(foto di Ansa)

grand bargain

La Francia propone uno scambio rischioso sui migranti

David Carretta

Parigi offre ai 27 un accordo che prevede il ricollocamento di diecimila richiedenti asilo. Per i paesi Mediterranei può essere un'arma a doppio taglio

Bruxelles. Diecimila ricollocamenti volontari di richiedenti asilo in cambio di una stretta obbligatoria sui movimenti secondari di migranti: è questo il grand bargain che la presidenza francese dell’Unione europea proporrà ai ministri dell’Interno dei ventisette in una riunione del Consiglio oggi a Lussemburgo per fare un passo avanti sul nuovo Patto su migrazione e asilo. Solidarietà in cambio di responsabilità rimane il principio guida nei negoziati tra gli stati membri. La solidarietà dovrebbe essere espressa con una “dichiarazione politica su un meccanismo volontario” di ricollocamenti, che sarà temporaneo (della durata iniziale di un anno). La responsabilità dovrebbe concretizzarsi in un accordo sulle regole dello screening di chi entra illegalmente nell’Ue e sul rafforzamento della banca dati Eurodac, premessa per riportare nei paesi di primo ingresso i migranti che si spostano in altri stati membri.

 

Ma l’intesa è lungi dall’essere certa. “Due paesi dell’est europeo sono contrari” alla dichiarazione politica, dice al Foglio un diplomatico europeo. I soliti sospetti sono Polonia e Ungheria. Ma, nelle trattative prima del Consiglio, diversi stati membri non hanno voluto assumere impegni sul numero di richiedenti asilo che sono pronti ad accogliere con i ricollocamenti. I Paesi Bassi, che in passato avevano accettato i ricollocamenti, hanno annunciato di non poter partecipare a causa della pressione sul sistema di accoglienza dovuto alla guerra in Ucraina. Raggiungere la cifra dei diecimila ricollocamenti sarà difficile. Per dare il via libera allo screening e a Eurodac “i cinque del Mediterraneo vogliono solidi impegni sulla solidarietà: per loro i diecimila sono molto importanti”, spiega il diplomatico.

 

I cinque del Mediterraneo sono Italia, Grecia, Malta, Cipro e Spagna. La formula della “dichiarazione politica” che prevede impegni volontari è molto rischiosa per loro. Potrebbe trasformarsi in un altro accordo tipo quello di Malta del settembre del 2019, che alla fine non era stato rispettato quasi da nessuno dei suoi firmatari e aveva portato a poche migliaia di ricollocamenti (soprattutto dai campi nelle isole in Grecia). La dichiarazione politica contiene tutta una serie di salvaguardie che permettono ai paesi che aderiscono al meccanismo di uscirne in caso di emergenza, come un aumento della pressione migratoria o il mancato rispetto delle regole di Dublino. “C’è il riconoscimento che alcuni paesi sono sotto pressione per l’Ucraina, ma anche per i movimenti secondari e il non funzionamento di Dublino”, spiega il diplomatico. In questi e altri casi, “c’è possibilità di ridurre il livello di solidarietà verso i paesi di primo ingresso”. Inoltre, la solidarietà può essere espressa sotto altre forme, come aiuti logistici e finanziari ai paesi di primo ingresso. La principale concessione ai cinque del Mediterraneo è estendere le “relocation” a tutti i migranti salvati in mare e non solo ai richiedenti asilo.

 

Una solidarietà temporanea rischia di trasformarsi in una trappola, viste le nuove regole che i cinque del Mediterraneo sarebbero chiamati a rispettare per sempre. Il nuovo regolamento sullo screening (gli accertamenti preliminari all’ingresso) includono l’identificazione, controlli sanitari e di sicurezza, il rilevamento delle impronte digitali e la registrazione nella banca dati Eurodac, e dovrebbero essere effettuati in prossimità delle frontiere esterne. Le procedure sono simili a quelle che vengono praticate sulle isole greche. La riforma di Eurodac dovrebbe rendere più facile individuare i migranti che si spostano da uno stato membro all’altro in modo da facilitare il loro rimpatrio nel paese di primo ingresso. La stretta sui movimenti secondari potrebbe venire anche da un’altra proposta che la Francia vorrebbe far adottare oggi: la riforma del Codice frontiera Schengen. Diversi stati membri chiedono di introdurre i movimenti secondari, al fianco del terrorismo, delle minacce alla sicurezza e delle crisi sanitarie, tra i motivi per reintrodurre controlli temporanei alle frontiere in deroga alla libera circolazione.

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