina” dei Grammy Award, che stanno alla musica come gli Oscar al cinema. E’ la miglior canzone dell’anno e la miglior canzone urbana.

 

   

  
Siamo la dignità di un popolo intero calpestata/ con pistole puntate e parole che non valgono niente/ Non più bugie, il mio popolo chiede libertà, niente più dottrine/ Non gridiamo più patria e morte ma patria e vita”, recita la canzone, in una voluta contrapposizione allo slogan del regime “Patria o morte”. A ricevere il premio a Las Vegas c’erano Yotuel, Gente De Zona, Descemer Bueno, interpreti del brano che vivono fuori dell’isola, assieme a Eliécer Márquez “el Funky”, che dopo essere stato messo ai domiciliari ha ottenuto il permesso di  espatriare. “Sembra che alla fine hanno deciso di sbarazzarsi di me”, ha detto el Funky al Foglio, aggiungendo: “Non credo che mi permetteranno di tornare”. Non c’era invece l’altro interprete che vive a Cuba Maykel Osorbo: il giorno del premio coincideva con il suo sesto mese in carcere. 

 

“Per la prima volta nella storia i cubani sono nominati per il Latin Grammy!”, hanno scritto su Twitter i membri del duo Gente de Zona, Alexander Delgado e Randy Malcom. Gli interpreti presenti hanno eseguito dal vivo una versione acustica del brano, e nel ricevere il premio dalla mitica cantante di origine cubana Gloria Estefan, Yotuel ha detto: “A mia madre che mi disse: ‘Figlio, abbi il valore per fare ciò che la mia generazione non ha fatto’. Ma, mamma, il valore lo hai tu come donna a lasciare che i tuoi figli realizzino questo sogno. Questo Grammy lo dedico a tutte le madri latine del mondo che lottano per il sogno di ogni figlio, e alla mia Cuba libera”. C’era anche sua moglie, la spagnola Beatriz Luengo, che ha raccontato le minacce che la sua famiglia ha ricevuto per questa canzone. “Rappresento un paese che si trova sotto una dittatura, è una cosa molto impegnativa”, aveva detto el Funky pochi minuti prima dell’inizio della cerimonia e sui social ha raccontato di essere riuscito a parlare con Maykel Osorbo: secondo i suoi i parenti, Osorbo sta sempre peggio di salute ed è tenuto in isolamento. 

 

 

Da tempo una canzone di protesta non era stata candidata ai Grammy, e mai prima d’ora c’era stato un premiato detenuto.  Lanciata a febbraio, “Patria y vida” è stata cantata nelle ultime proteste. Il fatto che il regime non abbia  alcuna intenzione di retrocedere è dimostrato dalla durezza della repressione con cui è stata impedita la marcia annunciata per il 15 novembre. Sono state documentate oltre 400 azioni repressive, sono state arrestate 72 persone, altre sono state bloccate in casa dalla mobilitazione di attivisti di regime, cui erano stati distribuiti dei bastoni che erano stati ostentati in modo minaccioso. Tra essi il drammaturgo Yunior García Aguilera, leader della piattaforma di opposizione Arcipelago, a cui è stato poi anche consentito di andarsene in Spagna. Come ha riferito, “quando abbiamo annunciato la marcia per il 15 novembre, è iniziata una feroce persecuzione. Hanno interrotto la mia connessione Internet, il mio telefono di casa, hanno tagliato il telefono a chiunque fosse vicino a me in modo che non potessimo comunicare. L'ufficio del procuratore mi ha chiamato e mi ha detto che mi avrebbero portato in prigione per due decenni”. Poiché il colore della protesta era il bianco, sono stati arrestati tutti coloro che lo indossavano, compreso un sedicenne.