Missili sui civili

Perché definire la Russia uno stato sponsor del terrorismo fa discutere (oltre l'evidenza)

Paola Peduzzi

Zelensky chiede a Washington di mettere Mosca nella lista dei terroristi, Macron frena. Com'è fatta questa lista, i paragoni con i gruppi terroristici e l'aggettivo inevitabile

Volodymyr Zelensky ha chiesto agli Stati Uniti di mettere la Russia nella lista degli stati sponsor del terrorismo. Non è la prima volta che il presidente ucraino fa questo appello, del resto non è la prima volta che le forze di Vladimir Putin colpiscono obiettivi civili in Ucraina in modo indiscriminato. Ma i missili sul centro commerciale di Kremenchuk, a quattrocento chilometri dal fronte del Donbas, tra le cui macerie continuano a essere raccolti cadaveri è stato definito dai leader del G7 un crimine di guerra (un altro) e allora bisognerebbe definire lo stato che perpetra tali crimini con l’aggettivo pertinente.

Una prima risoluzione presentata al Senato americano è stata approvata in modo bipartisan il 10 maggio scorso; il 23 giugno, la commissione Affari esteri del Senato, presieduta dal repubblicano Jim Risch – che era a Kyiv domenica quando sono caduti dei missili russi sulla capitale e che lunedì ha incontrato Zelensky – ha presentato una mozione per inserire la Russia nella lista degli stati sponsor del terrorismo (assieme a Iran, Corea del nord, Cuba e Siria) che sarà poi presentata al dipartimento di stato. Joe Biden ha esplicitamente definito Putin un “criminale di guerra” e la sua Amministrazione ha detto di essere aperta all’ipotesi di allargare la lista.

Si tratta però di  un passo tecnicamente e simbolicamente rilevante soprattutto se si pensa a cosa accadrà quando sarà possibile avviare un negoziato. Non è un caso che Emmanuel Macron, solidale con l’Ucraina ma molto sensibile all’idea di provocare Putin, abbia risposto, a margine del G7, a chi gli chiedeva se era d’accordo con la richiesta di Zelensky: “Stiamo sanzionando la Russia, non abbiamo bisogno di aggettivi per stabilire queste sanzioni. E’ la giustizia a farlo”.

I sostenitori della richiesta di Zelensky ogni giorno documentano gli atti di terrorismo della Russia e spesso fanno paragoni  con organizzazioni terroristiche – lo Stato islamico che colpisce una città europea, per dire – per stuzzicare sensibilità altrimenti propense a distrarsi, ma in realtà i paragoni non servono. C’è uno stato sovrano che ha attaccato un altro stato sovrano, che uccide, tortura, violenta, affama e deporta i civili. Se non si vogliono usare aggettivi per non provocare il Cremlino (che invece si sente libero di dire che vorrebbe tutti gli occidentali morti) è un conto, ma se un aggettivo serve, allora ce n’è uno.
 

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi