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Spinta elettorale

Così “il caso a parte” Núñez Feijóo sta ricostruendo la destra spagnola

Guido De Franceschi

La conferma del centrodestra, e del presidente uscente Juanma Moreno, alla guida dell’Andalusia nelle elezioni di domenica scorsa possono essere il tappeto elastico grazie a cui il Partito popolare del neopresidente Alberto Núñez Feijóo potrà eseguire la capriola che gli serve per iniziare un nuovo corso della politica spagnola

Le elezioni regionali andaluse di domenica scorsa possono essere il tappeto elastico grazie a cui il Partito popolare del neopresidente Alberto Núñez Feijóo potrà eseguire la capriola che gli serve per iniziare un nuovo corso della politica spagnola. La conferma del centrodestra, e del presidente uscente Juanma Moreno, alla guida dell’Andalusia era prevista. D’altronde, la più popolosa regione spagnola non è incline ai cambiamenti: dopo un quarantennio di strapotere socialista, durato fino al 2018, è probabile che ora rimanga a lungo abbracciata al Pp.

 

Ma non era invece per niente prevista la clamorosa maggioranza assoluta dei seggi da parte dei popolari, che contano ora su 58 dei 109 deputati regionali. Si sbriciola così la iattanza ricattatoria dei sovranisti di Vox. Solo pochi giorni fa la candidata dell’estrema destra Macarena Olona, forse corroborata dall’arrochito comizio di Giorgia Meloni a Marbella, aveva minacciato il Pp: “Se vi dovesse servire anche un solo voto, anche una sola astensione…”. Come se avessimo accettato, Macarena.


Vox passa da 12 eletti a 14, ma paga lo scotto di chi si era accreditato come futura chiave di volta di un intero sistema e si deve poi accontentare di un inutile avanzamento nelle urne. I socialisti ottengono il peggior risultato di sempre (30 seggi). La sinistra radicale, divisa in due liste litigiose, patisce un calo vistoso (da 17 seggi a 7). Mentre i liberali di Ciudadanos, puf!, vedono scomparire tutti e 21 i seggi conquistati nel 2018 e continuano mestamente a marciare verso il nulla, in attesa che l’ultimo spenga la luce. Questi risultati giovano al bipartitismo, che in Andalusia ritrova una bella vitalità: Pp e Psoe hanno ottenuto complessivamente 88 seggi su 109 (nel 2018 erano 59). E giovano soprattutto a Feijóo, che, se non si è ubriacato domenica sera, allora significa che è astemio.


Feijóo, che è stato per tre mandati e mezzo presidente della Galizia, ad aprile è diventato presidente del Pp dopo essere stato chiamato d’urgenza a Madrid in seguito alla rissa fratricida tra due dirigenti ben più giovani di lui. I litiganti erano l’allora leader del partito Pablo Casado – che, eletto come falco, si era poi trovato, suo malgrado, a fare il moderato – e la presidente della Regione di Madrid, Isabel Díaz Ayuso – che, eletta come protégée di Casado, si era poi messa in testa (fomentata dal milieu aznariano a dai media, allo stesso tempo ultraconservatori e scapigliati, della destra madrilena) di scalzare Casado per poi trafiggere, in infilata, il premier socialista Pedro Sánchez. Dopo che Pablo & Isa si erano reciprocamente soffocati in un intreccio di accuse di corruzione e di spionaggio, ecco che Feijóo aveva accettato di lasciare le rías che intagliano la costa galiziana per “scendere” a Madrid.

 
Di lui, in realtà, si sa poco. Se non che ha vinto quattro volte di fila, e con la maggioranza assoluta dei seggi, la corsa per la presidenza della sua Galizia (e che Vox, lì, non ha mai eletto nessun rappresentante). Ma la Galizia è un caso a parte, dicono. Lì, a partire dal 1989, aveva ottenuto per quattro volte di fila la maggioranza assoluta anche il vecchio Manuel Fraga, l’ex ministro della Propaganda di Francisco Franco, poi “accompagnatore” della transizione democratica e infine fondatore del Partito popolare. Poi, dopo quattro annetti (2005-2009) in cui governò un’alleanza tra socialisti e nazionalisti galiziani, iniziò l’era Feijóo. Per questo dicono che la Galizia è un caso a parte. Come se si trattasse di una corsa semplificata, se si gareggia con il pettorale blu del Pp. E, invece, ottenere quei risultati non è semplice, perché bisogna mediare tra le due anime del conservatorismo galiziano, tra los de la boina y los del birrete (è una questione di copricapi: quelli con in testa la boina, e cioè con il basco, sono più rurali, populisti e galleguisti, mentre quelli con il birrete, che è il tocco del giudice e il cappello degli universitari, sono señoritos più cittadini, più rifiniti e meno localisti).


