L'Onu dei veti e il nuovo mondo di diplomazia e difesa

Giulia Pompili

Il presidente ucraino Zelensky dice al Consiglio di sicurezza: sapete solo parlare. Un’alternativa concreta arriva dalla Nato, che oggi riunisce i suoi ministri degli esteri insieme all'ucraino Kuleba

Parlando per la prima volta dall’inizio della guerra al Consiglio di sicurezza dell’Onu, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto che le “atrocità” compiute dalle Forze armate russe nel suo paese minano “l’intera architettura della sicurezza globale. Stanno distruggendo tutto”. La Russia, che siede al Consiglio e ha diritto di veto, vuole trasformare l’Ucraina in un paese “di schiavi”, e se le Nazioni Unite non possono fare nulla per fermarla, per prevenire certe azioni, ha detto Zelensky, tanto vale che chiuda: “Ammettetelo, se non sapete fare altro che parlare”. Il presidente ucraino esplicita, in mezz’ora di discorso, quello che in molti chiedono già da tempo: una riforma globale del sistema Onu, e soprattutto della sua espressione più potente, il Consiglio di sicurezza, il cui scopo, da statuto, sarebbe il “mantenimento della pace e della sicurezza internazionale”.

 

Eppure da anni la presenza tra i cinque membri permanenti di Russia e Cina blocca le risoluzioni che non aderiscono al progetto condiviso di Mosca e Pechino di costruire un’alternativa all’ordine liberale guidato da America, Europa e dai loro alleati. E’ così che il rappresentante russo al Consiglio, Vasily Nebenzya, ha potuto rispondere in mondovisione a Zelensky ripetendo la versione della propaganda di un massacro compiuto dagli stessi ucraini, già più volte smentita anche dall’analisi indipendente delle immagini satellitari.


Sin dalla fine della Seconda guerra mondiale le piattaforme del multilateralismo servivano all’apertura, al dialogo e al negoziato. Ora, con il ritorno della politica di potenza, o quantomeno di una nuova politica d’influenza, per Russia e Cina quelle stesse piattaforme sono il palco da cui riproporre la propria propaganda. 

 

 


E non è un caso se l’istituzione multinazionale che più si sta muovendo per la difesa dell’Ucraina è la Nato. In un briefing con i giornalisti, Julianne Smith, ambasciatrice americana nell’Alleanza atlantica, ha spiegato che alla riunione dei ministri degli Esteri Nato prevista per oggi a Bruxelles parteciperà anche il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. Ci saranno il segretario di stato americano Antony Blinken e altri partner “ospiti”, la Finlandia, la Svezia, la Georgia e per la prima volta  quattro paesi dell’area dell’Indo-Pacifico: Giappone, Corea del sud, Australia e Nuova Zelanda. “La riunione sarà importante per capire cosa potremo fare dopo Bucha”, ha detto Smith. C’è quindi un prima e un dopo la scoperta dei massacri dei civili nelle aree occupate dalla Russia.

Il Wall Street Journal ha rivelato ieri che la Repubblica ceca sta mandando vecchi carri armati sovietici in Ucraina e con il governo slovacco è pronta ad aprire le porte alle attrezzature militari ucraine che hanno bisogno di essere riparate. Ma è interessante soprattutto l’apertura dell’Alleanza a oriente. “Non stiamo pensando di espanderci in Asia”, ha detto Smith rispondendo a una domanda del Foglio, “ma abbiamo bisogno di parlare con i nostri partner del Pacifico perché hanno esperienze diverse e utili sulle nuove sfide che pongono Russia e Cina”. Secondo Smith la Nato “deve avere importanti conversazioni con i paesi asiatici anche per capire che cosa sta facendo la Cina in Europa, in termini di investimenti, attraverso la Via della Seta, e di vulnerabilità che si stanno venendo a creare. La Cina è sempre più attiva in questo senso, e dobbiamo costruire strumenti di difesa strategici”. Se l’obiettivo di Pechino è quello di usare la guerra in Ucraina per rompere il fronte dell’Alleanza atlantica, la Nato sta già rispondendo in modo chiaro. 

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.