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editoriali

L'America bandisce le telecamere cinesi

Redazione

Presto sanzioni contro Hikvision. L’azienda che monitora Palazzo Chigi 

L’America sta per imporre sanzioni molto dure contro il colosso tecnologico cinese Hikvision, accusato di usare le telecamere di sorveglianza in violazione dei diritti umani. L’azienda avrebbe infatti messo a disposizione la sua tecnologia al governo cinese per portare avanti la campagna di repressione contro la minoranza uigura dello Xinjiang e per  monitorare dissidenti, stranieri e altre minoranze. L’Amministrazione Biden si sta muovendo in perfetta continuità con quella di Donald Trump su questo punto, e ieri il Financial Times parlava della possibilità di bandire dal territorio americano tutte le tecnologie Hikvision, con conseguenze importanti per le aziende che hanno accordi già in essere con quella cinese.

La Casa Bianca sta aumentando la pressione contro l’agenda tecnologica e autoritaria di Pechino, mentre altri paesi alleati dell’America sono ancora molto indietro. Per esempio l’Italia, che fino a poco più di un anno fa contava su un uso molto disinvolto delle tecnologie cinesi in virtù dei prezzi concorrenziali. Secondo un’inchiesta pubblicata a gennaio da Wired sono almeno 2.430 gli impianti di sorveglianza targati Hikvision e Dahua acquistati dalle pubbliche amministrazioni. Nel 2017 una telecamera che puntava direttamente sull’ingresso principale di Palazzo Chigi a Piazza Colonna fu sostituita per un guasto con un prodotto Hikvision, e telecamere Hikvision sono anche nelle procure, nei ministeri, nell’aeroporto di Fiumicino e in Rai. L’altra controversa azienda cinese che, come Hikvision, è accusata di avere messo a disposizione della repressione dei diritti umani le proprie tecnologie, è la Dahua: fu il governo Conte II ad autorizzare l’istallazione dei termoscanner Dahua (che hanno anche la tecnologia di riconoscimento facciale) a Palazzo Chigi. Il governo di Mario Draghi, tramite il golden power, sta cercando di mettere in sicurezza le aziende strategiche italiane dagli acquisti cinesi, ma i rischi tecnologici sono ancora più ampi, e quella americana è una lezione sufficientemente chiara

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