Il premier canadese Justin Trudeau (LaPresse)

premier anti crypto

In Canada Trudeau ha bloccato i conti correnti dei No vax. Il giro di vite nella blockchain

Pietro Minto

Dopo la protesta di alcuni camionisti contro le misure pandemiche il governo stato invocato l’Emergencies Act, una legge speciale che ha permesso di congelare anche 120 portafogli digitali, da cui erano arrivate donazioni in sostegno al movimento dei truckers. Un aspetto che ha preso in contropiede punto gli entusiasti di Bitcoin e simili

Lo scorso 14 febbraio, giorno di San Valentino, il governo canadese ha dichiarato lo stato d’emergenza per frenare la protesta di alcuni camionisti canadesi contro le misure pandemiche in vigore nel paese. Centinaia di giganteschi autocarri – quelli che percorrono da decenni le strade del Nord America – si erano riuniti in alcuni punti nevralgici del confine tra Canada e Stati Uniti, in particolare nell’Ambassador Bridge, ponte che collega lo stato dell’Ontario a Detroit, e che da solo vale il 23 per cento degli scambi tra i due paesi. Dopo giorni di crisi, polemiche e dubbi sulle infiltrazioni politiche della protesta, il 15 febbraio c’è stato il punto di svolta quando il premier canadese Justin Trudeau ha invocato l’Emergencies Act, una legge speciale con cui la polizia assume poteri speciali.

 

Tra le misure incluse nel provvedimento, approvato dalla Camera canadese lunedì scorso, anche il blocco dei conti correnti “posseduti o controllati da chiunque sia coinvolto” nelle proteste. Un giro di vite severissimo e molto criticato dall’opposizione conservatrice ma anche da molti osservatori, turbati dalla durezza di un provvedimento così eccezionale. Dopo una settimana di proteste, Trudeau è tornato sui suoi passi, revocando giovedì la decisione, anche perché nel frattempo la protesta si è placata. Ma le conseguenze delle due settimane che hanno sconvolto il Canada rimagono ancora oggi. Anche nel crypto, uno dei settori più colpiti dalla crisi. Tra i conti correnti congelati dall’Emergencies Act, infatti, ci sono anche 120 wallet, portafogli digitali per criptovalute, da cui erano arrivate donazioni in sostegno al movimento dei truckers. È questo punto ad aver sorpreso gli entusiasti di Bitcoin e simili, perché sembra essere fortemente in contrasto con l’idea della blockchain come un regno incantato dove anonimato e sicurezza comandano su tutto. Se è davvero così, com’è possibile “congelare” questi wallet?

 

La risposta è tecnica ma dalle forti ripercussioni politiche e sociali: la blockchain, tecnologia su cui si basano criptovalute, Nft e tutto l’universo “crypto”, è complessa e intricata. Il gergo tecnico abbonda, la sua community è zelante ed entusiasta. Per questo, spesso, finisce per essere raccontata in modo impreciso, idilliaco. Ad esempio, anche se i wallet non sono contengono di per sé informazioni personali sui loro proprietari, sono comunque legati a un utente unico. Ogni transazione sulla blockchain, poi, è conservata per sempre nel suo archivio ed è tracciabile punto per punto. Infatti il ministro delle finanze canadesi Chrystia Freeland ha confermato che, oltre ai wallet, la polizia reale canadese a cavallo (Royal canadian mounted police) ha ottenuto anche i nomi delle persone o degli enti che hanno donato soldi alla protesta. Apriti cielo.

 

La revoca di Trudeau chiude, almeno per il momento, una vicenda politica locale che era diventata un affare internazionale, trovando appoggio in molti movimenti no vax e nell’alt-right statunitense, uniti nella lotta al premier canadese. A questi gruppi si aggiungono ora anche quelli legati alle criptovalute, che hanno percepito l’Emergencies Act come una minaccia all’anima stessa della rivoluzione crypto. Le mosse di Trudeau sembrano in effetti dimostrare che i governi mondiali sono sempre più propensi a trattare le criptovalute per quello che sono: un asset importante e influente che fino ad oggi è stato considerato intoccabile. Lo spettro, per alcuni, è quello della Cina, dove il governo ha di fatto bandito l’intero settore per puntare su una criptovaluta di stato in corso di sviluppo. Un bando simile in occidente è improbabile ma è vero che sia Stati Uniti che Unione europea discutono da tempo su come regolare un mercato così instabile e selvaggio. Nel frattempo, il ceo di Coinbase, la piattaforma più utilizzata per lo scambio di criptovalute, grida vendetta, lavorando a nuovi protocolli ultra sicuri (e anonimi), confermando di voler morire sulla collina del mito di una blockchain sicura, anonima e inscalfibile. Anche dalla realtà dei fatti, a quanto pare.
 

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