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l'analisi

Quali conseguenze avrebbe il ribaltamento del diritto all'aborto negli Usa

Matteo Muzio

Secondo quanto si evince dalla bozza della sentenza della Corte Suprema pubblicata da Politico, il diritto non sarebbe più costituzionale ma tornerebbe ai singoli stati. Ecco cosa accadrebbe se il verdetto venisse confermato 

Tanto tuonò che piovve. Uno scoop del magazine Politico ha pubblicato una bozza di sentenza della Corte Suprema sulla legittimità della storica sentenza Roe v. Wade del 1973, che costituzionalizzava il diritto all’aborto. Nel testo di 98 pagine che si può leggere, il diritto all’aborto viene restituito ai singoli stati. L’autore del testo, il giudice conservatore Samuel Alito, invita a non farsi influenzare dall’opinione pubblica. Il tema da lui posto è squisitamente giuridico: il tema non è incluso nella stesura originale della Costituzione pertanto va demandato ai singoli stati. Secondo il Guttmacher Institute, la categoria che più usufruisce del diritto all’aborto è quella delle giovani donne afroamericane che vivono in stati a maggioranza democratica: e proprio su di loro il testo si concentra, definendole come “sproporzionatamente colpite” dalla legge.

Contrariamente a quanto scrivono alcuni titoli però, il diritto non sparirebbe su scala nazionale, ma verrebbe demandato ai singoli stati. Il problema è che alcuni stati già lo hanno fatto: tra questi il Mississippi, il cui divieto ha scatenato una serie di ricorsi legali che hanno portato agli argomenti orali di febbraio. Il sospetto fondato è che il Mississippi, così come l’Oklahoma, il Texas e la Florida, abbia varato un provvedimento molto restrittivo per essere sfidato in sede di Corte Suprema e, sfruttando la maggioranza conservatrice, minare l’impianto stesso della legge e quindi tornare al periodo precedente. La lista degli stati dove l’aborto incontrerebbe una serie di restrizioni è stilata sempre dal Guttmacher Institute: ben 26, tra cui molti stati del Sud e due come Michigan e Wisconsin, dove i due governatori dem sono senza maggioranza nelle due camere statali. In ben sette, invece, l’aborto verrebbe cancellato anche in caso di stupro, incesto e rischio per la salute della madre: Arkansas, Louisiana, Oklahoma, South Dakota, Texas e gli stessi Michigan e Wisconsin. Non cambierebbe nulla o quasi negli stati governati dai dem come California e New York, ma anche dove ci sono repubblicani moderati come in Vermont o in Massachusetts. I democratici hanno provato a varare una legge federale che proteggesse il diritto, ma in Senato è finita 46 a 48, con il centrista Joe Manchin che ha votato con l’opposizione repubblicana. I progressisti, quindi, hanno trovato un possibile argomento con cui motivare la base in vista del midterm, dopo che l’impopolarità del presidente Joe Biden e il caro carburante avevano tracciato un destino quasi segnato per i democratici.

Ci sono però degli elementi da valutare. Questa è soltanto una prima stesura tracciata dopo gli argomenti orali dei sostenitori della legge restrittiva del Mississippi e dei suoi oppositori. Non è detto che venga approvata. Secondo punto: chi avrebbe fatto trapelare il documento. La fantasia dei commentatori è esplosa. Da una parte chi dice che è stato uno dei giudici liberal o un loro collaboratore, che sperano di provocare un cambiamento simile a quanto avvenuto nel 2012 con l’Obamacare, quando il giudice capo John Roberts cambiò idea all’ultimo momento per non minare la popolarità della Corte, salvando la riforma sanitaria e in un certo senso la presidenza di Barack Obama. Teorie più fantasiose dicono che invece è la parte opposta che lo ha voluto, per evitare che, come ha suggerito qualche tempo fa il Wall Street Journal, Roberts convinca uno dei due giudici indecisi (probabilmente Brett Kavanaugh o Amy Coney Barrett) ad approvare una sentenza più annacquata che non ribalti la Roe e la sentenza ad essa collegata, Casey v. Planned Parenthood del 1992, che sosteneva che la decisione di abortire dovesse spettare alla madre e a nessun altro (quindi, nel caso delle donne sposate, il marito non avrebbe avuto voce in capitolo).

Il precedente che si aprirebbe però, sarebbe pericoloso anche in un altro senso: anche le altre sentenze in materia di morale sessuale, come Lawrence v. Texas del 2003 che proibiva i divieti riguardanti il sesso omosessuale, o la Obergefell v. Hodges del 2015 sarebbero a rischio, almeno per chi vive negli stati più conservatori. Infine, un tema riguarda anche i tre giudici nominati da Donald Trump: se per quanto riguarda la Roe soltanto Amy Coney Barrett aveva avuto una posizione sfumata, sia Neil Gorsuch che Brett Kavanaugh dichiararono di fronte al Senato che la legge “era una questione decisa”. Il messaggio congiunto dei leader dem del Congresso Nancy Pelosi e Chuck Schumer ha puntato il dito su di loro, dicendo che hanno mentito di fronte al Senato. Questo scontro tra poteri apre uno scenario inusuale che potrebbe riportare sul tavolo uno dei punti cardine del programma progressista: ampliare il numero dei giudici per scardinare la maggioranza conservatrice.

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