Neutralità tedesca

La Germania di Scholz paralizzata di fronte a Putin. Il punto debole di Berlino

David Carretta

Secondo Anders Östlund, ricercatore del Center for European Policy Analysis, “quello che sta succedendo è che non opponendosi attivamente al Cremlino, se non a parole, il governo tedesco sta effettivamente sostenendo la Russia”

Bruxelles. Gli esperti europei di politica estera ribollono di rabbia di fronte all’immobilismo del cancelliere Olaf Scholz sulla risposta tedesca alla guerra della Russia contro l’Ucraina. Martedì, dopo la videoconferenza con gli alleati convocata dal presidente Joe Biden per coordinarsi sull’offensiva nel Donbas, Scholz è sceso nella sala stampa della cancelleria per dimostrare che le critiche sulla sua reticenza a sostenere l’Ucraina erano infondate. Dopo quindici minuti, i dubbi su Scholz si sono rafforzati e le critiche sono raddoppiate. Al di là delle frasi di rito sui crimini di guerra di  Putin, Scholz ha confermato le sue linee rosse sulle sanzioni contro gas e petrolio e sulla fornitura di armi pesanti. Quando gli è stato chiesto se sbloccherà la consegna di carri armati Leopard, ha risposto che era meglio fornire materiale “utilizzabile immediatamente” (armi sovietiche dei paesi dell’est, meno avanzate di quelle Nato). Poi ha invitato i giornalisti a “guardare al resto del mondo e rendersi conto che quelli che sono in una situazione paragonabile a quella della Germania, fanno come noi”. I giornalisti hanno guardato al resto del mondo e il governo Scholz appare isolato. L’Estonia ha speso praticamente il doppio della Germania in armi per l’Ucraina. I Paesi Bassi stanno inviando blindati, il Belgio artiglieria e la Norvegia un centinaio di missili.

 

Ieri Berlino ha reso pubblico il suo prossimo aiuto militare: munizioni e addestramento per i sistemi di artiglieria PzH 2000. Ma i cannoni automatici non arriveranno dalla Germania. Li forniranno i Paesi Bassi. La polemica ha superato i confini dei think tank e ha iniziato a logorare la coalizione semaforo a Berlino. “Dire che la Germania fa come tutti  non è vero. Siamo indietro”, ha spiegato la liberale Marie-Agnes Strack-Zimmermann, presidente della commissione Difesa del Bundestag. “Il cancelliere è il problema”, ha detto il verde Anton Hofreiter, presidente della commissione Esteri. L’opposizione della Cdu-Csu è ancora più critica. La Germania fa “troppo poco, troppo tardi”, ha detto il vicepresidente del gruppo conservatore, Johann Wadephul. L’estrema destra di Alternativa per la Germania, per contro, applaude Scholz. Un altro peso massimo della Cdu, Norbert Röttgen, domanda: “Mario Draghi propone un buon compromesso: invece di un embargo energetico, un tetto sul prezzo del gas russo. Almeno Putin non guadagnerebbe denaro aggiuntivo dalla guerra. Il cancelliere è pronto a questo compromesso o il ruolo della Germania è di bloccare tutto?”. Anche i rapporti con i partner europei si stanno complicando. In una conferenza stampa con la ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, il suo omologo lettone, Edgars Rinkevics, ha detto in modo diplomatico: la Germania è “un alleato fidato (…) ma dobbiamo fare di più”. Secondo Anders Östlund, ricercatore del Center for European Policy Analysis, “quello che sta succedendo è che non opponendosi attivamente alla Russia, se non a parole, il governo tedesco sta effettivamente sostenendo la Russia”. 

 

La Germania non è un paese qualsiasi. Senza di lei, l’Ue è bloccata. Molti si interrogano sulle ragioni di Scholz. Il suo uomo marketing durante l’ultima campagna elettorale, Raphael Brinkert, è sceso nell’arena di Twitter per difendere la linea del capo: la Germania non è “populista”, ma si assume “la sua responsabilità speciale” e “non agisce da sola” in modo unilaterale. “Dobbiamo fare tutto il possibile per proteggere l’Ucraina, ma dobbiamo anche fare tutto il possibile per impedire che la Germania, l’Europa e il mondo entrino in guerra”, ha detto Brinkert. Putin ha minacciato Scholz di un conflitto diretto o di tagliare il gas, se la Germania fornirà armi avanzate all’Ucraina? Alcuni puntano il dito contro l’influenza della vecchia dirigenza filo Putin della Spd (il trio Gerhard Schröder, Sigmar Gabriel e Frank-Walter Steinmeir). Altri sospettano che Scholz speri ancora in un ritorno allo status quo anteguerra nelle relazioni russo-tedesche.