Il cancelliere Olaf Scholz (Ansa)

adolescenza tedesca

Wiegold ci spiega perché la Germania non trova una strategia su armi e Ucraina

Daniel Mosseri

“Il governo federale ha commesso tanti errori di comunicazione, si è messo all’angolo da solo". E poi c'è la politica: Liberali e Verdi sono compatti sul sostegno a Kyiv, “mentre la Spd è un partito con sensibilità diverse”, spiega il giornalista ed esperto di Difesa

Berlino. Il vertice di Ramstein ha obbligato gli alleati dell’Ucraina a chiarire cosa sono disposti a fare e quanto sono disposti ad aiutare militarmente. Nei giorni scorsi, però, “il mondo non si chiedeva quale materiale bellico stesse fornendo l’Italia mentre anche il presidente francese Emmanuel Macron ha accennato alle consegne militari per la prima volta solo venerdì scorso”. Thomas Wiegold non è arrabbiato. Al contrario, il pluripremiato giornalista tedesco, ideatore del blog Augen geredeaus! (Occhi ben aperti) dedicato ai bilanci della Difesa e ai bulloni arrugginiti dei carri armati tedeschi, osserva con un po’ di ironia come le mosse di Berlino siano da settimane sotto la lente degli alleati occidentali.

 

Ma un giorno fortemente pro Kyiv, quello dopo molto timido, l’esecutivo tedesco ha confuso gli osservatori. E Wiegold, che da dodici anni fa luce sulla pessima gestione della Bundeswehr, osserva con il Foglio che “il governo federale ha commesso tanti errori di comunicazione da essersi messo all’angolo da solo”. Poi riconosce che non solo di comunicazione si tratta ma che in Germania “ci sono una sensibilità e una prudenza maggiori nel non attraversare quella linea rossa per cui Mosca potrebbe asserire di essere in guerra con tutta la Nato”. La ragione è anche politica: Liberali (Fdp) e Verdi (Grünen) sono compatti sul sostegno a Kyiv, “mentre la Spd è un partito con sensibilità diverse”. Ed esponenti come Gerhard Schröder: oggi consulente delle imprese energetiche russe, in una intervista con il Nyt l’ex cancelliere tedesco non ha preso le distanze dall’invasione dell’Ucraina voluta dal suo vecchio amico Vladimir Putin, che ha difeso, gettando la Spd nell’imbarazzo.

 

L’idea di mettere in piazza i dettagli sulle forniture militari resta però un errore, “perché oggi passiamo per il paese europeo che non aiuta, e questo non è vero: l’aiuto militare c’è e si accompagna al sostegno finanziario”. Settimane fa si è parlato di oltre 100 carri armati Marder dismessi e riadattati da inviare in Ucraina – “ma lo sapete che alcuni sono vecchi di 50 anni?” –  creando aspettative a Kyiv che possono solo andare deluse. “In tempi brevi potremo realisticamente fargliene avere 20 o 30”. Dalla promessa dei Marder si è poi passati a quella, confermata al vertice di Ramstein, della consegna di 20 carri Ghepard da contraerea: l’ennesima novità che riflette una linea poco ferma. Di queste ore è anche uno stop tecnico opposto dall’esecutivo svizzero a una richiesta tedesca: Berlino aveva chiesto alla sede zurighese del produttore di armi tedesco Rheinmetall di fornire un determinato tipo di munizioni all’Ucraina ma Berna si è opposta perché l’operazione violerebbe la neutralità elvetica. Un episodio brandito come l’ennesima prova del pressappochismo dei tedeschi nell’aiutare Kyiv ma quando a marzo Berna aveva respinto una richiesta analoga del governo polacco, nessuno aveva sollevato alcun polverone. 

 

A Wiegold chiediamo anche se la Germania si stia impegnando in aiuti triangolari (come la promessa di fornire vecchi Marder alla Slovenia che a sua volta consegnerà dei T-72 all’Ucraina) per non esporsi troppo. “No, la ragione è pratica: i T-72 sono di fabbricazione sovietica e per pilotarli gli ucraini non hanno bisogno di formazione”. Ma poi concorda su come la postura tedesca nella crisi non sia certo quella di un paese ex Urss come l’Estonia, oggi fieramente antirussa.

Gli sbandamenti tedeschi assomigliano a una crisi di adolescenza: Scholz ha creduto di affrancarsi dalla condizione di nanismo politico che accompagna la Repubblica federale postbellica annunciando un investimento da 100 miliardi per rianimare una Bundeswehr comatosa. Ma l’adolescenza è un processo lungo e doloroso. Wiegold ricorda che l’acquisto di F-35 o il varo di nuove navi da guerra sono costosissimi. “Dobbiamo vedere se i 100 miliardi verranno confermati e se al contempo il bilancio dello stato accompagnerà con nuove risorse la trasformazione delle Forze armate tedesche nel corso dei prossimi anni”. La questione non è solo finanziaria, come vorrebbe la Cdu che spinge Scholz a dare finanziamenti alla Bundeswehr con una mano e a tagliare le spese con l’altra. Per Thomas Wiegold “resta da vedere se i tedeschi sono pronti ad accettare l’idea che alla Germania di domani è richiesto un ruolo più attivo anche nella sfera militare”.

 

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