Feijóo, che è nato in una famiglia molto modesta ed è cresciuto a Os Peares, un paese infitto nelle profondità della provincia, ma ha poi lavorato per anni a Madrid, si è dimostrato un maestro, sulla scia di Fraga, nel giocarsi su ogni tavolo la carta più opportuna. Nell’alternare cioè la sua immagine di uomo di mondo che sa come si amministrano istituzioni complesse a quella di o neno dos Peares, il bambino di Peares. Oppure nel presentarsi come difensore di un robusto insegnamento del castigliano nelle scuole impastando però i propri discorsi con disinvolte espressioni in galiziano quando si parla con los de la boina.

 

Ma chi è, fuori dalla Galizia, Alberto Núñez Feijóo? E’ davvero più moderato della Ayuso e perfino di Casado? Forse lo si immagina più moderato della Ayuso solo perché ha un modo di parlare più contegnoso rispetto a lei, che è la paladina del vivir a la madrileña e che quindi davanti a una folla si esprime con lo stesso sarcasmo, le stesse iperboli, la stessa spregiudicatezza con cui si parla in un bar davanti al mercato del Rastro, nella tarda mattinata della domenica, mentre si cerca di tenere a bada, con un bocadillo e una birretta, il ricordo delle troppe copas bevute la sera prima? Forse lo si immagina più moderato di Casado solo perché ha vent’anni più di lui, non ha niente da dimostrare e può quindi mostrarsi più stondato? O forse è più conservatore di tutti e due? Ma, poi, “più moderato” o “più conservatore” in che senso? Peraltro, Feijóo non sembra vivere meno a la madrileña della Ayuso, se si considera che non ha mai sposato la sua compagna Eva Cárdenas, da cui ha avuto un figlio nel 2017 (sarà stata contenta mamma Sira che, in un video elettorale di qualche anno prima, diceva: “Alberto si è sposato con la Galizia, ma la Galizia non mi dà nipoti”. Con Eva, invece, nessuno sposalizio, ma un nipote quello sì).


Più sfuggente del suo conterraneo Mariano Rajoy – un altro che non si capiva mai chi fosse e che cosa pensasse, ma che poi ha governato a lungo la Spagna – nel discorso al congresso che lo ha incoronato presidente del Pp, invece di tratteggiare davanti ai militanti un qualche grandioso progetto di paese, Feijóo ha detto: “Quando sarà il momento, mostreremo agli spagnoli la nostra alternativa”. Apperò.
Nell’attesa, ci si chiedeva quantomeno: ma come si comporterà Feijóo con l’onda populista di Vox che si alza alla destra del Pp? Cercherà di cavalcarla, come fa la Ayuso? O cercherà di arginarla, come ha provato a fare Casado, facendo appelli alla moderazione e rischiando di finire come un San Sebastiano trafitto dalle frecce scoccate dai media della destra madrilena con la scritta “complessato!” attaccata all’asta ancora vibrante? Accetterà di fare una coalizione con i sovranisti per riportare il Pp al governo oppure prevarrà sui socialisti alle elezioni ma farà il puro e resterà poi a guardare Sánchez che, sostenuto da una congrega di indipendentisti e anticapitalisti assortiti, fa il premier al posto suo?


Pochi giorni dopo l’arrivo di Feijóo alla guida del partito, in Castilla y León è stato varato il primo governo regionale di coalizione Pp-Vox (che è già una polveriera). Ma era troppo presto per attribuire a Feijóo un avallo di questa scelta. Lo si aspettava quindi al varco in Andalusia, come prova generale per il palcoscenico nazionale. E i socialisti, consapevoli di non essere concorrenziali, erano pronti a chiamare a coorte i loro elettori pigri dicendo: “Se vince il Pp, poi governa Vox”.


Invece, la maggioranza assoluta ottenuta dal Pp dà a Feijóo ancora un anno e mezzo di tempo, prima delle politiche, per fiutare meglio l’aria di Madrid e per capire chi vuole essere e quale Spagna vuole raccontare agli elettori. Intanto, riguardo alla sua capacità di essere un uomo da maggioranza assoluta, in prima o per interposta persona, l’Andalusia ha dato un altro indizio. Ma la Galizia è un caso a parte, dicono. Ma l’Andalusia è un caso a parte, dicono. Tutti questi casi a parte cominciano però a somigliare all’intera Spagna.

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