(Foto di Ansa) 

La disfatta elettorale di Manuel Valls

Mauro Zanon

Ennesima beffa per l'ex primo ministro francese: dopo che Macron non l'ha inserito nella nuova squadra dell'Eliseo, il socialista non convince neppuree gli expat e perde nel voto anticipato per il primo turno delle legislative

Sognava di essere ministro o quantomeno segretario di stato nel secondo quinquennio Macron, e invece si era dovuto accontentare di essere il candidato di Renaissance nella quinta circoscrizione dei francesi all’estero, ossia quella che comprende Spagna, Portogallo, Andorra e il Principato di Monaco. Ma Manuel Valls non è riuscito a convincere neppure i francesi espatriati che domenica, in occasione del voto anticipato per il primo turno delle elezioni legislative, gli hanno dato il 15,85 per cento di preferenze: troppo poco per qualificarsi al ballottaggio. “Prendo atto dei risultati (…). La dissidenza e la divisione hanno generato confusione, ma non posso ignorare il mio risultato e il fatto che la mia candidatura non abbia convinto”, ha twittato l’ex primo ministro socialista, prima di cancellare il suo account con un malinconico “Adieu Twitter…”. In finale, si sono qualificati il candidato della Nupes, la coalizione écolo-socialista di Jean-Luc Mélenchon, e un dissidente di Renaissance. “Adiós Manuel Valls. La sinistra è effettivamente irriconciliabile con il neoliberalismo, il macronismo, il 49,3 e il tradimento. Un’unica alternativa: la Nupes!”, ha reagito il sindaco verde di Grenoble Éric Piolle, sbeffeggiando il socialista di origini catalane. 

  

 

Per Valls si tratta senza dubbio di una sconfitta amara, ma non così inaspettata. Nel 2018, sentendosi poco amato in Francia, si era rifugiato a Barcellona in cerca di riscatto, candidandosi a sindaco con una lista liberale col sostegno di Ciudadanos: fu un flop clamoroso. Nel 2021, con un libro un po’ ruffiano, “Pas une goutte de sang français”, provò a riconciliarsi con i francesi, ma incassò più insulti che abbracci. Negli ultimi mesi, il discepolo di Michel Rocard si era convertito pienamente al macronismo, dimenticando i dissidi con l’attuale inquilino dell’Eliseo dell’epoca Hollande. Ma ha pagato cara la nomea di “traditore”, del Partito socialista prima e della Francia poi.