Il governo dell'Estonia è in crisi per il pressing dei partiti legati alle galassie putiniane

David Carretta

La premier Kaja Kallas ha aperto i negoziati con il Partito socialdemocratico e i conservatori per cambiare maggioranza. Finora, rispetto al pil il paese è quello che ha fornito più armi all'Ucraina. Ha aperto i suoi confini ai rifugiati e ha smesso di usare gas e petrolio di Mosca. Ora l'equilibrio interno traballa 

Bruxelles. La premier dell’Estonia, Kaja Kallas, è diventata il volto del sostegno europeo all’Ucraina nella guerra contro Vladimir Putin e uno dei leader più apprezzati nell’alleanza occidentale per le sue scelte coraggiose per rispondere alla Russia. Ma la permanenza di Kallas alla testa del piccolo paese baltico è messa in discussione da una manovra politica i cui fili, secondo alcuni osservatori, arrivano fino a Mosca. Kallas, leader del Partito riformatore, oggi ha messo fine al governo di coalizione con un’altra formazione della famiglia liberale, il Partito di Centro, guidato dall’ex primo ministro Jüri Ratas. I sette ministri del Centro sono stati licenziati e Kallas ha annunciato negoziati con il Partito socialdemocratico e i conservatori di Isamaa. “L’Estonia, ora più che mai, ha bisogno di un governo che funzioni sulla base di valori comuni. La situazione di sicurezza in Europa non mi dà alcuna possibilità di continuare a cooperare con il Centro, che è incapace di mettere gli interessi dell’Estonia sopra quelli del partito e delle sue varie fazioni”, ha spiegato Kallas, aprendo la crisi di governo. “Molti estoni, me compreso, temono che attori politici che condividono gli interessi del Cremlino stiano tentando di impossessarsi del governo estone”, ha spiegato su Twitter lo scrittore e studioso estone Rein Raud.

 

L’Estonia è il paese che ha fornito più armi all’Ucraina rispetto al pil. Ha aperto i suoi confini ai rifugiati ucraini. Sta subendo pesanti ripercussioni economiche, con un’inflazione al 20 per cento, per la decisione di fare a meno di gas e petrolio russi. Lo scorso mese il New Statesman aveva dedicato a Kallas una copertina con questo titolo: The New Iron Lady. Il principale protagonista del complotto contro di lei è Ratas. In passato, l’ex premier era finito sotto i riflettori per la decisione nel 2019 di formare una coalizione con l’estrema destra del Partito popolare conservatore estone (Ekre), malgrado la sconfitta del Centro alle elezioni per opera del Partito riformatore di Kallas. La base elettorale del Centro è la comunità russofona e i legami sono anche con Mosca: nel 2004 il Centro aveva firmato un accordo di cooperazione con Russia Unita. L’intesa con il partito di Vladimir Putin è stata spesso criticata come uno strumento russo di influenza in Estonia. Ma Ratas ha aspettato l’inizio della guerra contro l’Ucraina per annunciare la rottura del protocollo con Russia Unita. Il firmatario dell’accordo con il partito di Putin, Mailis Reps, il 23 febbraio si era astenuto in Parlamento nel primo voto di condanna dell’aggressione russa. 


Ci sono anche ragioni personali che spingono Ratas a complottare contro Kallas. L’ex premier si è dimesso all’inizio del 2021 per uno scandalo di finanziamenti illeciti legato a un imprenditore e immobiliarista estone, Hillar Teder, che fa affari anche in Russia e Ucraina. Fine della coalizione tra il Centro e l’estrema destra di Ekre: in pochi giorni Kallas è riuscita a convincere Ratas a entrare in un governo tutto liberale guidato da lei.  Poi, la visibilità internazionale di Kallas e il continuo calo nei sondaggi del Centro (a favore del Partito della Riforma e di un’altra formazione liberale che non è in Parlamento, Estonia 200) hanno risvegliato i suoi appetiti. Per Ratas è l’ultima occasione di tornare premier e, così, ha iniziato a sabotare il governo dall’interno. Con chi? I vecchi alleati di Ekre, che si presentano come come ultra nazionalisti, ma hanno legami con la galassia putiniana. Nell’Ue Ekre fa parte della famiglia politica di Matteo Salvini e Marine Le Pen. In Estonia ha iniziato a corteggiare l’elettorato russofono che è ultraconservatore sulle questioni sociali. Pur condannando l’aggressione russa, Ekre ha criticato l’accoglienza dei rifugiati ucraini.

 

L’offensiva di Ratas contro la premier è in corso da alcune settimane. La principale arma del Centro e di Ekre è un progetto di legge sugli aiuti all’infanzia che rischia di far esplodere i conti pubblici. Inizialmente Kallas ha reagito sfidando Ratas con queste parole: “Sii uomo: presenta una mozione di sfiducia contro di me”. Il leader del Centro non ha avuto il coraggio, ma ha continuato a votare con Ekre contro diversi provvedimenti del governo o del Partito riformatore in Parlamento. L’ultimo giovedì è stato di troppo. Dopo aver licenziato i ministri del Centro, Kallas ha avviato negoziati con i partiti di opposizione. Avendo sempre escluso un’alleanza con Ekre, l’unica possibilità è un accordo con i socialdemocratici e con i conservatori di Isamaa. Sono questi ultimi, corteggiati dal Centro e da Ekre, ad avere le chiavi del prossimo governo. In caso di elezioni anticipate, i sondaggi danno il Partito riformatore nettamente in testa, il che incoraggia gli altri a coalizzarsi contro Kallas. “La politica è fatta così: un giorno sei al potere, il giorno dopo no. Questa è la democrazia. Non ho certezze”, ha detto lunedì Kallas.